Child's Play
di Lars Klevberg.
con: Mark Hamill, Aubrey Plaza, Gabriel Bateman, Tim Matheson, Brian Tyree Henry, David Lewis, Beatrice Kitos.
Horror
Usa, Canada, Francia 2019
Quello di "Child's Play" è un franchise anomalo, che nasce con un primo capitolo figlio più dello sceneggiatore Don Mancini che di quel Tom Holland già regista del cult "Ammazzavampiri" e si impone come un piccolo horror dalle buone ambizioni e in parte riuscito; un piccolo film che ha dalla sua degli effetti speciali ancora oggi ottimi, che permettono al bambolotto serial killer Chucky di entrare subito nel pantheon delle maschere più riconoscibili del cinema horror tutto, anche se, alla fin fine, di memorabile in questo primo exploit non c'è davvero molto.
Il buon successo permette così lo sviluppo di un brand vero e proprio; i primi due sequel si rivelano però come delle fotocopie sbiadite del primo film, che cercano di compensare la mancanza di suspanse con un tono grottesco troppo blando per essere davvero divertente; le cose cambiano a partire dal quarto capitolo, quel "Bride of Chucky" diretto dal Ronnie Yu di "Freddy vs. Jason" che riesce davvero ad imporre una svolta para-demenziale alla serie, la quale si rigenera a nuova vita proprio come il suo protagonista, per arrivare alla fine alla bellezza di sette film, gli ultimi dei quali sono tutti diretti da Mancini in persona. E ad oggi, oltre ad una serie televisiva ad opera di quest'ultimo, giunge nelle sale persino un remake del primo film, figlio però di diversi genitori: non più Mancini allo script, né il grande caratterista Brad Dourif a donare la voce alla bambola assassina, sostituito da un comunque notevole Mark Hamill.
Questa nuova incarnazione non è però un semplice rifacimento del primo film, quanto una vera e propria re-interpretazione del concept di base, aggiornato al XXI secolo; il quale riesce a intrattenere bene, anche se al minimo sindacale.
Gli elementi di base sono gli stessi del primo film: ragazzetto (questa volta più grandicello) che vive in una famiglia non proprio da sit-com riceve in regalo un pupazzo che si darà ai massacri, perseguitando alla fine anche il padrone. L'esecuzione, tuttavia, è diversa: Chucky non è più il corpo ospite di un assassino patito di stregoneria vodoo, ma un semplice giocattolo dalla tecnologia para-futuribile al quale sono stati tolti tutti i protocolli di sicurezza. I guai cominciano così quando questa sorta di I-Bambola comincia ad evolversi, entrando sempre più in contatto con la realtà che la circonda: impara la violenza niente meno che dalla visione di "Non Aprite quella Porta 2", non discernendone , di conseguenza, il lato demenziale da quello distruttivo, comincia ad uccidere per fare del bene al proprio padrone e decide di vendicarsi solo quando viene da questi abbandonato.
Il Chucky del Terzo Millennio è quindi una sintesi di tutte le paure del cyberpunk moderno, ossia la fobia che quell'immensa rete multimediale che abbiamo creato nelle nostre case si rivolti, trasformandole in trappole mortali; di fatto, la maggior parte degli omicidi sono eseguiti grazie alla funzione di connettività del bambolotto con gli altri elettrodomestici, rendendolo una sorta di Alexa figlia di Hal9000 piuttosto che il prodotto del cinema horror anni '80.
Cinema d'antan del quale questo nuovo film non disconosce le origini, che anzi vengono omaggiate da valanghe di citazioni (il dito che si illumina e la felpa rossa di "E.T.", il gruppo di ragazzini che salva la situazione come ne "I Goonies"), senza però mai lasciare che queste divengono parte essenziale della narrazione o dell'estetica; persino i trascorsi grotteschi della saga trovano un rimando nell'omicidio del patrigno, virato subito al demenziale.
A creare la giusta atmosfera, ci pensa la bella fotografia di Brendan Uegama, che già aveva dato prova del suo talento in televisione firmando le immagini di "Riverdale" e "Le Terrificanti Avventure di Sabrina"; mentre la regia si appiattisce, malauguratamente, sul chlichè dei jump-scare, qualcuno ben azzeccato, ma per la maggior parte inutili.
Alla fin fine, lo spettacolo messo in scena riesce a non tediare e anzi a divertire, sopratutto grazie alla declinazione cyberpunk data al soggetto. E' proprio il caso di dirlo: se tutti i remake delle icone horror anni '80 fossero stati all'altezza di questo nuovo "Child's Play", le maschere ormai classiche del cinema dell'orrore moderno vivrebbero oggi una vera e propria seconda giovinezza.
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