venerdì 28 maggio 2021

Berserk- L'Epoca d'Oro

Berserk: Ougon Jidai-hen

di Toshiyuki Kubooka.

Animazione/Azione/Fantastico/Avventura/Splatter

Giappone 2012-2013

















La scomparsa, ad appena 54 anni, di Kentaro Miura ha giustamente gettato nello sconforto la comunità di otaku e, in genere, di appassionati di fumetti. Ciò non tanto per la conseguente incompiutezza della sua opera magna, ossia "Berserk", quanto per lo shock di aver perso un mangaka responsabile non solo di quello che, un tempo, poteva essere considerato come uno dei manga più belli e riusciti mai scritto, ma sopratutto di essere stato capace di sdoganare il medium fumettistico anche presso i più scettici. 
Questo perché "Berserk" è riuscito davvero a far avvicinare migliaia di lettori al mondo dei manga, grazie al suo tratto iperdettagliato e cinematografico, ma soprattutto a causa di una narrazione ricca di tematiche appassionanti e cruda sino al nichilismo... almeno nei suoi primi anni di pubblicazione.


Formatosi presso il duo Tetsuo Hara/Buronson sulle pagine del mitico "Hokuto no Ken", Miura sviluppa da subito un tratto simile al suo sensei, caratterizzato da una ricercatezza nella proporzioni di volti e corpi (quando ovviamente non stilizzati per precisa scelta stilistica) e da un'abbondanza stupefacente di dettagli, curati con una precisione quasi maniacale. Assieme ad Hara e Buroson realizza "Il Re Lupo", il suo sequel "La Leggenda del Re Lupo" e il bel one-shot "Japan", ma il successo arriva nel 1989, con "Berserk" il quale, già dai primi capitoli, riscuote pareri parecchio favorevoli in Giappone e troverà un ottimo riscontro anche nel resto del mondo. Ma cos'è che rende questo dark fantasy tanto riuscito e speciale? Semplice: una perfetta combinazione di profondità di scrittura, exploitation e splendide artwork.


L'intero racconto è diviso in tre parti distinte; se la seconda, "I Capitoli della Condanna", è un horror fantasy crudo e crudele, caratterizzato da un tasso esorbitante di violenza ed uno ancora più esorbitante di cattiveria, la terza parte, "La Guerra del Sacro Male", è un fantasy con innesti gore, la prima (e più importante), "L'Epoca d'Oro", è un cappa e spada con innesti dark fantasy nel quale Miura usa i suoi personaggi per riflettere sulla condizione umana. Protagonista assoluto è il mercenario Gatsu (da "Guts", ossia "budella" o "fegato"), nato dal cadavere di una donna impiccata e subito adottato da Sys, donna del mercenario Gambino. Gatsu cresce sui campi di battaglia, conoscendo solo l'orrore della guerra e la prevaricazione, data dalla sua condizione di bambino in un mondo di uomini; tant'è che in una delle sequenze più famose del fumetto, Gambino lo vende per una notte ad un altro mercenario. Liberatosi dall'ingobrante presenza del feroce genitore adottivo, il piccolo Gatsu diventa un giovane mercenario sanguinario e solitario, conducendo una vita sbandata e priva di significato. Ciò fino al fatale incontro con Grifis (o "Griffith" a seconda della traslitterazione) e la sua Squadra dei Falchi.  Dopo uno spettacolare duello, il giovane mercenario si unisce al condottiero e al suo gruppo di soldati prezzolati, scoprendo il valore dell'amicizia. Ed è qui che Miura tocca l'apice della sua narrazione.


Nel mondo di "Berserk" non esiste il libero arbitrio, almeno non in senso assoluto; gli esseri umani sono soggiogati al destino, sia esso inteso con connotazioni sovrannaturali che terrene; il destino è per prima cosa orchestrato da entità super-umane, siano essi gli arcidemoni della "Mano di Dio" che gli dei in generale, l'uomo è per prima cosa ancorato ad una realtà più grande di lui. Ma, al contempo, il destino è anche forgiato da altri uomini, che per natali o facoltà riescono ad ergersi al di sopra della massa e ad usare le vite del prossimo per realizzare i propri scopi o i propri sogni.
Grifis è uno di questi uomini; se la vita di Gatsu viene mostrata per filo e per segno e in modo cronologico, Miura non si sbilancia nel rivelare il passato del carismatico leader, lasciando la narrazione circoscritta a qualche sparuto flashback che mostra la nascita della sua ambizione di conquistatore, prescelto dal Bejhelit, l'"uovo del dominatore", artefatto che userà per trascendere la forma umana.


Gatsu, almeno inizialmente, è un uomo privo di sogni, la cui ragion essere è data solo dalle relazioni che è riuscito ad intessere all'interno della Squadra dei Falchi: l'amicizia con i simpatici Judo, Rickert e Pipin, l'invidia dello scorbutico Colkas, l'odio/amore di Caska e, ovviamente, il rispetto di Grifis. E proprio quest'ultimo è forza essenziale: quando Grifis rivela di considerare i suoi compagni solo come strumenti per un fine, Gatsu, il quale lo considerava un amico e suo pari, ha una crisi. Da qui, la messa in moto di una serie di eventi che porterà alla tragedia. Ed è qui che "Berserk" raggiunge il suo apice, trovando una sua identità in un'opera profonda, magistralmente condotta e condita con la giusta dose di violenza e sesso, usati per enfatizzare una narrazione comunque cupa già di suo. La violenza, in particolare, è eccessiva, viscerale, con corpi fatti a pezzi, decapitazioni e stupri, che concorrono nel ricreare una realtà nichilista e bieca, un medioevo tanto tenebroso quanto verosimile.


"L'Epoca d'Oro" trova la sua prima trasposizione in animazione in una serie televisiva del 1997, la quale ben traspone la storia delle origini di Gatsu epurandola dagli elementi comici (l'elfo Puk, sorta di spalla comica che affianca il Guerriero Nero nel prologo, è assente, così come le concessioni umoristiche in alcuni dialoghi), enfatizzando il lato orrorifico degli eventi. Sfortunatamente, questo anime non ha mai trovato una continuazione ufficiale, restando relegato a soli 26 episodi, concludendosi per di più all'improvviso, senza alcuna risoluzione.
Si dovrà aspettare sino al 2012 per una nuova trasposizione. Lo Studio 4°C, già responsabile delle animazioni di "Memories", "Spriggan" e "Steamboy" riprende in mano il primo atto di "Berserk" e lo traspone in tre film cinematografici: "L'Uovo del Re Dominatore", "La Conquista di Doldrey" e "L'Avvento", con risultati altalenanti.



Il primo film è anche il meno riuscito della trilogia. In appena 76 minuti vengono condensati i primi eventi riguardanti l'incontro con la Squadra dei Falchi e l'inizio dell'ascesa di Grifis ai ranghi della nobiltà delle Midland. L'enfasi viene posta sul rapporto tra il giovane conquistatore, la sua nuova pedina Gatsu e Caska, innamorata di Grifis e gelosa delle attenzioni che questi riserva al nuovo arrivato. La caratterizzazione di Caska e Grifis, ripresa pari pari dal manga, è riuscita, ma quella di Gatsu appare monca. Questo perché si è obliata tutta la parte relativa alla sua infanzia e gli orrori che ne hanno forgiato il carattere. Il futuro "Guerriero Nero" risulta così solo un solitario assetato di sangue che trova in Grifis un buon compagno, non più un orfano incapace di fidarsi delle persone. Anche il rapporto con gli altri personaggi viene relegato a poche battute, purtroppo, con la conseguente calo di caratterizzazione dei comprimari.
Quasi del tutto assente è poi la sottotrama della cospirazione a corte, la quale trova spazio solo nella figura del conte Julius e del suo omicidio, lasciando fuori dalla sceneggiatura il ruolo giocato dalla regina e le relative conseguenze, privando la storia di uno dei suoi elementi più coinvolgenti.
Questo primo film è quindi un adattamento malriuscito, deludente per chi conosce il manga, ai limiti del superficiale per chi invece non lo ha letto. Per fortuna i seguiti hanno una caratura migliore.


"La Conquista di Doldrey" si apre con l'episodio della fuga di Gatsu e Caska dall'esericito rivale di Tuder. I due cominciano a trovare un legame comune, mentre intorno a loro il mondo cambia: vinta la battaglia della fortezza di Doldrey, la guerra giunge al termine e i Falchi ascendono al rango nobiliare. Il che però causa una rottura definitiva tra Gatsu e Grifis: il primo decide di lasciare il gruppo per trovare la sua strada e un suo sogno, in modo da essere al pari con il secondo. Il quale, dinanzi al gesto, compie, come conseguenza, il passo falso di andare a letto con la principessa Charlotte, causando un disastro.


L'adattamento questa volta è più fedele e la spettacolarità viene garantita dalla bella battaglia che apre il film. Come nel manga, la caduta in disgrazia di Grifis viene lasciata volutamente ambigua: è scioccato per aver perso la sua pedina migliore o si sente davvero tradito da quello che inconsciamente considerava un amico? La risposta è efficacemente lasciata all'interpretazione dello spettatore. Decisamente meno riuscito è il modo in cui viene gestito il tema dell'incesto tra il re e la principessa, qui non mostrato e relegato a qualche linea di dialogo, il che lo rende meno scioccante ed efficace.
In genere, questo secondo capitolo rappresenta una buon evoluzione del lavoro di trasposizione e, preso a se, una spettacolare pellicola cappa e spada. La regia trova nella lunga battaglia al centro del film un buon pretesto per creare immagini spettacolari, dove sovente è la massa di soldati ad essere protagonista; con una coreografia articolata e un ottimo senso del ritmo, lo spettacolo non manca, così come la profondità dei personaggi, che cominciano a percorrere quello che sarà il loro arco caratteriale.



"L'Avvento", terzo ed ultimo film, adatta il ciclo dell'Eclisse, il capitolo più sconvolgente dell'intera opera. Grifis, ridotto ad una parodia del guerriero che fu, sacrifica i Falchi per ascendere alla Mano di Dio, in un rituale da incubo: visioni splatter a metà strada tra Giger e Lovecraft in un'atmosfera surreale, un incubo fatto di sangue e viscere nel quale ogni certezza viene annientata. La trasposizione del rituale è riuscita, trovando la forma di un horror disperato nel quale tutti i personaggi secondari trovano una morte atroce.




Peccato che in sceneggiatura si sia deciso di eliminare due passaggi essenziali, ossia il modo in cui Gatsu viene a sapere della disfatta dei Falchi e la nascita del "Guerriero Nero", prologo ai "Capitoli della Condanna", lasciando così il film privo di un incipit e di una chiusura degna di questo nome. Tanto che, al di là delle visioni orrorifiche, anche questo terzo capitolo può dirsi a stento riuscito.




Se la sceneggiatura di tutti e tre i film pecca così di coerenza e conseguenzialità, la regia è per fortuna di buon livello, tra movimenti di macchina arditi, montaggio veloce ed un uso delle musiche essenziale, mai barocco e sempre perfettamente integrato con la storia. Il mix di animazione classica a modelli tridimensionali rende l'estetica altalenante, ma tutto sommato godibile.



Alla fine, l'operazione dello Studio 4°C è poco più di un omaggio verso l'opera di Miura pensata più per chi già la conosce e apprezza; chi non ha mai letto il manga difficilmente si lascerà trasportare da una narrazione frettolosa e superficiale. Il che è un peccato, vista lo potenzialità dell'opera di riferimento al suo meglio.
La storia di Gatsu e compagni trova così una duplice incompiutezza: il manga troverà forse una conclusione per mano degli allievi di Miura, magari con il finale originariamente pensato dall'autore, che si dice esistere. La trasposizione animata trova invece una continuazione in una serie televisiva andata in onda tra il 2015 e il 2017 che riprende la storia dalla fine de "L'Avvento", ma che glissa sugli eventi della disturbante "Lost Children", lasciando così l'opera di trasposizione comunque monca; fedeltà a parte, questa serie, ora fermatasi per la mancanza del materiale da adattare, è da evitare sia se si conosce il manga, sia che lo si ignori, vista la pessima animazione in digitale e la regia amatoriale. Il capolavoro di Miura merita davvero una migliore incarnazione audiovisiva.

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