lunedì 8 agosto 2022

Prey

di Dan Trachtenberg.

con: Amber Midthunder, Dakota Beavers, Dane DiLiegro, Stormee Kipp, Michaelle Thrush, Julian Beck Antelope, Stefany Mathias.

Azione/Fantastico

Usa 2022

















Miglior film di Predator dai tempi di John McTiernan? Forse. Di certo, "Prey" ricerca e riesce persino a trovare, alla fin fine, una forma di originalità grazie all'ambientazione e alla protagonista (quest'ultima originale solo nell'ambito dei film della serie, essendo praticamente la prima protagonista donna). Ma usare una scusa del genere per eclissare il lavoro fatto da Stephen Hopkins, Nimròd Antal e Shane Black è davvero ingiusto nei loro confronti laddove si realizzi che, benché afflitti da difetti, i loro sequel al cult dell' '87 dimostravano un'ambizione certamente maggiore, quantomeno nella costruzione delle sequenze action ed in termini di pura spettacolarità.




Il film di Trachtenberg non ha vere sbavature, la suspense bene o male funziona e le scene d'azione sono tutto sommato ben eseguite, ma manca di vero mordente, di una vera sequenza in grado di far sbarrare gli occhi per il piacere. Non c'è vera spettacolarità nelle scene di caccia, né in quelle di massacro e persino la risoluzione degli eventi non riesce ad avere la forza catartica che dovrebbe. L'unica scena un attimo degna di nota è ovviamente quella del piano-sequenza durante il combattimento all'accampamento dei trapper, la quale però non riesce lo stesso ad essere memorabile.
La colpa non è data tanto dal periodo storico scelto per ambientare la vicenda, né dall'uso di armi bianche per i combattimenti, che anzi avrebbe dovuto garantire un tasso persino maggiore maggiore di cura nelle coreografie rispetto alle solite sparatorie contornate di esplosioni ormai monotone; la colpa è tutta di una regia che non ha vera inventiva, tantomeno una verve giusta per valorizzare quanto riportato nello script.




In compenso, "Prey" decide di giocarsi la carta del politicamente impegnato, con una moraluccia sulla superiorità delle donne nella caccia che lascia più che altro perplessi. Sono finiti i tempi di "Aliens" e dei primi due film su Terminator, dove non c'era bisogno di dialoghi forzati a sottolineare le capacità dell'eroina di turno, la quale a sua volta non doveva dimostrare niente a nessuno e per questo incarnava in maniera magistrale il ruolo di donna forte (o semplicemente di donna o, ancora più precisamente, di eroe action). Trachtenberg e soci ci tengono a far capire al pubblico che Naru è forte e cazzuta anche più dei maschi della sua tribù perché ha un ottimo spirito di osservazione... il quale è il prerequisito essenziale per la caccia, ma evidentemente secondo loro i Comanchi erano dei pessimi cacciatori finché le donne, nel XVIII secolo, non hanno insegnato loro come fare.
Fatto che sta che tutta la serietà di questo spirito progressista va a farsi benedire quando la protagonista esclama risoluta: "I'm smarter than a beaver!", con tutti i sottotesti buttati in faccia allo spettatore e un po' di sana misoginia involontaria, che appaiata al ruolo di Naru aspirante cacciatrice perché vuole dimostrare agli altri di come anche lei sia dotata di abilità combattive al pari del fratello, finisce per trasformare il tutto in un saggio involontario sull'invidia del pene. E per la cronaca: è inutile spendere cento minuti per forgiare la perfetta guerriera, se poi l'easter egg finale ne rivela il destino infausto. 




"Prey" riesce comunque ad intrattenere a dovere, non eccelle, né sbaglia più di tanto. Chi non apprezza lo spirito iconoclasta di Shane Black o l'onesto mestiere di Hopkins ed Antal ben potrà preferirlo agli altri sequel, viceversa chi ha un senso dello stile più complesso del puro livello basilare faticherà a trovarci qualcosa di davvero eccezionale, etichettandolo al più come "aurea mediocritas".

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