mercoledì 31 agosto 2022

Crimes of the Future

di David Cronenberg.

con Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Kristen Stewart, Scott Speedman, Lihu Kornowski, Don McKellar, Nadia Litz, Tanaya Beatty, Welket Bunguè, Efi Kantza, Sotris Siozos.

Cyberpunk

Canada, Regno Unito, Grecia 2022















---CONTIENE SPOILER---

David Cronenberg è stato chiaro sin dall'inizio: "Crimes of the Future" è il punto d'arrivo di tutta la sua riflessione body horror e cyberpunk. Non una riflessione finale, come si poteva intuire, visto l'annunncio, a sorpresa, della produzione del prossimo "The Shrouds", quanto una riflessione definitiva che incorpora quasi tutto quello da lui analizzato in buona parte della sua filmografia.
Il titolo, in proposito, è al contempo chiarificatore e ingannevole. Si ritorna alle origini, al body horror genuino, alla visione di un futuro alle porte dove il corpo umano è diventato "altro", mutato, adattato ad un ambiente nuovo, moderno, che ne ha rettificato forma e funzioni. Si torna agli inizi della carriera di Cronenberg, al 1970, a quel "Crimes of the Future" che assieme all'immeditamanete precedente "Stereo" lo ha portato al lungometraggio e gli ha permesso di intessere le sue prime riflessioni filosofiche.



Le similitudini tra il "Crimes of the Future" del passato e quello del presente sono però labili. Il primo, di fatto, immaginava una società dove l'abuso dei cosmetici ha portato all'estinzione del genere femminile, con la nuova umanità costituita da soli uomini e bambine pre-pubescenti, dove la violenza la fa da padrone e la pedofilia diventa, per forza di cose, una forma di sessualità necessaria, con la mostruosa scena finale dell'accoppiamento tra il protagonista e una bambina, costruita però in modo totalmente casto, a chiudere tutto con una nota di sottile disgusto; mentre, sullo sfondo, una serie di mutanti sembra costituire un grado successivo dell'evoluzione. E tra questi, spicca una scienziato artista i cui organi tumorali pienamente formati divengono delle nuove opere d'arte.
E' da quest'ultimo dettaglio, incapsulato in un'unica scena, che il grande artista canadese riparte per creare una nuova riflessione che si riaggancia alle sue opere precedente. Il nuovo "Crimes of the Future", più che un remake di quel mediometraggio, è un'evoluzione di quanto visto in "Inseparabili", "Crash", "eXistenZ" e "Cosmopolis", con in più un accenno a "La Promessa dell'Assassino", la cui visione e assimilazione è necessaria alla visione più dello stesso medio originario da cui prende il nome.
Necessaria è però anche la visione del corto "The Death of David Cronenberg", opera piccolissima (di neanche un minuto di durata), dove l'artista porta in scena la sua morte o, per essere più precisi, l'accettazione della morte. La morte diventa così espressione artistica definitiva, atto voluttuario verso la soddisfazione dell'impeto artistico, punto di ovvio non ritorno per qualsiasi creativo.




Il mondo di "Crimes of the Future" è un mondo dove la morte non ha più significato. O, per meglio dire, non ha più il significato che normalmente le si attribuirebbe. Un mondo appena dietro l'angolo, dove il dolore fisico è scomparso e il corpo umano è una macchina mutante che produce nuovi organi. Privata del dolore, la morte e, prima ancora, la flagellazione del corpo divengono esperienze cognitive naturali. La seconda, per ovvi motivi, diventa nuova esperienza sessuale: purgata dai risvolti negativi, la violenza sulle carni diviene nuovo sesso, esperienza corporale votata alla soddisfazione di una libido solo apparentemente distruttiva. E Cronenberg, ora come non mai, riesce davvero a rendere le ferite sensuali, a trasformare la mutilazione in esperienza sessuale voyeuristica, dove i corpi delle bellissime attrici (in particolare di una Léa Seydoux sensualissima) vengono distrutti per sublimarne la carica erotica.




La chirurgia, di conseguenza, è il nuovo sesso e il corpo la nuova tavolozza su cui creare arte. Il famoso "concorso di bellezza interiore" auspicato in "Inseparabili" qui diventa quasi realtà, ma ancora prima è l'interno del corpo a divenire arte. Il protagonista, Saul Tenser (Mortensen), è un mutante i cui tumori divengono nuovi organi funzionanti; l'asportazione degli stessi, con l'aiuto della assistente ed ex chirurga Caprice (Seydoux), è performing art, la quale viene eseguita tramite il modulo Sark, un ex capsula concepita per eseguire le autopsie. La morte è arte già in questa prima fase e lo diverrà definitivamente alla fine.




Prima ancora del corpo umano, è il mondo ad essere cambiato, ad essere mutato. La tecnologia è quella del (finto) mondo di "eXistenZ": il metallo praticamente non esiste, ogni congegno è esso stesso carne, nonché organo esterno deputato a supplire le carenze di quelli interni, come il letto che permette a Saul di dormire o la "sedia colazionista" che gli permette di mangiare.
Andando oltre e usando in maniera magistrale le location greche, Cronenberg porta in scena il cadavere in putrefazione della vecchia società, costituito da relitti spiaggiati e palazzi fatiscenti, nei cui meandri si muove una nuova umanità, una nuova "carne" dove la mutazione è inizialmente volontaria. Con la scomparsa del dolore fisico, la modifica volontaria del corpo, oltre che atto artistico, diventa passatempo, moda. Si ha così una prima scissione nella razza umana, ossia nuova e vecchia carne. Se la prima è data da Saul, i mutanti e coloro che hanno accettato l'evoluzione corporale-erotica, la seconda è quella dei burocrati, relitti di una realtà kafkiana persi in una routine che ne ha affossato i sensi, i quali vengono risvegliati dal contatto con la nuova frontiera erotica. Da cui i personaggi di Don McKellar, che finisce per divenire un cantore della bellezza interiore, e soprattutto di Kristen Stewart, la quale entra in scena muta solo per risvegliarsi totalmente una volta che tocca la carnalità di Saul.



Oltre coloro che hanno abbracciato la nuova carnalità, ci sono i nuovi umani, coloro che hanno mutato il corpo per meglio assimilare ed essere assimilati dall'ambiente. Coloro i quali hanno deciso di dotarsi di un apparato digerente in grado di digerire la plastica, nell'intento di riassorbire gli scarti creati dall'uomo moderno. E poi, ancora oltre, i mutanti fatti e finiti, coloro i quali, sfidando ogni legge di natura, nascono con queste modifiche, come Bracken, figlio di coloro i quali hanno deciso di mutare il quale ha ereditato la mutazione naturalizzandola.
La performing art prende così ad oggetto la morte, il cadavere di un essere avente una nuova biologia, per farsi divulgazione scientifica, manifesto politico-evolutivo di una nuova razza umana. Da cui il ruolo duplice di Saul, da un lato artista, dall'altro profeta del cambiamento; tanto che è fin troppo facile vedere nel make-up e nel taglio brizzolato di Viggo Mortensen la maschera di Cronenberg, che diviene parte integrante della sua arte, con un personaggio che si muove silenzioso nell'ombra, ascoltando, indagando, riflettendo e poi mostrando al pubblico il frutto delle sue elucubrazioni ed esperienze. Sino ad un finale dove il personaggio accetto la sua nuova carne, mentre l'autore diventa tutt'uno con la sua opera e la sua filosofia.




Ma il climax della vicenda è anche una contro-mutazione, un ritorno ad una forma umana pre-evoluta, più vicina a quella "canonica": alla vista del cadavere di Bracken, Caprice ha sussulto umano, ritrova quella sensibilità empatica che la mancanza di dolore fisico le aveva tolto. E Cronenberg sembra quasi sottolineare questa ritrova umanità come un guadagno, come essa stessa forma evolutiva ulteriore, sintesi del vecchio e del nuovo, accettazione del sé al pari di quella di Saul.




"Crimes of the Future" è così una fusione indelebile sia sul piano tematico che su quello metanarrativo tra opera e autore, tra tematica e riflessione, tra filosofia e filosofo. E, al di là di questo, è un'opera al solito magnificamente condotta, splendidamente fotografata da Douglas Koch (che qui sostituisce il fidato Peter Suschitzky) e accompagnata dalle magnifiche note di un Howard Shore in gran spolvero.
Un'opera al solito complessa e affascinante, quantomai sensuale e disturbante anche all'interno della filmografia di un autore che dimostra di avere ancora molto da dire.

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