mercoledì 16 aprile 2014

Lola


 di Rainer Werner Fassbinder

con: Barbara Sukowa, Armin Mueller-Sthal, Mario Adorf, Matthias Fuchs, Helga Feddersen, Karin Baal, Ivan Desny, Hank Bohm, Karl-Heinz von Hassel, Christine Kaufmann, Elisabeth Volkman, Y Sa Lo, Gunther Kaufmann.

Commedia/Grottesco

Germania (1981)










---SPOILERS INSIDE---

Stretto tra reminiscenze cinematografiche classiche ("L'Angelo Azzurro" e "Gilda") e la forte impronta iperealista e postmoderna propria degli anni '80, ancorato alla tradizione dell'Action Theatre e di Brecht ma fortemente dinamico nella messa in scena, "Lola" è il terzo capitolo della riflessione fassbinderiana sulla Germania post-nazista, nonchè il più riuscito dell'intera tetralogia.


1955: in una cittadina della Germania dell'Ovest vive Lola (Barbara Sukowa) cantante e prostituta nel bordello di Schukert (Mario Adorf), grosso speculatore edilizio locale i cui affari vengono messi in subbuglio dall'arrivo di Von Bohm (Armin Mueller-Sthal), nuovo assessore all'edilizia dal carattere forte ed irreprensibile; conosciuta la fama del nuovo arrivato, Lola fa una scommessa con il suo ruffiano: riuscirà a sedurre Von Bohm senza ricorrere a trucchi o mestizie.


Come Maria Braun e Willie, anche Lola è la Germania, una nazione ora non più afflitta dalle incrostazioni della guerra e pronta a ricominciare, letteralmente, a ricostruirsi; e sempre come Maria Braun, Lola incarna il lato più intraprendente e schietto della ripresa; ma questa volta Fassbinder non bada a compromessi ed a mezze misure: la sua donna non è un essere umano che cerca di sopravvivere, ma una semplice prostituta pronta a vendersi al migliore offerente pur di campare; Lola non ha scrupoli di coscienza, non piange né recrimina per il suo lavoro; l'unica volta in cui si arrabbia per la compravendita di cui è oggetto lo fa solo per motivi circostanziali ed è subito pronta a rimettersi in gioco; Lola non aborrisce il degrado di cui essa stessa è parte: vive benissimo nel lerciume da cui proviene e vuole, letteralmente, essere solo lasciata vivere in pace; per lei non vi è riscatto finale, non vi è una catarsi liberatoria, non la morte né la dimenticanza: alla fine torna al punto di partenza, con un matrimonio solo formale ed il possesso di un locale che di fatto la qualifica semplicemente come "borghese", ma pur sempre oggetto del suo ex magnaccia. E la fisicità sensuale ed acerba di Barbara Sukowa incarna perfettamente l'ideale di una donna bellissima, ma marcia, che Fassbinder caratterizza come una Rita Hayworth volgare ed ancora più selvaggia, una "Gilda" dannata e irredenta eppure irrefrenabilmente attraente.


Attorno a Lola gravitano i tre personaggi-simbolo di un'epoca, le tre forze che si battono per conquistare il cuore (e il culo) della Germania: Von Bohm, burocrate dalla morale inflessibile, Schukert, imprenditore lestofante pronto a tutto pur di guadagnare, ed Esslin, intellettuale sinistrorso ed idealista. Lo scontro tra i tre è però fluido ed ambiguo: non vi è attrito vero e proprio tra i loro punti di vista e le loro azioni, quanto una serie di schermaglie reciproche volte ad ottenere di volta in volta un guadagno (economico o meno che sia), che si tramutano in opposizione solo quando le cose precipitano; Von Bohm è pienamente cosciente della mala fede di Schukert e di come il piano edilizo altro non sia che una manovra intavolata assieme ai politicanti per ottenere un arricchimento indebito; eppure egli è altresi cosciente della necessità dell'azione di personaggi del genere per ottenere un bene più grande: la restaurazione della società civile; Esslin, a sua volta, stigmatizza pubblicamente le manovre di Schukert e si avvicina a Von Bohm nella speranza di un cambiamento; personaggio del quale egli rappresente il lato più idealista ed intransigente, meno ancorato alla realtà e perciò meno pragmatico; eppure, proprio Esslin vive e suona nel bordello di Schukert ed intrattiene una relazione, prettamente intellettiva, con Lola; l'intellettuale altri non è che una appendice dello status quo: una sorta di organismo simbiotico che deve attacchire presso qualcun altro pur di sopravvivere; e di fatto nel terzo atto egli volta idealmente la sua bandiera facendosi assumere dallo stesso Schuckert una volta compresa l'impossibiltà di sconfiggerlo.


Ed è Schukert, con il suo bordello, a costituire il lato più ottuso e marcio della società: un imprenditore affarista formatosi lucrando durante la guerra, sposo solo formale di una ex nobildonna (caratterizzata come una Margaret Thatcher ante literam) che vive e prospera in un postribolo ove rifornisce dei piaceri più bassi tutti i politici ed i funzionari locali; Schukert è l' "uomo nuovo" del Secondo Dopoguerra, una via di mezzo tra un semplice speculatore ed un gangster vero e proprio, la cui immoralità si contrappone alla forte morale di Von Bohm trionfando in un finale nerissimo ed acido, nel quale Fassbinder mostra la vittoria della Seconda Generazione tedesca, quella creasciuta durante la Guerra e che ha colonozzato la Germania dando vita alla infausta Terza Generazione, che già aveva dipinto quattro anni prima



Gli incontri e scontri tra i tre personaggi avvengono in due luoghi simbolo: il comune ed il bordello, ossia i centri del potere; Lola cela la sua doppia anima inizialmente sdoppiandosi in due personaggi: la selvaggia prostituta e l'angelica e raffinata innamorata; Schukert usa Lola per i suoi fini mentre Esslin cerca di superarlo nella compravendita della bella; nel momento in cui comprende di non poter vincere, decide di distruggere ogni equilibrio rivelando a Von Bohm la vera natura della donna e, con essa, quella della società che è chaiamto a gestire: un postribolo in cui tutto può essere comprato ed in cui tutti si ingozzano, sotto lo sguardo distratto del primo ministro Adenauer, che Fassbinder rievoca in una stramba foto d'epoca con cui apre e chiude la pellicola.


E se la città ed il bordello sono i terreni dello scontro, il trofeo è appunto Lola, la Germania, donna bellissima ed ambigua; messa subito in chiaro l'immoralità della patria e della Seconda Generazione (le cornacchie e i rapaci, o anche, e più semplicemente, "la spazzatura ed i cessi"), Fassbinder si diverte a dare una caratterizzazione ambigua alla sua eroina; Lola è sicuramente una donna in cerca di una posizione sociale migliore, così come lo sono le sue compagne; eppure, in lei alberga una disillusione totale che la porta a preferire lo squallore del bordello e la prostituzione ad ogni forma di riscatto; la prostituzione non viene descritta come forma di umiliazione, ma come strumento per l'affermazione personale che non degrada la donna; il pozzo nero dell'immoralità è già stato superato: Lola non ha vergogna di sé, ne vuole provarla; anzi, è la paura di separarsi dal quel mondo che tanto conosce ad ingenerare in lei vero terrore, al punto di troncare la relazione con Von Bohm e di abbandonarsi ad una danza scatenata una volta che questi scopre la sua vera occupazione. Persino il matrimonio non è foriero di vero cambiamento: una volta acquisito il premio, Von Bohm è vincitore meramente formale (non per nulla, Fassbinder chiude il film con un quesito: "Sei felice?", "Si" risponde il personaggio, senza però mostrare vero convincimento) e Lola torna ad essere l'oggetto da comprare, pur essendo ora parte di quella classe borghese che in precedenza serviva, divenendo il simbolo di una moralità di sola facciata e, per questo, assolutamente ipocrita.


Nel mettere in scena la parabola di Lola, Fassbinder si abbandona definitivamente al postmodernismo barocco: luci al neon dai colori caldissimi illuminano i personaggi in ogni singola scena, persino negli esterni; le transizioni assumono la forma del flou generando un effetto onirico, trasformando la storia in un incubo dal quale è impossibile svegliarsi, un girone infernale tappezzato di velluto, abitato da diavolesse sensuali e gestito da un diavolo in doppio petto, letteralmente "privo della coda pelosa e dell'odore di zolfo" e nel quale ogni moralità viene distrutta dalle note sensuali e selvagge de "I Peccatori di Capri".


Pungente sino al caustico, disilluso e sensualissimo, "Lola" è uno dei film più forti dell'intera carriera di Fassbinder, un atto d'accusa che non fa sconti a nessuno e che sbeffeggia tutto e tutti.

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