di Mario Bava.
con: Leticia Roman, John Saxon, Valentina Cortese, Titti Tomaiano, Luigi Bonos, Milo Quesada.
Thriller/Noir
Italia (1963)
Dopo aver ri-creato da zero l'horror gotico, Mario Bava fa il suo ingresso nel thriller "classico" con "La Ragazza che sapeva Troppo"; titolo che ovviamente si riferisce al classico di Hitchcock "L'Uomo che sapeva Troppo" e che riprende dal maestro inglese la costruzione in crescendo e la canonica divisione in atti; ma quello di Bava non è un semplice omaggio, né puro manierismo, quanto un esperimento costruttivo e al contempo distruttivo del "genere", che viene ibridato con un registro ipoteticamente antitetico: la commedia.
Perchè se già Hitchcock sapeva come alleggerire la tensione con inserti brillanti, Bava va oltre e dissacra totalmente il thriller con una serie di elementi atti a smascherarne la finzione. Primo tra tutti, la caratterizzazione della protagonista Nora, ragazza cresciuta a pane e gialli, non proprio la classica biondina da salvare, ma vero e proprio segugio della domenica e motore della vicenda; la sua sensualità non viene mai celata, ma il ruolo di vittima le viene sottratto fin dall'inizio e destinato al personaggio di Marcello (un giovanissimo e mai più così espressivo John Saxon), a cui tocca divenire spalla, interesse amoroso e vera e propria vittima delle turbolente attitudini investigative della bella protagonista.
Le soluzione adottate da Nora per salvarsi dal killer sono degne della migliore parodia di Mel Brooks, così come il tono leggero che Bava infonde alla vicenda, che alla fin fine non ha nulla da invidiare a quello dei più famosi thriller anglofoni; anche perchè Bava sa quando premere il pedale della tensione per tenere lo spettatore incollato allo schermo ed evitare che l'ironia affossi ogni forma di coinvolgimento.
La tensione non latita, anzi: gran parte dei brividi sono dati, come al solito, alla splendida atmosfera che il maestro riesce a creare con la luce. La Roma de "La Ragazza che sapeva Troppo" vive di due estremi inconciliabili; da un lato la meta turistica agognata da milioni di americani, con i suoi monumenti da favola e il sole che scalda ogni suo singolo angolo; dall'altra la Roma notturna, che Bava trasforma in un vero e proprio castello degli orrori a cielo aperto, riprendendo i contrasti e i tagli propri del suo gotico.
Luci espressive che aumentano la sensazione onirica che Bava trasmette sin da metà del primo atto, dove il gioco tra sogno e realtà non viene mai davvero svelato; prima ancora che con Dario Argento, è grazie a lui se il thriller, da indagine oggettiva del canonico "whudunnit", si colora di suggestioni inedite e surreali, che riescono a tenere alto l'interesse nonostante l'ovvietà della risoluzione, intuibile già alla fine del primo atto. E proprio come farà più di dieci anni dopo Argento, Bava, già da ora, si diverte a giocare con la percezione dello spettatore insinuando un sottile dubbio su quanto effetivamente mostrato, se l'omicidio sia reale o solo frutto dello stress, mera visione priva di oggettività.
Esordio dissacrante e tutto sommato riuscito, ancora godibile nonostante l'età, "La Ragazza che sapeva Troppo" regala un'atmosfera interessante e dei personaggi simpatici; ma Bava riuscirà a fare molto di meglio con il thriller con i successivi "Sei Donne per l'Assassino" (1964) e con l'iconoclasta ed imprescindibile "Reazione a Catena" (1971).
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