venerdì 13 gennaio 2017

Assassin's Creed

di Justin Kurzel.

con: Michael Fassbender, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Charlotte Rampling, Denis Menochet, Michael Kenneth Williams, Ariane Labed, Khalid Abdalla.

Avventura/Azione/Fantastico

Usa, Inghilterra, Francia, Hong Kong 2016















Quando qualche anno fa l'europea Ubisoft annunciò la sua volontà di produrre adattamenti cinematografici dei suoi brand videoludici più famosi, nei fandom di tutto il mondo cominciò a montare una speranza inattesa, quella di poter vedere un film tratto da un videogame che rendesse finalmente giustizia al materiale di base. Perché, per quanto inutile ricordarlo, i videogame al cinema non hanno mai davvero funzionato: se si escludono onesti b-movie come il "Mortal Kombat" di Paul W.S. Anderson, "Hitman l'Assassino" di Xavier Gens o il "Silent Hill" di Christophe Gans, il panorama è affollato da pellicole genuinamente trash, su cui svettano ovviamente quelle dirette dal "moderno Ed Wood" Uwe Boll, veri capolavori del cinema-spazzatura.
Speranza che si è vanificata una volta che il primo adattamento ha visto il buio della sala: uscito il 21 Dicembre scorso negli Stati Uniti, "Assassin's Creed" ha incassato appena 50 milioni di dollari a fronte di un budget di 125, oltre a collezionare una serie di stroncature a dir poco epiche. Gli youtuber pseudo-cinefili, in particolare, si sono particolarmente divertiti a seviziare il film, eleggendolo tra i peggiori del filone (sempre che quello cine-ludico possa davvero essere considerato tale).





La saga cult della softwarehouse francese era un riuscito di mix di ricostruzione storica ed innesti fantascientifici. A fronte di un gameplay a dir poco scarno (tutte le acrobazie del personaggio di turno vengono eseguite tramite la pressione di un unico tasto e le missioni sono blande e ripetitive), ogni singolo capitolo permetteva di sperimentare un'esperienza inedita: camminare tra le strade ed i monumenti, perfettamente ricreati, del passato, fosse il Rinascimento fiorentino, la Parigi della Rivoluzione o la Gerusalemme della Seconda Crociata. Il che garantiva ad ogni gioco un fascino peculiare, che sopperiva sinanche ai vuoti di storie ambiziose ma sconclusionate, che alternavano tracce narrative nel presente che presentavano tutti i cliché del disaster movie apocalittico, mentre quelle nel passato di turno erano spesso puramente pretestuose.





A basarsi sulle esperienze ludiche, sembrava che il modo migliore per trasporre su pellicola le vicende dell'Ordine degli Assassini in guerra contro i Templari fosse quello di creare un B-Movie dall'alto budget, dove le sequenze action a base di parkour rompicollo si sarebbero alternate con basilari teorie complottistiche; ma la scelta della Ubisoft è stata particolare, forse dettata dall'ambizione smodata: affidare il tutto a Justin Kurzel, regista con poca esperienza alle spalle e reduce da un adattamento di "Macbeth" che, giusto un anno fa, ha riscosso un buon successo. Da questo suo primo successo, Kurzel trasporta mezzo cast tecnico ed i due protagonisti, Michael Fassbender e Marion Cotillard.
Quello che sforna è in pratica un piccolo film d'autore travestito da film d'avventura, dove ritmo ed estetica non hanno nulla a che vedere con i blockbuster hollywoodiani; con tutte le conseguenze possibili, sia positive che, sopratutto, negative.




Sul piano narrativo, troviamo una rielaborazione della storia di base del primo "Assasssin's Creed", con personaggi ed ambienti inediti: la Gerusalemme di Riccardo Cuor di Leone lascia lo spazio alla Madrid di Torquemada, mentre il blando protagonista Desmond Miles è sostituito dal più ruvido Callum Lynch, che ha il volto ed il corpo mascolino di Fassbender. L'animus diviene un visionario proiettore tridimensionale e l'antefatto mitologico al centro dei primi giochi, la Mela dell'Eden, il mcguffin di turno. L'aderenza agli stilemi della serie è bene o male totale, tanto che questo adattamento ben potrebbe essere ambientato nello stesso universo; con un unica, sostanziale, differenza: la distinzione tra buoni e cattivi non è mai netta, anche gli assassini vengono coperti con un manto di moralità dubbia. Peccato che tale aspetto non divenga mai centrale: alla fine della fiera, sono loro i buoni e le caratteristiche positive della "crociata" templare (il contenimento della violenza mediante l'annullamento del libero arbitrio) subito ricondotte dal machiavellismo alla cattiveria da fumetto.




La storiella imbastita da Kurzel e soci è blanda, giusto l'ennesima caccia all'artefatto mistico; il fascino dato dal doppio piano temporale-narrativo è subito neutralizzato: le sequenze ambientate nel XV secolo sono frammentarie e slegate da tutto, quasi un pretesto per far procedere la storia. I personaggi sono stereotipati ed i dialoghi basici.
Quel che è peggio, la regia non controlla l'azione, adoperando un montaggio confuso; ma a differenza di ciò che accade nei peggiori epigoni del cinema di Michael Bay, perlomeno l'azione è fluida e sempre comprensibile; il problema, semmai, è la mancanza di tensione: inseguimenti e fughe sono fredde a causa della piattezza dei personaggi e della mancanza di enfasi, frustrata tra l'altro da una colonna sonora semplicemente inesistente.




Più che all'azione ed alla storia, Kurzel sembra interessato all'estetica: abusa i controluce e le monocromie per creare un contrasto enorme tra le scene (la Spagna è ammantata di colori caldi, come il marrone ed il giallo, il presente è immerso in un blu elettrico) e per cercare di aumentare l'atmosfera, adopera un ritmo talmente lento da divenire a tratti soporifero.
Difetti che affossano definitivamente ogni possibile potenzialità data dal soggetto. Ma alla fine dei conti, "Assassin's Creed" è davvero tanto brutto quanto è stato definito?
La risposta è un secco no: benchè dimenticabile e malriuscito, è comunque un prodotto creato con professionalità ed ambizione, lontano anni luce dai peggiori esiti delle ordinarie trasposizioni videoludiche. E tuttavia facile comprendere il perché di tanto astio nei suoi confronti: non c'è umorismo, non ci sono battute sceme o personaggi idioti che tentano di strappare sorrisi allo spettatore. Kurzel non riprende la formula vincente dei film Marvel o di altri "filmoni" tanto adorati dai fanboys, tratta anzi il suo pubblico come un adulto, cercando di dare una forma di intrattenimento più matura e consapevole. Volontà che non si traduce in qualità effettiva, ma che almeno ha il pregio di non trattare il consumatore come un ritardato. E forse è proprio questo il suo vero limite, perché pur con tutti i suoi difetti, un'operazione del genere avrebbe meritato di essere meglio accolta; ma il grande pubblico, si sa, ama essere preso per i fondelli.

1 commento:

  1. Fin dal primo trailer mi aveva fatto pensare ad un film più che brutto completamente sbagliato, sembra che i miei timori siano stati confermati...

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