giovedì 28 settembre 2017

L'Inganno

The Beguiled

di Sofia Coppola.

con: Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Oona Laurence, Angourie Rice, Addison Riecke, Emma Howard.

Usa 2017
















Che Sofia Coppola sia un'autrice sopravvalutata, è una questione priva di dubbio; certo, "Lost in Translation" resta un piccolo gioiello di scrittura e "Marie Antoniette" è una rilettura biografica post-modernista più riuscita di quanto si voglia ammettere. Ma alla fine dei conti, al di là di queste due prove, la sua filmografia è costellata da progetti ambiziosi, personali e categoricamente malriusciti, come (su tutti) "Somewhere".
Con "L'Inganno" la Coppola tenta una carta ardita: una rilettura apertamente femminista di un classico, quel "The Beguiled" (in Italia "La Notte brava del Soldato Jonathan", titolo più azzeccato di quanto si possa credere) forse massimo capolavoro di Don Siegel ed esempio insuperato di thriller dalle venature oniriche e venefiche; una mossa rischiosa che, a prescindere dall'ottima accoglienza riservata a Cannes, di fatto non è riuscita.
Perché "L'Inganno" è un remake vero e proprio del film di Siegel, non un nuovo adattamento del romanzo di Thomas Cullinan: molte scene sono ricalcate sull'originale, così come molti dialoghi, dove però tutto viene appiattito e svuotato di significato.



La grandezza dell'originale risiedeva nella sua ambiguità; su di una storia semplice venivano innestate suggestioni sessuofobiche ed ossessioni possessive dalla carica inarrestabile. Fulcro della vicenda è il soldato John McBurney (Eastwood nell'originale, Farrell nel remake), caporale nordista durante la Guerra di Secessione americana, ferito ad una gamba e perso nei boschi, il quale trova rifugio in un collegio femminile della Virginia, dove porterà lo scompiglio tra le donne, le quali non hanno talvolta davvero mai visto un uomo.
L'attrazione sessuale verso una figura dalla mascolinità incredibile diviene morbosa sin dal primo istante; tutti i personaggi femminili vogliono concupire quel maschio, il quale, a sua volta, vuole restare in quel piccolo Eden proprio illudendosi di poter a sua volta far sue tutte le donne. Tutti i personaggi sono, in un modo o nell'altro, negativi e schiavi delle proprie pulsioni erotiche e distruttive; McBurney è un maschio volitivo e manipolatore, la direttrice Miss Martha aveva intrecciato una relazione incestuosa con il fratello che ora rivede nel soldato, l'insegnate Miss Edwina è una vergine attratta dal corpo del caporale prima ancora che dalle sue promesse d'amore, la giovane ninfetta Carol è una vera e propria civetta tentatrice; unico personaggio positivo è la piccola Amy, troppo giovane per lasciarsi davvero tentare dall'uomo.
Il gioco di specchi tra vittime e carnefici è sempre fluido, non c'è distinzione tra maschio e femmina, tutti lottano per possedere l'altro, sino alle estreme conseguenze e sino ad un finale dal cinismo a dir poco spiazzante.



Ma alla Coppola non interessa la disanima sulla fluidità del concetto di male o sulla carica distruttiva dell'eros. Ciò che conta è tessere le lodi di un gruppo di eroine che resiste non solo alle tentazioni della carne, ma anche agli assalti di un uomo che è un vero e proprio orco.
Tutti i personaggi vengono appiattiti. Primo fra tutti McBurney, non più manipolatore, ma semplice maschio perso nelle sue pulsioni erotiche. Miss Martha, ora vero e proprio centro narrativo, non ha più un passato incestuoso, è una donna alfa forte e determinata; non c'è traccia della verginità di miss Edwina e Carol è una semplice giovane donna, attraente ma la cui cupidigia non viene sottolineata più di tanto. L'unico personaggio negativo è il maschio, che pretende di avere tutte le donne; l'ossessione possessiva del gruppo femminile viene eliminata: le donne sono vittime della bellezza dell'uomo, che resistono alla sua carica ed ai suoi assalti. Persino la cadenza da thriller e le atmosfere oniriche vanno perdute in favore di un tono narrativo da tragedia in costume.



Piattezza che affossa così ogni motivo di interesse. Schiacciati sugli stereotipi del buono e cattivo, i personaggi non hanno vita e la vicenda risulta noiosa, finanche pretenziosa quando pretende di mettere in risalto le doti femminili di un gruppo di personaggi privi di vero spessore. Finendo, inevitabilmente, per divenire ipocrita: il lavoro di riscrittura della Coppola sul testo originale non riesce a celare l'ambiguità originaria dei personaggi, che viene semplicemente taciuta; si limita semmai ad esaltarne la forza, ma la caparbietà con cui le donne inseguono l'oggetto del desiderio nella prima parte rende tutto contraddittorio, ipocrita appunto; d'altro canto era davvero impossibile trasformare una storia come quella di "The Beguiled" in un inno alla forza della donna.
Persino l'ottimo cast risulta fuori luogo; l'ensamble di attrici garantisce un livello nella recitazione straordinario; su tutte svetta per forza di cose Nicole Kidman, di nuovo bella e perfettamente a suo agio nei panni di una donna indomita; ma tra lei, la Dunst e la Fanning il livello di bellezza estetica è sin troppo alto: non si fa fatica a comprendere le pulsioni erotiche del personaggio di Farrell, né a condannarlo; le donne del collegio sono troppo belle per essere vere, troppo perfette per essere credibili come persone comuni.




A salvare la visione restano unicamente lo stile visivo e la bellissima fotografia di Philippe Le Sourd (già collaboratore di Wong Kar-Wai nello splendido "The Grandmaster"); complice anche l'ambientazione ed i costumi, la Coppola si diverte a creare dei piccoli quadri in movimento, a raffinare ogni singola immagine ricercando costantemente una bellezza raffinatissima, quasi snob, fino al barocco vero e proprio.
Immagini che si scontrano con la pochezza dei contenuti e che rendono questo remake un'opera bella e senz'anima.

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