venerdì 1 luglio 2022

Mad God

di Phil Tippett.

con: Alex Cox, Niketa Roman, Satish Ratakonda, Harper Taylor.

Animazione/Fantastico

Usa 2021















E' del tutto comprensibile che in un'industria come quella dell'animazione occidentale, dove ogni singolo film deve necessariamente avere per protagonista un animale parlante o una principessa canterina, pena la non-esistenza, un film estraniante e anticonvenzionale come "Mad God" sia stato messo ai margini, ignorato dalle major e sia riuscito a trovare distribuzione solo nei circuiti "d'elite" dei festival.
Del tutto incomprensibile è invece il fatto che una figura apprezzata come Phil Tippett abbia faticato come un cane per trovare i fondi necessari per completarne gli appena 84 minuti: va bene non dargli il risalto che un film più vendibile possa avere, ma costringere un autore a tacere piuttosto che conformarsi allo standard bassissimo dell'aniazione mainstream è davvero troppo.



Troppo perché un veterano dell'animazione passo-uno come Tippett dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter lavorare in modo concreto anche su di un progetto così estremo e estraneo. Non per altro per il credito che il suo curriculum gli garantisce: comincia come animatore in "Guerre Stellari" e "L'Impero Colpisce Ancora", continua come supervisore agli sfx in "Indiana Jones e il Tempio Maledetto" e "Howard e il destino del Mondo", crea le ancora oggi sbalorditive animazioni dell'ED-209 in "RoboCop" e di RoboCaine nel sequel, oltre a supervisionare gli effetti di "Jurassic Park", "Dragonheart" e "Starship Troopers". Insomma, un nome che ha un certo peso ad Hollywood e che nonostante questo ha terminato il suo progetto personale lavorando nei weekend e con l'aiuto di volontari, impiegando oltre 30 anni.
E "Mad God" certo non delude, con le sue animazioni stupefacenti ed un comparto visivo che definire visionario sarebbe estremamente riduttivo. Il suo valore potrebbe anche fermarsi qui e configurarsi lo stesso come un'opera incredibile, se non fosse che il suo (anti) significato la rende altrettanto memorabile.




Il registro narrativo è ermetico. Anzi, è decisamente anti-narrativo: tolta una citazione iniziale del Levitico e una cantilena in italiano, non ci sono dialoghi che non siano vagiti infantili o versi di animali, quindi non ci sono dialoghi. La regia inoltre ibrida tre diversi stili, ossia lo stop-motion, l'animazione bidimensionale e la ripresa live-action per dare vita ad un incubo costante, dove nulla è familiare, tutto, dal mondo ai personaggi che lo popolano, sembra uscito dall'incubo di uno Hyeronimous Bosch o di un Escher sotto psicofarmaci mentre guarda le allucinazioni di un Terry Gilliam particolarmente ispirato. Forse non c'è un significato univoco in queste immagini ammalianti, né nelle visioni sconvolgenti, tantomeno i simbolismi religiosi, barocchi oltre il puro post-modernismo, sembrano voler dare una chiarificazione al tutto.




Il mondo di "Mad God" è perso nella dannazione. Un mondo nel quale l'anatema divino del Levitico ha avuto luogo, dove la violenza è l'unica costante, con i deboli che vengono schiacciati dai forti, dove la vita non conta nulla, tanto che può evaporare in una questione di attimi senza lasciare nulla dietro di sé.
I simboli non si contano, ma su tutti, per forza di cose, a colpire è la ricontestualizzazzione del monolite, simile a quello di "2001: Odissea nello Spazio", il quale diventa strumento di morte anzicché di vita.
Qual'è il possibile significato di questa sarabanda di immagini ipnotiche e ossessionanti? Difficile dirlo. Similmente all'ermetismo lynchiano, quello di Tippett è un registro narrativo che chiede allo spettatore di mettere una parte di se stesso nella narrazione. Ciò che si comprende su di un piano oggettivo è la presenza di un demiurgo, denominato "Ultimo Uomo" (interpretato dal regista Alex Cox) il quale invia uno o più assassini in un mondo sotterraneo. Un mondo sotto il mondo o un mondo sotto un ideale empireo. Un mondo corrotto, distrutto dalla violenza, dallo sfruttamento e dalla malattia, da vere e proprie piaghe bibliche, oltre che dalla mostruosità dell'uomo, dalla sua volontà di sottomettere il prossimo che oramai si è tramutata in un sistema sociale vero e proprio.



Un dio vuole distruggere un mondo corrotto o forse un uomo si arroga il diritto di ricreare il mondo a sua volontà. Ma non è il significato per sé stesso delle immagini a contare, quanto la sensazione che queste trasmettono.
"Mad God" vuole infastidire i sensi e disturbare la mente con un immaginario disgustoso, sgradevole e perennemente scostante e in questo Tippett riesce perfettamente a spiazzare ad ogni singola immagine.
Il grande valore di "Mad God" è in fondo tutto qui: creare una narrazione puramente immaginifica, raccontare una storia facendo a meno degli strumenti più convenzionali come i dialoghi e i simbolismi facilmente identificabili, per affidarsi alle sensazioni e alle conseguenti emozioni. Il che lo rende un piccolo capolavoro di animazione espressionista, adulto tanto nell'immaginario quanto nel racconto.

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