lunedì 11 luglio 2022

Thor: Love and Thunder

di Taika Waititi.

con: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Christian Bale, Tessa Thompson, Russell Crowe, Taika Waititi, Jamie Alexander, Chris Pratt, Karen Gillan, Dave Bautista, Bradley Cooper, Pom Klementieff, Vin Diesel, Carly Rees, Kat Dennings.

Commedia/Avventura/Fantastico

Usa, Australia 2022














Il fatto che un personaggio come Thor sul grande schermo funzioni meglio come parodia che come eroe epico serioso è davvero paradossale, se non ridicolo. Eppure basta confrontare "The Dark World" con "Ragnarok" per rendersi conto dell'abisso qualitativo che intercorre tra i due toni: mentre il primo prova a presentare un personaggio ironico in un contesto totalmente serioso, senza però sorreggere il tutto con uno script all'altezza, il secondo butta tutto in caciara lasciando il minimo indispensabile di serietà per non creare un film demenziale vero e proprio. Merito di Taika Waititi o demerito di Alan Taylor e soci che sia, il Thor strampalato e un po' coglione dell'autore neozelandese è decisamente più memorabile.
"Love and Thunder" riprende né più nè meno la formula del precedente exploit in solitaria del Dio del Tuono cazzone e la eleva in parte al livello successivo: c'è nuovamente un villain cattivissimo e una storia che bene o male funziona, ma farcita di talmente tanto di quell'umorismo da risultare ad un passo dal demenziale. Chi ha amato "Ragnarok" sarà contento, tutti gli altri decisamente no.





New entries di questo quarto capitolo sono la Jane Foster versione Dio del Tuono e Gorr il Macellatore di Dei. La prima esordisce in un numero di "What if...?" per poi diventare parte effettiva del canone nel 2013; la forsennata rincorsa della Marvel all'inclusivismo porta a ricreare i supereroi di Jack Kirby in chiave femminile ed etnica e Jane Foster, dopo aver scoperto di avere un cancro al seno, riesce a sollevare il Mjolnir e ad ereditare i poteri di Thor, divenendone la nuova incarnazione.
Gorr, d'altro canto, è il protagonista della prima storyline della testata di Thor nell'era Marvel Now ad opera di Jason Aaron, caratterizzata da toni cupi e apocalittici, con il dio norreno costretto ad allearsi con due versioni alternative di se stesso, una passata ed una futura, per sventarne la minaccia.
Imprint cartacei che bene o male ritrovano la loro strada anche su grande schermo: la storia di Jane Foster è pressocché identica, quella di Gorr viene ricreata in maniera più simpatetica. Il Macellatore è ora un uomo comune deluso dalla spocchia degli dei, che arroccatisi nei loro stessi privilegi rendono la fede inutile; trovata la necrospada, unica arma in grado di distruggerli, decide di decimarli per vendicare la morte della figlia, deceduta a causa di una carestia sotto gli occhi di un dio imbelle.


Ovviamente a Taika Waititi non vuole essere un Bergman pop e non gliene può fregare di meno di creare un conflitto più di tanto profondo, del concetto di nobiltà o quant'altro. Il fulcro di tutto è l'umorismo distruttivo e talvolta decostruttivo, che trionfa in una serie di gag e battute al solito efficaci perché mai davvero stupide. E questa volta, può sbizzarrirsi persino usando quei Guardiani della Galassia ai quali la sua visione di Thor tanto deve, facendo sembrare il suo eroe persino più cazzone dello scassato gruppo di James Gunn. Alla fin fine, la sua è giusto una love story tra un vichingo spaziale, un'astrofisica morente, un martello, un'ascia e due capre e va benissimo così.
Per essere onesti, quando poi decide di creare qualcosa di visivamente interessante, ci riesce anche, come nella sequenza ambientata sul pianeta dell'oscurità, dove non esistono colori; o quando gioca con i costumi, vestendo il Dio del Tuono come una comparsa del "Flash Gordon" di De Laurentiis.




Alla fine, tra battute divertenti e personaggi simpatici, Waititi porta a casa un risultato non disprezzabile, un commedia demenziale ma non demente con la giusta dose di (minimale) serietà e tanta spensieratezza, in un blockbuster caciarone ma mai davvero cretino.

2 commenti:

  1. Io ho amato "Ragnarok" e sono rimasto freddino davanti a questo, che ha tutti i difetti del film precedente, senza i pregi, ovvero essere stato l'unico dei tre film di Thor ad aver dato un evoluzione sensata e corente con i fumetti di Jason Aaron al personaggio. Di questo film salverei, la colonna sonora, il resto veramente un pasticcio brutto senza che spreca due dei migliori personaggi usciti proprio dal ciclo di storie di Aaron. Taika Waititi secondo me non sapeva che farsene di tutta questa "roba" imposta dalla Marvel, qui mi è sembrato spaesato. Cheers

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    1. Si, in effetti lo spreco del materiale di partenza è evidente, ma personalmente non l'ho trovato peggio del precedente. E cmq secondo me a Waititi interessa solo la consistenza dell'assegno.

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