con: Bill Skarsgaard, Yayan Ruhian, Jessica Rothe, Famke Jenssen, Andrew Koji, Isaiah Mustafa, Michelle Dockery, Brett Gelman, Sharlto Copley.
Azione
Sud Africa, Usa, Germania 2023
Prendete "The Raid", aggiungete la passione per i picchiaduro (classici e a scorrimento) dei primi anni '90, aggiungete qualche rimando a "The Running Man" e una vaghissima influenza di "V per Vendetta", condite tutto con un humor grottesco sfrontato e il risultato è "Boy kills world".
Una formula vincente, si direbbe, data dall'estrapolare il meglio dei punti di riferimento per mescolarli in un qualcosa di nuovo. Se non fosse che l'esordio di Moritz Mohr, pur accorato e in fin dei conti non disprezzabile, commette un errore inescusabile, ossia il non saper sfruttare a dovere i suoi stessi punti di forza.
La volontà è quella di unire la brutalità dell'action moderno con la stilizzazione (anche) ironica del videogame, in un susseguirsi surreale di scontri uno contro uno o di gruppo. Le citazioni si sprecano, andando da un generico rimando al mondo delle sale giochi allo specifico look del protagonista, praticamente ricalcato su quello di Lion Rafale nei primi capitoli di "Virtua Fighter".
L'acerbità di Mohr finisce però con l'essere fatale: le coreografie dei combattimenti sono tutto sommato semplici, brutali quanto basta ma mai davvero ingegnose. Quel che è peggio, la regia sembra quella di un qualsiasi action americano anni 2000, con otturatore della macchina da presa semichiuso per aumentare artificialmente il ritmo e montaggio sconnesso, dovuto anche a scavalcamenti di campo arbitrari. Risultato: spesso non si capisce quello che sta accadendo su schermo, difetto mortale per un film d'azione.
Per tutto il film c'è una ricerca quasi ossessiva della soluzione grottesca, l'inseguimento di uno "stile pazzo" per dare un tono giocattoloso e splatter alla storia. Ma, ancora, lo stile acero blocca tutto sempre prima che la follia sia davvero raggiunta, come nella scena della guardia con gli occhiali che viene "smontata" un pezzo alla volta, castrata da una messa in scena davvero troppo priva di polso.
Quando poi la storia cerca di abbracciare il dramma o la fantascienza distopica, le cose peggiorano.
Il dramma personale del Boy è pretenzioso e l'inclusione di una traccia incestuosa sottopelle (forse per far colpo su quella Gen Z che, tra le altre cose, inizia a idolatrare anche l'incesto) fa scadere spesso le scene nel cattivo gusto.
Quando poi si cerca di tirare in ballo la manipolazione dei media e la lotta del singolo contro un sistema totalitaristico, il confronto con i modelli di riferimento è impietoso, persino quello con quel cult con Schwarznegger che pure aveva i suoi limiti.
"Boy kills world" è così un esordio malriuscito e tutto sommato trascurabile. Si spera che Moritz Mohr riesca a fare di meglio in seguito, visto che la almeno la grinta sembra non mancargli.
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