Il Principe della Risata, icona partenopea incontrastata, nonché simbolo di un'Italia intera.
Quell'Italia del Secondo Dopoguerra, che viveva spesso di stenti, che "si arrangiava" e dello sbarcare il lunario per un soffio faceva un'arte.
Un volto popolare, il suo, irrimediabilmente legato al "vulgus" che tanto lo adorava; a discapito dei nobili natali, per i quali a lungo si è battuto per ottenerne il riconoscimento.
Totò era d'altronde personaggio che viveva di estremi: di carattere schivo, serio, quasi iracondo (sopratutto nella sua turbolenta vita privata), ma che messo su di un palco riusciva ad irradiare un'allegria contagiosa, grazie alla sua espressività quasi cartoonesca e ad una fisicità che aveva ben poco da invidiare al Chaplin più in forma.
Cinquant'anni fa ci lasciava, creando un vuoto enorme nella cultura popolare e filmica di una nazione all'epoca all'apice della potenza cinematografica. E come sempre, il modo migliore per ricordarlo è riguardare i suoi lavori; non per forza i più noti e rappresentativi, ma anche quelli meno celebri, che pur sono in grado di restituirne la grandezza.
FIFA E ARENA (1948)
Diretto da Mario Mattoli, che poi ne diverrà il regista "di fiducia", Totò parodizza il celebre "Sangue e Arena", impersonando un personaggio che è l'esatto opposto dei divi Tyron Power e Rodolfo Valentino.
TOTO' LE MOKO (1949)
Altra celebre parodia del Principe, che questa volta sbeffeggia "Pepe le Moko" con Jean Gabin.
TOTO' A COLORI (1952)
Basterebbe il solo fatto che "Totò a Colori" sia stato il primo film italiano ad essere girato, appunto, a colori per renderlo una visione obbligatoria; il pezzo forte non è però nella resa cromatica, quanto nella performance di Totò, che si esibisce nel celebre "ballo di Pinocchio", omaggio sentito alla rivista e ai tempi del muto.
UN TURCO NAPOLETANO (1953)
"Ed io per sempre, servo vostro!" così si congeda alla fine del film; ed altrettanto memorabile è il suo istrionismo in una delle sue commedie più "piccanti".
TOTO' E CAROLINA (1955)
Mario Monicelli prende il Principe per mano e lo trascina in un road movie volto a scoperchiare le ipocrisie di un'Italia bigotta ed intollerante; Antonio Caccavallo diviene così la maschera dell'arrivista che si avvede della pochezza altrui.
LA BANDA DEGLI ONESTI (1956)
Assieme a "Totò, Peppino e la... Malafemmina", il più celebre exploit del duo, qui nelle vesti di una coppia di improbabili falsari. Entrato nel dire comune il mitico scambio di battute "Guardi... e si ma non guardi!"
TOTO', PEPPINO E LA... MALAFEMMINA (1956)
Cinema popolare di prima categoria, con una storia d'amore contrastata portata a vanti a suon di musica al centro ed i due mattatori come racconto collaterale; che ovviamente cannibalizza tutto. Da citare almeno la scena, mitologica, dell'incontro con il vigile.
I SOLITI IGNOTI (1958)
Un cameo da superstar in uno dei massimi capolavori della "Commedia all'Italiana"; Totò è Dante Cruciani, vecchio scassinatore che aiuta i "giovinastri" nel colpo alla pasta e ceci.
TOTO'TRUFFA '62
La scena della Fontana di Trevi è si da antologia, ma non è che la punta dell'iceberg in un film dove Totò da sfogo a tutto il suo istrionismo restando quasi sempre "en travestì".
TOTO' DIABOLICUS (1962)
Totò che interpreta un serial killer? Ebbene si e come al solito è magistrale.
GLI ONOREVOLI (1963)
"VotaAntonioVotaAntonioVotaAntonio..... Italiaaaaaaani!". La follia delle elezioni e il marciume della politica di allora in una satira leggera, non troppo corrosiva ma riuscita; con un Totò, aspirante onorevole, scatenato.
UCCELLACCI E UCCELLINI (1966)
Da maschera popolare a maschera della piccola borghesia; Totò si mette al servizio di Pasolini e dà vita ad una serie di personaggi tragici, comici, stupidi, violenti, curiosi, in pratica: vivi.
CAPRICCIO ALL'ITALIANA (1967)
Il suo ultimo film completo, uscito postumo, testimonia le sue due anime. Ne "Il Mostro della Domenica" di Steno è un furfante che si diverte a "rapare" i tanto odiati capelloni. In "Che cosa sono le Nuvole" è una marionetta triste, che riflette sull'assurdità della vita.
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