con: Janelle Monàe, Jena Malone, Jack Huston, Eric Lange, Tongayi Chirisa, Kiersey Clemons, T.C. Matherne.
Thriller/Horror
Usa 2020
---CONTIENE SPOILER---
Il passato non è passato, il passato esiste ancora, si ripercuote, in un modo o nell'altro, nel presente. E' da questa premessa che gli esordienti Bush e Renz coniano la loro visione; visione iperbolica come metafora su come il razzismo sia radicato nella società americana, che riprende intuizioni e toni dal dittico di Jordan Peele (con il quale condivide la produzione) per imporsi come una critica forte, anche se imperfetta.
Durante la Guerra di Secessione, in una piantagione del sud degli Stati Uniti requisita dai Confederati, Eden (Janelle Monàe) è una giovane schiava sottomessa con la forza dopo un tentativo di fuga; tra l'orrore delle segregazione e gli abusi gratuiti dei soldati, la donna cerca di restare sana di mente in un inferno in terra.
Ai giorni nostri, Eden si chiama Veronica ed è una donna attiva nell'ambiente dell'integrazione sociale che ha incubi ricorrenti sul passato schiavista... o forse è tutto reale?
La costruzione su di un duplice binario narrativo funziona, il cambio di registro a circa 37 minuti dall'inizio riesce a incuriosire e spiazzare; funziona soprattutto come forma della metafora: il passato è ancorato al presente, si riverbera in un modo o nell'altro sulla quotidianità. E quando le carte sono svelate, il tutto assume una perfetta aura di sinistra disperazione.
Il passato esiste ancora, appena fuori la civilizzazione; al pari degli scippatori di corpi di "Get Out" e dei doppi di "Us", anche i neo-confederati di "Antebellum" si ritrovano ad esercitare la pratica atavica della sottomissione del prossimo come forma di affermazione di sé stessi.
Un "mondo nel mondo" nel quale l'illusione di un passato vergognoso viene riletta come gloriosa e dove la segregazione viene usata per riformare quegli afroamericani rei di aver alzato troppo la testa. Un passato scomodo, che si vorrebbe rimuovere, ma che non deve essere dimenticato, pena, appunto, la rinascita dello stesso in nuove forme. Se la metafora è forte e riuscita, il racconto incespica a tratti a causa di un simbolismo inutile e della caratterizzazione sin troppo idealizzata della sua protagonista.
Veronica è, inutile negarlo, una donna perfetta, con un marito perfetto, una figlia perfetta, una casa perfetta ed un lavoro perfetto. E' un'autrice di successo, è bella, è in forma oltre che intelligente e perspicace. E' l'idea di una persona più che una persona reale o verosimile, il che porta ad un naturale distacco tra lo spettatore e la protagonista. Un personaggio che diviene simpatetico solo nella parte iniziale e solo quando si deve assistere alla sua brutale punizione. Se una caratterizzazione netta e iperbolica funziona per i cattivi, visto il loro ruolo di relitti del passato, altrettanto non avviene con quello che è il nostro punto di vista sugli eventi: nel momento in cui il piano temporale cambia, l'idealizzazione porta automaticamente ad un raffreddamento del coinvolgimento.
Allo stesso modo, l'uso dei simboli della farfalla e della bambina "fantasma" non aggiunge nulla al racconto ed anzi finisce per tediare.
Eppure, nonostante qualche difetto non da poco, "Antebellum" riesce a convincere, ponendosi come un nuovo, perfetto paradigma sociologico, testimonianza dei tempi che cambiano e dell'ossessione odierna propria degli statunitensi per il loro sanguinoso passato.
Molto interessante sia la recensione che il film. Anche se non perfetto, sembra avere qualcosa da dire!
RispondiEliminaSi, il messaggio sociologico non viene intaccato più di tanto dai difetti di scrittura.
EliminaInfatti :)
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