con: Fabrizio Gifuni, Lino Musella, Monica Piseddu, Andre Pennacchi, Emanuele Linfatti, Silvia Gallerano.
Thriller
Italia 2020
Tra piccole sorprese e produzioni d'autore votate al pop, sembra quasi che in Italia il cinema di genere stia riprendendo piede e, si spera, torni a prosperare. Il merito va a giovani registi stanchi dei soliti psicodrammi da tinello e delle commedie dementi per ritardati, i quali trovano terreno fertile nelle case di produzioni coraggiose che, distaccandosi dal dannoso duopolio Rai Cinema/Medusa, stanno davvero tentando di far risorgere il cinema italiano che fu. E il caso di Matteo Rovere e della sua Groenlandia Produzioni, oggi in prima linea nella lotta alla monotonia filmica. E sebbene spesso manchi l'originalità, è comunque il caso di lodare chi decide di percorrere strade meno scontate.
Tale è il caso di "La Belva", opera seconda di Ludovico Di Martino, che si rifà apertamente al trend del cinema d'azione europeo (trapiantato in Usa con la serie di "Taken") che vede storie di rapimento evolversi velocemente in vendette sanguinarie. Il risultato è un film imperfetto ma al contempo lodevole.
Imperfezione che deriva dalla scelta di allungare il racconto dando fin troppo spazio alle figure secondarie. Le sottotrame dedicate all'ispettore Simonetti e al resto della famiglia del protagonista non aggiungono nulla di concreto al racconto e, anzi, finiscono per azzerare ritmo e tensione. Allo stesso modo non paga l'aver scelto un finale del tutto anticlimatico e raffazzonato, che allunga artificialmente la durata, la quale, pur superando di poco i canonici 90 minuti, dà davvero l'impressione di essere troppo lunga.
Fortunatamente, laddove il racconto convenzionale fallisce, quello visivo ha la meglio. Di Martino dimostra non solo di amare alla follia il cinema d'azione ipercinetico di John Woo e Gareth Evans, ma anche di avere la mano solida per poterne replicare i fasti. Le sequenze action, pur poche, brillano per l'uso del piano sequenza e del montaggio lineare, trasformando gli scontri tra il buono e i cattivi in eleganti coreografie dalla fisicità tangibile.
"La Belva" resta così una prova interessante anche se non troppo riuscita, uno spiraglio di quello che si spera essere una buon introduzione alla carriera di un regista che è davvero riuscito a dimostrare di avere talento.
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