di David Lowery.
con: Dev Patel, Alicia Vikander, Joel Edgerton, Sarita Choudury, Anais Rizzo, Ralph Ineson, Sean Harris, Kate Dickie, Barry Keoghan, Erin Kellyman.
Fantastico
Irlanda, Canada, Usa, Regno Unito 2021
Che cos'è il coraggio? Lo possediamo davvero tutti o dobbiamo guadagnarcelo soffrendo e lottando contro un destino certo? David Lowery si pone queste domande riportando in scena la storia del "Cavaliere Verde", uno degli episodi più particolari del Ciclo Bretone, creando un film ipnotico e affascinante.
A Camelot, la sera di Natale, Re Artù (Sean Harris) festeggia con i suoi fidi cavalieri, quando all'improvviso un gigantesco cavaliere verde irrompe nelle sale. Lo strano figuro offer al re un gioco: chiunque riuscirà a colpirlo riceverà in dono la sua possente ascia, ma, in cambio, ad un anno esatto, dovrà recarsi presso la Cappella Verde e ricevere in cambio quello stesso colpo.
Gawain (Dev Patel), qui nipote di Artù, accetta la sfida e decapita il cavaliere verde, vincendone l'arma. Ma un anno passa sin troppo in fretta...
Il nemico della gloria è la morte. La morte è onnipresente in "The Green Knight", a partire dal colore verde, il marcio, il colore della terra che si riappropria di ciò che è distrutto, trasformandolo il altro, assimilandolo a sé. La morte è qui concetto laico, non cristiano: non c'è una continuazione alla vita, che si sfalda e finisce al momento in cui si spira. Come re Artù, oramai vecchio e moribondo, o la "santa" Winnifred, che pur comparendo come spirito torna subito a divenire cadavere.
Gawain è, in pratica, un codardo, un uomo che rifugge la gloria per paura della morte e, prima ancora, indugia nei piaceri più labili evitando i suoi compiti di cavaliere; come un novello Enrico V, preferisce il vino alla spada e la sua donna, di umile estrazione e forse meretrice, è usata come mero orpello da usare per i propri piaceri.
La chiamata all'avventura diventa così un viaggio che tempra il cavaliere e, forse, lo redime.
La prima impresa di Gawain è anche la più importante: al primo imprevisto, viene derubato da un pugno di ragazzi. Spogliato dei suoi mezzi, di quegli addobbi che ne sanciscono lo status di cavaliere, deve ritrovare da sé la virtù, schivando la paura della morte e mettendosi in gioco in prima persona, da cui il rifiuto dei giganti di aiutarlo ad attraversare la valle.
La catarsi diventa la vera impresa: con un'anticipazione, l'aspirante cavaliere realizza come l'onore non sia una menzogna, o almeno come un regno edificato su di una menzogna sia destinato a cadere, come la morte lo attenda comunque. Da qui la decisione di accettarla, che conduce ad un finale volutamente ambiguo, che lascia il destino dell'eroe in sospeso, forse perché non conta tanto ciò che avverrà, quanto ciò che Gawain ha imparato, come si è evoluto.
L'occhio di Lowery è attentissimo alla composizione dell'inquadratura. Con la fotografia di Andrew Droz Palermo da vita ad immagini incredibili, ammantate nelle tenebre o nelle nebbie, creando un'atmosfera irreale; quello di Gawain è un viaggio onirico, nella mente prima ancora che nella coscienza, un sogno ai limiti del febbricitante dove tutto è possibile, dove il confine tra vero e immaginario è inesistente, in contrasto con la forte crudezza di costumi e scenografie.
"The Green Knight" è un'opera ipnotica, affascinante nella messa in scena, convincente nella declinazione del mito; una piccola grande epica che dimostra come sia ancora possibile raccontare il mito in modo moderno ed efficace.
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