con: Jeff Anderson, Brian O'Halloran, Jason Mewes, Kevin Smith, Rosario Dawson, Trevor Fehrman, Marilyn Ghigliotti, Jennifer Schwalbach, Amy Sedaris, Justin Long, Harley Quinn Smith, Kate Micucci.
Commedia
Usa 2022
Tra "Clerks." e "Clerks II" sono passati dodici anni. Tra "Clerks II" e "Clerks III" addirittura sedici. E nuovamente, né il cinema americano, né quello di Kevin Smith sono gli stessi.
Il cinema indie ha ritrovato parte dello spazio perduto anche grazie all'affermazione delle piattaforme streaming e alla loro endemica fame di contenuti, mentre il crowdfounding permette oggi agli autori meno convenzionali di trovare aria per i propri progetti.
Smith, dal canto suo, ha usato l'approvvigionamento dei fan in primis per creare il suo film più serio e spiazzante, ossia "Red State", per poi tornare ai collaudati territori della commedia. Umanamente ha affrontato le gioie dell'essere padre con la figlia Harley Quinn Smith e le ha persino dedicato ben due film, lo sgangherato "Yoga Hosers" e quel "Jay & Silent Bob Reboot" anch'esso sgangherato quanto si vuole, ma anche incredibilmente accorato. E' riuscito persino ad entrare nel multiverso DC, dirigendo alcuni episodi dei serial CW nei quali ha incluso Jay e Silent Bob, rendendo il suo Askewniverse parte del mondo di Flash e soci.
Ma il cinema di Smith ha anche avuto un'involuzione, non riuscendo più ad essere fresco e brioso e ricorrendo spesso ai solo giochi di parole per creare umorismo. Così "Clerks III" arriva purtroppo nel periodo peggiore della sua carriera e ne risente in maniera decisiva.
Progetto che trova il suo seme in un episodio del 2018: mentre si recava ad un'esibizione, Smith subisce un attacco di cuore e se non fosse stato ricoverato immediatamente, sarebbe morto. L'autore del New Jersey usa quest'esperienza per riflettere sul suo stato e sulla maturazione, oramai alla soglia dei cinquant'anni. Il ruolo di padre viene così declinato nell'ultimo film su Jay e Silent Bob, mentre il ruolo di persona e amico trova una declinazione qui, per il tramite di Dante e Randal.
"Clerks III" è un film sulla morte e il rimpianto. La morte aleggia su tutto, a partire da quella di Becky, che ha lasciato un vuoto nella vita di Dante. Il rimpianto si fa strada poco alla volta nella mente dei due ex ragazzi; li avevamo lasciati lì, nel loro negozio, ora di loro proprietà e alle soglie di una vita migliore, ma li ritroviamo in un'esistenza che sembra essersi dimenticata di quanto accaduto nel mentre, ricollegandosi direttamente con il primo film, partite di hockey sul tetto incluse. Non un'esclusione di "Clerks II", quanto una negazione di quanto di buono sarebbe potuto conseguire, con i due personaggi persi di nuovo nel vuoto di un purgatorio asfissiante.
Tutti e due sono chiamati a confrontarsi con la morte, ma mentre Dante non riesce davvero mai ad elaborare il lutto, è come sempre Randal a scoprirsi più maturo di quanto si potesse sospettare, usando l'esperienza di quasi fine-vita per trovare un nuovo inizio, che prende le forme del meta-film sulle loro esperienze da commessi.
Il reboot che Smith sbeffeggiava in precedenza diventa mezzo salvifico e si diverte come un matto a far reinterpretare a Brian O'Halloran e Jeff Anderson le scene dei primo film con 25 e rotti anni in più sul groppone. Il che lo porta anche indirettamente a riflettere sul lascito di quel film: se non ci fosse stato, anche lui, forse, sarebbe ancora confinato al Quick Stop Grocery ad immaginare una vita migliore, a contare i "se fosse" e "se avessi", con un alone di tristezza tangibile che rende la storia quantomai empatica anche al di là della tematica della morte.
Eppure, come in molti suoi film recenti, non c'è vera realizzazione, né la piena maturazione delle idee di base. L'importanza del lutto e del suo superamento non trovano catarsi, non di certo grazie a quel colpo di scena un po' raffanzonato che di certo non colpisce quanto dovrebbe e che tantomeno aiuta a trovare una chiusura ideale al tutto.
Quel che è peggio, l'umorismo non raggiunge neanche per sbaglio le vette dei capitoli precedenti. I dialoghi su "Star Wars" non hanno mordente, neanche quando Randal spiega ad Amy Sedaris la bellezza di "The Mandalorian" e non ci sono più di tanti riferimenti al cinema pop odierno, come se questo terzo capitolo vivesse in un vuoto distaccato dal resto dell'esistenza. Le battute sconce non sono ilari, è intelligenti e persino lo sketch dove il cristianissimo Elias diventa un "satanista rinato" risulta fiacco, anche perché ripetuto sino allo sfinimento.
Un terzo capitolo decisamente in tono minore, questo "Clerks III". Un conclusione (si spera temporanea) all' Askewniverse che di certo non rende giustizia a quanto di buono fatto in passato, né al potenziale dato da personaggi e situazioni. E si spera davvero che Smith ritrovi la grinta al più presto.
Credo non sia questione di malinconia in sé, quanto di declinazione. E' la qualità che lo affossa, non la quantità.
RispondiEliminaUff, mi sa che è meglio se me lo risparmio... Invece ho il Bluray di Red State che mi aspetta da un po', devo vederlo al più presto!
RispondiEliminaInfatti ti consiglio quello ;)
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