sabato 26 novembre 2022

Clerks II

di Kevin Smith.

con: Brian O'Halloran, Jeff Anderson, Rosario Dawson, Trevor Fehrman, Jason Mewes, Kevin Smith, Jason Lee, Ethan Supplee, Jennifer Schwalbach, Jake Richardson.

Commedia

Usa 2006














Dodici anni dopo "Clerks", il cinema americano non è più lo stesso. Il revival del cinema d'autore ha lasciato spazio al ritorno dei blockbuster, mentre il cinema indie si è ritagliato un piccolo spazio solo talvolta commercialmente rilevante. Kevin Smith, dal canto suo, ha continuato una carriera bene o male coerente, ha diretto qualche film davvero ben riuscito ("Chasing Amy"), qualcun altro decisamente meno ("Mallrats" e "Dogma") e ha persino sfiorato la possibilità di prendere parte ad un film di supereroi ("Superman Lives"). 
Ma a metà degli 2000 qualcosa va storto: "Jersey Girl", il suo film più costoso e meno personale, non solo si rivela un flop, ma viene anche considerato come un semplice veicolo per sfruttare la fama dell'amico Ben Affleck. Qualcosa si rompe e l'enfant prodige degli anni '90 si rende conto di dover fare un passo indietro, tornare ad una dimensione più personale. Si ricorda così di una promessa fatta all'amico Jason Mewes su di un possibile sequel del suo esordio; e anche a causa dei problemi di dipendenza da alcool e droga di quest'ultimo, decide di mettere davvero in cantiere una continuazione della vita di Dante e Randal, nonostante quell'universo narrativo, l' "Askweniverse", fosse teoricamente terminato nel 1999. Riportati a bordo anche Brian O'Halloran e un inizialmente ributtante Jeff Anderson, Smith torna in piena forma dirigendo un sequel che fa crescere i suoi personaggi e che resta tutt'oggi foriero di alcuni dei migliori sketch di tutta la sua filmografia.




Che fine hanno fatto i due cazzoni più simpatici degli anni '90? Semplice: nessuna. 
Dieci anni dopo, sono ancora a lavorare al Quick Stop Grocery e all'adiacente videoteca. Questo finché una mattina il negozio non prende fuoco. I due vengono così assunti al fast food "Mooby's" e Dante è ora alla vigilia dalla partenza dal natio New Jersey con la sua ragazza e prossima moglie Emma (Jennifer Schwalbach, nella realtà moglie di Smith), ma sembra avere fin troppa affinità con il suo capo, la bella e simpatica Becky (Rosario Dawson).




Dante e Randal sono cresciuti... più o meno. Il primo ha messo la testa a posto, sta per lasciare il Jersey e diventare finalmente un adulto, mentre il secondo è ancora il fannullone sboccato di sempre. Ma è davvero così?
Dante forse non vuole davvero una vita lontana da casa, con una donna a cui piace, ma che non ama. La sua vera anima gemella è Becky, non solo attraente, ma anche dotata di una simpatia fuori dal comune. E Randal sarà anche sempre perso nella sua pochezza, ma ha le idee chiare: quella dell'amico non è maturità, ma spirito conformativo. Se nel primo film i due erano persi in una vita vuota, ora rischiano di trovare un senso che però non li appartiene, trovare una forma di realizzazione che altro non è se non un dettame di una società della quale restano e resteranno comunque ai margini. E la realizzazione questa volta non arriva grazie al deus ex machina Silent Bob (il quale per la prima volta non dice nulla di importante per l'evoluzione della trama), ma grazie ad un confronto diretto e accorato tra i due protagonisti. Il loro è un grido di libertà a tutti i trentenni del mondo: non sentitevi obbligati a fare nulla, cercate voi la vostra strada. Ed in un beffardo gioco del destino, alla fine Smith li fa tornare al punto di partenza, a quel passato in bianco e nero che in teoria si erano lasciati alle spalle all'inizio, ma che ora ha un nuovo significato, più vivo e importante che mai.




Diventare adulti non significa tradire sé stessi, non vuol dire perdere la propria anima. E Smith lo sa al pari dei suoi personaggi, ecco perché costruisce questo seguito con una struttura del tutto simile al primo, nuovamente basata su dialoghi briosi e folli. I quali vanno oltre la tradizione del regista e si configurano come gag davvero irresistibili, delle quali almeno due sono da antologia, ossia l'incredibile dissertazione di Randal sul termine "porch monkey" e il dialogo che lui stesso ha con il giovane imberbe Elias e la sua impossibilità di avere rapporti con la fidanzata a causa del troll che vive nella di lei vagina... mentre in sottofondo parte la marcia funebre di "Shining". Ma si potrebbe citare anche la sequenza di Kinky Kelly, che da sola vale l'intera visione.




Lasciatosi alle spalle in bianco e nero sgranato dell'esordio, "Clerks II" vive di colori sfavillanti, come il giallo sgargiante del Mooby's; e Smith si concede persino un timido numero musicale, giusto per dare spazio ad un budget più alto che in passato. Ma la colonna portante è sempre data dai dialoghi, al solito immersi in una cultura pop pulsante, ma che viene costantemente messa alla berlina. La generazione X è cresciuta e i suoi gusti non sono più quelli dominanti: affianco alla trilogia per antonomasia, ossia quella di "Star Wars", ora c'è quella de "Il Signore degli Anelli" di Jackson ad insidiarne il trono. Ma anche quella "trilogia prequel" che ne ha infangato i fasti. E Smith si diverte come un matto a far scontrare i fanboy e a defecare sulla sacralità di entrambi i franchise, benché lo faccia con amore e più rispetto di quanto si possa credere.




La scommessa alla fine è vinta: Smith è riuscito a ritrovare lo smalto perduto e "Clerks II" finisce paradossalmente per essere tutt'oggi uno dei suoi film migliori e tranquillamente annoverabile tra i migliori sequel di sempre.

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