con: Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Rupert Everett, Mark Bonnar, Paul Rhys, Ludivine Sagnier, Eduard Phillipponnat, Abubakar Salim.
Biografico
Regno Unito, Usa 2023
Ogni volta che Ridley Scott si è confrontato con la Storia, gli esiti sono stati disastrosi. L'esempio più rappresentativo è il pessimo "Kingdom of Heaven", che anche in quella sua versione director's cut pur superiore alla theatrical, presenta inesattezze e facilonerie ridicole e non solo sul piano della verosimiglianza storica; o anche quel "1492- La Conquista del Paradiso" che trasformava la rievocazione storica in pallido racconto di genere. E se "Il Gladiatore" non è, né ha la pretesa di essere un film storico, l'unico vero exploit in costume credibile da lui diretto resta l'esordio "I Duellanti", il quale è pur sempre basato su di un romanzo storico, quindi in teorica più facile da adattare in modo credibile su grande schermo.
La figura di Bonaparte, poi, non ha mai avuto particolare fortuna al cinema. L'exploit migliore è più famoso è il "Napoleone" di Abel Gance, di quasi cento anni fa, il quale all'epoca fu un flop clamoroso; così come un flop furono il pur bello "Waterloo" e lo stralunato "Désirée", con Napoleone interpretato dal marcantonio Marlon Brando; senza contare il mitologico biopic di Stanley Kubrick, passato davvero alla storia come il più grande capolavoro giammai girato e il cui script pare sia stato fonte di ispirazione per Scott.
Le aspettative per "Napoleon" erano quindi basse e la poca fede che si poteva riservare nel progetto riguardava solo l'ovvia componente spettacolare. Da questo punto di vista, il film non è affatto una delusione, visto che si è rivelato un kolossal bello da vedere, ma genuinamente ridicolo.
Si parte da una considerazione ovvia ma non scontata: la versione cinematografica, di 140 minuti circa, è solo una parte dell'intero film, la cui versione integrale di circa quattro ore è rimandata all'anno prossimo, direttamente sulla piattaforma streaming di Apple. Raccontare ascesa al potere, affermazione e caduta di Napoleone Bonaparte in neanche tre ore è un'impresa semplicemente folle e Scott se ne infischia, tanto che questo montaggio è palesemente monco, passa di palo in frasca da un evento all'altro mischiando vita pubblica e priva del personaggio a tratti senza soluzione di continuità, saltando anche eventi importantissimi, come la campagna in Italia.
Anche il carattere di Napoleone viene maciullato dalla scure del montatore, basti vedere la ricostruzione della battaglia di Austerlitz, dove la geniale strategia del condottiero viene ridotta ad un trucchetto riuscito solo perché l'armata nemica è talmente stupida da non essersi accorta di aver ripiegato su di un fiume ghiacciato.
Ed è proprio il ritratto che Scott fa del personaggio a lasciare perplessi. Nelle sue stesse parole, è sempre stato affascinato dal fatto che un uomo venuto dal nulla e che ha ottenuto tutto fosse sottomesso al sentimento amoroso verso una donna che non poteva controllare. Una chiave di lettura interessante, tanto che se tutto il film si fosse concentrato unicamente sulla storia d'amore e passione con Giuseppina, forse "Napoleon" sarebbe riuscito davvero a rompere la maledizione dei film sul personaggio. Ma l'autore, fatalmente, decide di mischiare tutto, creando un pastrocchio dove il minutaggio dedicato agli andirivieni tra i due amanti finisce per fagocitare le parti più interessanti e importanti, causando cadute di ritmo e di tono paurose.
Il Napoleone che ne esce fuori è un uomo ambizioso, ma neanche troppo, un soldato che vuole ottenere il potere senza che allo spettatore sia dato sapere davvero il perché; non il condottiero famelico e guerrafondaio della Storia, quanto un uomo in cerca di riscatto dalle umili origini e dal suo status di corso francese, che a causa degli eventi finisce per diventare imperatore di Francia. In pratica, un omuncolo che si crede geniale, ma che ottiene il potere per puro caso, più interessato all'amore che all'affermazione personale.
Anche qui, si è di fronte ad una lettura che sarebbe anche stata interessante, se solo Scott non avesse avuto la pretesa di essere un biopic vero e proprio; se fosse stato un ritratto d'autore (à la Sokurov, per intenderci), non gli si sarebbe potuto rimproverare più di tanto, ma la volontà di raccontare tutta o quasi la storia di Bonaparte affossa ogni possibile verosimiglianza e credibilità del ritratto che ne emerge.
Il quale, tra l'altro, non funziona neanche se preso a sé: Phoenix è stranamente stoico in ogni singola scena, mentre la scelta di far interpretare Giuseppina a Vanessa Kirby, di quasi quindici anni più giovane del protagonista, è semplicemente ridicola, tanto che anche nel racconto è diventata più giovane e il rapporto tra i due è stato praticamente invertito: non è più Napoleone a usarla per farsi strada negli ambienti altolocati, quanto lei ad usarlo per salvarsi dalla miseria. La loro diventa così una semplice storia di amore e gelosia.
Se si guarda alla ricostruzione della storia bellica, le cose si fanno ridicole, a dir poco. Napoleone non vuole conquistare nuovi territori ed espandere la sua influenza sul resto d'Europa come un condottiero dell'antichità, quanto farsi improbabile difensore della pace; tant'è che la battaglia di Austerlitz viene combattuta per lesa maestà e la campagna in Russia per pura ripicca, in una lettura degli eventi che non sta né in cielo, né in terra. E se la ferocia degli scontri è sempre presente (oltre allo splatter, è anche lo spettacolo a fare capolino, con quella cannonata contro le piramidi tanto improbabile quanto fantasmagorica), il fatto che le battaglie ritratte siano poche non fa filtrare lo stato degli eventi che furono, al punto che, nell'ambito del racconto, non si può neanche parlare di Guerre Napoleoniche vere e proprie; con l'ovvia conseguenza che quella conta dei morti che appare a fine film risulta davvero straniante.
Il mestiere di Scott come artigiano delle immagini perlomeno continua ad essere presente. La bellissima fotografia del sempre bravo Dariusz Wolski immerge gli eventi in colori autunnali, trasformando il racconto in una storia crepuscolare decisamente ammaliante; e le immagini, ricostruite sulla scorta dei quadri del XIX secolo, sono a tratti genuinamente belle.
Le scene di guerra sono fortunatamente ben coreografate e montate (sono lontani, per fortuna, gli orrori de "Il Gladiatore", "Kingdom of Heaven" e "Black Hawk Down", con quel maledetto otturatore chiuso e il montaggio subliminale che ammazzava ogni possibile intelligibilità); su tutte, è la battaglia di Waterloo, per ovvi motivi, a ricevere il trattamento migliore, con scene di massa così ben enfatizzate da far sembrare il frutto un'opera degli anni d'oro del cinema bellico.
Se c'è un rimprovero da fare alla messa in scena, riguarda un unico aspetto, benché sia anche il più bizzarro: il racconto abbraccia vent'anni di vita dei personaggi, ma questi non invecchiano praticamente mai, come si avesse voluto risparmiare sul make-up necessario.
Tolto l'aspetto estetico-stilistico, che vale anche al netto di questa strana ingenuità, "Napoleon" è un film sbagliato, che sfoggia tutta la sbruffonaggine di Scott quando si tratta di raccontare la realtà; o per lo meno lo è in questa versione, dalla quale il ritratto del personaggio che emerge è talmente fantasioso da oltrepassare i limiti della parodia.
Ho avuto la stessa impressione, senza direzione, né focus.
RispondiEliminaHai visto anche House of Gucci di un paio di anni fa che da quello che ho avuto modo di leggere, può tranquillamente stare tra i peggiori exploit di Ridley Scott
RispondiEliminaPurtroppo no, ma ne ho sentito parlare malissimo anch'io.
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