lunedì 13 febbraio 2017

Hell or High Water

di David Mackenzie.

con: Chris Pine, Ben Foster, Jeff Bridges, Gil Birmigham, Willaim Sterchi, Buck Taylor, Katy Mixon, Amber Midthinder.

Western/Noir

Usa 2016

















Western e classicismo, western è classicismo, forse; perché come ogni "genere" che si rispetti, anche il western, ossia il più cinematografico tra i tanti, è sempre stato in grado di adattarsi al mutamento dei costumi e della sensibilità di autori e spettatori. Ed "Hell or High Water" rappresenta in un certo senso la prova di questa malleabilità, arrivando in parte ad invertire il tradizionale concetto di buoni e cattivi nel canonico caper ad ambientazione western. Non per nulla, la storia esce dalla mente di quel Taylor Sheridan nato come attore ma il cui talento è meglio espresso dai suoi script, tra i quali figurano anche quel "Sicario" che tanto ha a che spartire che questa storia di sangue e sopravvivenza.




Perchè di una storia classica pur sempre si tratta; da un lato ci sono i fratelli Toby (Chris Pine, inspiratissimo) e Tanner Howard (Ben Foster, al solito camaleontico e per una volta squisitamente sopra le righe), rapinatori di banche di quel Texas sempre fermo nei suoi paesaggi immensi; e dall'altro i ranger Marcus (Jeff Bridges) e Alberto (Gil Birmigham), mezzo comanche e mezzo messicano. Ma i tempi non sono più quelli della grande rapina al treno o delle sparatorie tra indiani e cowboy, né quelli del crepuscolo delle leggende del West: ora a farla da padrone è la speculazione finanziaria che ha lasciato un deserto di disperati alle sue spalle, come nuovi colonizzatori che hanno tolto le terre all'uomo bianco. Ecco dunque che i rapinatori lo sono per forza, pesati da debiti gonfiati ad arte dal vero cattivo, quel direttore infingardo, grassoccio e codardo, perfetta incarnazione dell'estrema banalità del male moderno; ai quali gli antieroi giocano il più truce dei tiri: ripagarlo con i soldi che gli hanno sottratto.




I buoni, invece, gli sceriffi che pattugliano le desolate strade delle midland texane sono tutori dell'ordine vecchi e disillusi, che credono solo nel loro lavoro, non nell'ordine; non esiste un ideale da proteggere dinanzi alla coscienza della fine dei valori, solo una forma di cameratismo spicciolo che porta alla personalizzazione del lavoro; il sangue scorre così per necessità più che per rancore e la legge da far rispettare è solo un lavoro come un altro, tanto che nessuno crede più in essa, di certo non i comuni cittadini, quelle comparse che attraversano la strada degli Howard e dei loro inseguitori, anche loro impegnati in una sopravvivenza forse ben più disperata di quella dei coloni.




Sullo sfondo lui, il grande Texas, i cui paesaggi sono inquinati da cartelloni pubblicitari che martellano l'occhio promettendo soldi, strozzinaggio legalizzando beffardo ed inevitabile. Texas ancora saldamente legato alla violenza atavica, dove chiunque tira il grilletto per farsi giustizia da sé, persino i tutori dell'ordine più assennati. E lo script di Sheridan si guarda bene dal prendere parte, mette l'odio "immortale" al centro della scena lasciando che i suoi personaggi si insinuino sempre in quella zona grigia fatta solo di anti-eroi e disperati allo sbaraglio.
La regia dello scozzese MacKenzie, per quanto pulita, è di puro mestiere, non sempre sottolinea a dovere la bellezza della scrittura e le sue implicazioni anche simboliche. Laddove lui inciampa, per fortuna intervengono gli attori, tutti rigorosamente in parte e tutti perfettamente calati nei loro personaggi, persino Jeff Bridges, di certo non nuovo al ruolo dello sceriffo anziano e violento.




E pur se non memorabile, "Hell or High Water" rappresenta forse il primo tassello di un nuovo corso del western, sempre uguale eppure sempre diverso, ma sempre attento a saper cogliere l'anima di un'epoca.

2 commenti:

  1. La regia, hai ragione, non è probabilmente all'altezza della qualità di scrittura ed interpretazioni, ma pur rimanendo nell'ambito del mestiere riesce comunque a risultare abbastanza solida da non danneggiare questa storia di polvere, pistole, famiglia e Texas... a me è piaciuto moltissimo

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  2. In alcuni campi lunghi ricorda molto quella dei Coen in "Non è un paese per Vecchi", ma non è altrettanto espressiva. PEr il resto hai ragione, non danneggia il film, ma non gli consente neanche di essere davvero memorabile. Il che è davvero un peccato.

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