di Stuart Gordon.
con: Jeffrey Combs, Barbara Crampton, Ken Foree, Ted Sorel, Carolyn Purdy-Gordon, Bruce McGuire.
Horror/Splatter/Fantastico
Usa, Italia 1986
Ottenuto il successo internazionale con "Re-Animator", Gordon e Yuzna decidono di alzare il tiro e, sempre con il supporto della Empire di Charles Band, decidono di creare un uovo adattamento lovecrafrtiano che sia più spettacolare e gore. Per la storia, la scelta ricade su "Dall'Altrove", racconto del 1920 di appena cinque pagine che descrive la strana storia di uno scienziato che crea una macchina in grado di abbattere le barriere dimensionali e rendere visibili creature mostruose che risiedono negli anfratti del reale.
Rimaneggiato il soggetto in uno script assieme al fido Dennis Paoli, il duo si barrica in un gigantesco set alle porte di Roma (poi riutilizzato nel successivo "Dolls- Bambole") per creare un'opera delirante e visionaria, ma solo in parte riuscita.
In una villa nei pressi della famosa Miskatonic University (come si evince dalla t-shirt del protagonista), il dottor Crawford Tillinghast (Combs) e il suo collega Edward Pretorius (Ted Sorel) creano una macchina, il risonatore sonico, in grado di aprire le porte su di una realtà parallela. A seguito di un drammatico incidente, il dr. Pretorius resta vittima delle creature mostruose della dimensione altra, mentre Tillinghast viene ricoverato in un repoarto psichiatrico.
Assistito dalla psichiatra Katherine McMichaels (Barbara Crampton) e dal detective della polizia Bubba Brownlee (Ken Foree, il mitico Peter di "Dawn of the Dead"), Tillinghast cerca di dimostrare l'effettiva esistenza delle creature omicide e la sua estraneità alla morte del collega tornando sul luogo del delitto e riattivando l'infernale macchina. Il che, come da copione, si rivelerà fatale.
Sia Lovecraft nel racconto che Gordon e company in sede di sceneggiatura riprendono un'idea intrigante: esiste una realtà nella realtà, invisibile ma popolata di creature da incubo; una realtà definita come "altrove" ma che coincide con la nostra, separata solo a causa di una vibrazione degli atomi diversa. Il risuonatore diventa così un portale per questa nuova dimensione che sovrapponendosi alla nostra la rende aliena, un incubo ad occhi aperti, il cui stato onirico viene marcato dalla ripresa dell'uso dei colori baviani, rosa-magenta (che, guarda caso, sarà ripreso anche da Richard Stanley per il bel "Il Colore venuto dallo Spazio") e verde intenso, tonalità estranee alla quotidianità, per questo perfette per il ruolo.
Ma la chiave per accedere all'Altrove è in realtà interna, la famosa ghiandola pineale, croce e delizia dei complottisti, è qui elemento essenziale nella costruzione dell'incubo. La mutazione della ghiandola porta alla mutazione del corpo, in una ripresa eccezionale del body horror con mutazioni da antologia. Ma, prima, porta ad un'acuizione dei sensi, in particolare ad una sovrastimolazione sessuale, il che avvicina questa visione a quelle di Cronenberg: eros e thanatos si inseguono e alla fine coincidono nel personaggio di Pretorius (il cui nome è un omaggio al classico "La Moglie di Frankenstein", dal quale viene ripresa la caratterizzazione di scienziato volitivo e impenitente), creatura la quale sublima l'eccitazione con l'omcidio.
Il corpo diventa così catarsi e arma, prigione dei sensi che porta ad una riscrittura dell'identità, come nel caso della dottoressa McMichaels, che passa dall'essere una scienziata stoica e seria ad una ninfomane scatenata. Mentre Pretorius altro non fa che trovare una forma più consona ai suoi appetiti, al suo status bestiale che si esplicita in un corpo a-morfo, reminiscenza degli orrori de "La Cosa" qui declinati in chiave esplicitamente sessuale.
Allo stesso modo, anche Crawford diverrà vittima del proprio corpo mutato sino a trasformarsi in una macchina assassina guidata dalla fame di carne umana, una sorta di morto viventi guidato unicamente dagli stimoli basilari.
Sempre come nel cinema di Cronenberg, l'effeto speciale diventa protagonista e motore degli eventi. Ben quattro i team dedicati allo sviluppo delle creature, del make-up e degli effetti ottici, capitanati dal sempre bravo John Carl Buechler, i quali riescono nell'intento di creare un vero capolavoro di design con un budget risicato: la versione mostruosa di Pretorius, ricostruita interamente con un animatronic, spicca per espressività e dettagli riuscendo a mischiarsi perfettamente con gli attori in carne e ossa e restando credibile anche nei numerosi primi piani.
Purtroppo però non tutto fila a dovere. Le tematiche erotiche restano mal sviluppate, usate come basi per la tensione e il gore, ma non trovano mai una risoluzione effettiva, né approfondimento alcuno, restando solo spunti usati per fini strettamente narrativi.
La sceneggiatura, dal canto suo, non regge per tutti e tre gli atti in cui la vicenda è divisa: decisamente riuscito il primo, con il ritorno nella casa "maledetta", maldestro il secondo, con la strage all'ospedale che sembra quasi un riempitivo, del tutto ridicolo il terzo, con una risoluzione degli eventi involontariamente ilare.
Il risultato resta così un po' inconsistente, ma riesce lo stesso ad ammaliare grazie alla forza visionaria e all'audacia della storia, configurandosi come una piccola perla da riscoprire.
Hai colto alla perfezione l'essenza del film ;)
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