con: Adam Driver, Marion Cotillard, Devyn McDowell, Simon Helberg, Angèle, Natalia Lafourcade.
Francia, Belgio, Usa, Germania, Messico, Svizzera, Giappone 2021
Il cinema di Leos Carax è certamente irriverente e distruttivo, ma al contempo ha un cuore "puro", nel quale si agitano sentimenti sinceri, quasi viscerali; il che si riverbera in una messa in scena palesemente "finta", volta a sbugiardare la verosomiglianza che le immagini potrebbero avere, ma che al contempo le rende ancora più vivide, arrivando a colpire nel profondo i sensi e i sentimenti di chi osserva.
"Annette", da questo punto di vista, è la perfetta cartina di tornasole di questo modo di intendere la Settima Arte: un musical che fa della negatività il suo sentimento portante, ma che cela un lato sensibile pronto ad esplodere in faccia allo spettatore per farlo appassionare ad una storia semplice, ma al contempo riuscita.
Henry (Adam Driver) è uno stand-up comedian velenoso, Ann (Marion Cotillard) è una cantante d'opera affermata. I due si amano e dalla loro unione nasce Annette. Dopo un incidente in cui Ann muore, Henry scopre il talento canoro di Annette e decide di sfruttarlo.
Una storia semplicissima, già vista persino nella filmografia di Carax con il precedente "Boy meets Girl". Un uomo, una donna, un'unione. Tutto qui. Si fa per dire: Carax insiste sui personaggi, in particolare su quello di Henry, ammantato in un colore verde reminiscente di quello di Monsieur Merde, la sua maschera prediletta. E se M.Merde è provocazione, Henry McHenry è disgusto, è dileggio gratuito, è la personificazione dell'egocentrismo e dell'individualismo, la cui colpa ha la forma di una voglia che si ingrandisce con il passare del tempo.
Da cui deriva la forma di Annette, quella di una bambola, un oggetto, un qualcosa di non vivo, una marionetta da muovere a piacimento. Un orpello usato per fini personali, come le donne che lo accusano di molestia, come quella moglie "rea" di averlo superato in fama. Henry è negatività allo stato puro, che si fa violenza, ma prima ancora prevaricazione; per il quale non c'è salvezza, negata in un finale splendido, dove le maschere calano e tutto si rivela per ciò che è davvero.
A distanziare "Annette" da un dramma qualsiasi è la forma o, meglio, la "non-forma". Carax scardina totalmente ogni modalità convenzionale sin dal prologo: introduce gli Sparks, autori della colonna sonora e quindi fautori del film, in quanto musical vero e proprio. Quando i loro strumenti vengono collegati, il mondo del film si illumina e il cast principale può annunciare di cominciare ("So may we start").
Nella costruzione dei numeri musicali, si diverte ad invertire i ruoli, con i personaggi sul palco che "subiscono" le canzoni da parte del pubblico. O, come nella bella scena con protagonista un sorprendente Simon Helberg, a costruire il numero musicale come un dialogo tra personaggio e pubblico, recuperando una forma di "classicismo" solo nella bellissima sequenza finale, dove il cuore emotivo della storia esplode in un tripudio di sentimento.
Ne consegue un'esperienza spiazzante, ma vivida, anticonvenzionale e incredibilmente originale. "Annette" non ha di certo la forza del precedente "Holy Motors" e come molti musical odierni non ha canzoni davvero memorabili, ma è lo stesso un dramma riuscitissimo e originale nella forma.
Nessun commento:
Posta un commento