di David Blue Garcia.
con: Sarah Yarkin, Mark Burnham, Elsie Fisher, Jacob Latimore, Moe Dunford, Olwen Fouere, Jessica Allain, Nell Hudson, Alice Kriege.
Usa 2022
Ricapitolando: la saga di "The Texas Chainsaw Massacre" conta tre seguiti del film originale, un remake firmato Platinum Dunes del 2003, un prequel del remake, un sequel diretto del primo film che elimina tutti gli altri sequel ("The Texas Chainsaw Massacre 3D" del 2013), un prequel del film originale ("Leatherface" del 2017), senza contare un sequel apocrifo, ossia quel "Non Aprite quella Porta 3" del 1990 diretto da Claudio Fragasso e una serie di omaggi diretti, ossia la trilogia della famiglia Firefly di Rob Zombie. E, a conti fatti, tolto il primo sequel, gli omaggi e forse il prequel del remake, il resto si sarebbe anche potuto evitare, visto che si tratta di pellicole irrilevanti nella migliore delle ipotesi, del tutto brutte nella peggiore.
Nonostante questo, ecco arrivare Fede Alvarez con un nuovo sequel che nuovamente distrugge la continuity post-1974, riprende il titolo del film originale eliminando il "The" come se fosse un requel vero e proprio e si pone come continuazione del capolavoro di Hooper. Se ne sentiva il bisogno? Certo che no, ma è sempre meglio concedere il beneficio del dubbio. Concesso il quale si può dire con piena cognizione di causa che, davvero, non si sentiva il bisogno di questo ennesimo sequel.
Sono passati circa 50 anni dalla strage di Leatherface e famiglia. Nel frattempo, l'America è cambiata, il Texas è cambiato. Un gruppo di giovinastri si reca da Austin ad Harlow con l'itnenzione di gentrificare quella che è una città fantasma. Non sanno, però, che proprio lì ad attenderli c'è Leatherface, che per cinquant'anni ha fatto il bravo bambino in un orfanotrofio e che ora è pronto a riprendere in mano la motosega per fare strage.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo sequel è certamente più dignitoso di quello strambo esperimento ai limiti del parodistico che era "The Texas Chainsaw Massacre 3D" ed è certamente più godibile dell'insipido prequel "Leatherface"; ma ciò, ovviamente, non lo rende automaticamente memorabile.
Qualcosa di interessante c'è anche, in primis il personaggio di Lila, sopravvissuta ad una sparatoria scolastica che trova il coraggio per affrontare i suoi demoni ora incarnati nel gigante texano. Ed è sicuramente simpatico ritrovare Sally, la sopravvissuta del primo film, in modalità Laurie Strode in "Halloween 2018", ossia divenuta una Sarah Connor ossessionata dalla vendetta. Il tutto però non viene sviluppato a dovere: quello di Lila è un percorso scontato, Sally viene usata come semplice deus ex machina. E i punti di interesse finiscono qui.
E' stato un errore cucire tutto il film sul solo personaggio di Leatherface, che perde così il suo fascino. Questo era dato, almeno inizialmente, dal fatto che lui non fosse altro che l'estremizzazione di un orrore intrinseco nella società americana, che sfociava anche nei suoi familiari, i quali avevano giusto un'apparenza umana. Tolto questo contesto, Leatherface diventa una semplice "maschera" priva di personalità, tanto che potrebbe essere tranquillamente sostituita da Michael Myers o Jason Voorhees. E giusto per rendere meglio l'idea, qui si esibisce anche nello "sguardo laterale" brevettato dai suoi colleghi.
Vien da ridere se poi si pensa che questo Leatherface è alle soglie degli 80 anni ma si muove con agilità, sfoggia una forza sovraumana e, ancora come i suoi colleghi, sembra aver sviluppato un'insolita resistenza alle pallottole.
La caratterizzazione dei ragazzi, d'altro canto, è alquanto stramba. Sulla carta dovrebbero essere dei teen-ager antipatici stile slasher anni 2000, degli influencer che invadono una cittadina e riportano il mostro sulla via del massacro. Ma l'antipatia del gruppo non viene mai sottolineata, neanche nella sequenza del pullman, dove in teoria l'idiozia generalizzata della generazione Z dovrebbe essere punita dalla motosega, ma ciò non porta davvero ad una catarsi, vuoi per una regia che si dimentica di enfatizzare a dovere le cattive intenzioni del gruppo, vuoi per il fatto che non si può davvero parteggiare per un Leatherface che si è già macchiato di crimini indicibili. Lo splatter, che sfocia subito nel gore più puro, manco a dirlo non è davvero brutale, anzi è talmente urlato che sconfina subito nel grottesco, finendo per far divertire più che inorridire.
Alla fine della fiera, questo "Texas Chainsaw Massacre" è l'ennesimo slasher senza lode, ma neanche senza vera infamia. Un filmettino che intrattiene il giusto, ma non mantiene mai davvero le promesse, gettando alle ortiche tutto il suo potenziale. Chi si accontenta, tuttavia, avrà poco di cui lamentarsi.
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