lunedì 26 settembre 2022

Athena

di Romain Gavras.

con: Dali Bensallah, Sami Slimane, Anthony Bajon, Oussani Embarek, Alexis Manenti, Karim Lasmi.

Francia 2022

















---CONTIENE SPOILER---


Quello francese è un modello di (mancanza di) integrazione sbagliato: non si possono ghettizzare gli immigrati nelle periferie, non si possono creare quartieri appositi per gli "indesiderati" dove lasciarli sguazzare nella misera e nella più totale assenza delle istituzioni. La conseguenza di una forma del genere è la divisione netta tra razze, una distinzione iniqua e intollerabile in qualsiasi società civile che porta alla contrapposizione tra "noi" e "loro", la quale a sua volta si sostanzia in una conflittualità insostenibile, una polveriera pronta ad esplodere in qualsiasi momento e per il minimo pretesto.
Romain Gavras, figlio di Costa-Gavras, non è certo estraneo alla tematica. Già nel 2008 aveva scosso l'opinione pubblica con il videoclip di "Stress" dei Justice, dove portava in scena una banda di ragazzi di strada, principalmente di etnia africana, che si divertiva a molestare i passanti, palpare una donna e picchiare a sfregio degli innocenti nelle banlieue, oltre che a distruggere qualsiasi cosa capitasse a tiro. Video che ha suscitato parecchie polemiche, ovviamente, e che sembrava volesse creare un ritratto apertamente razzista e intollerante sia degli immigrati che degli abitanti delle tristemente famose periferie parigine.
"Athena" arriva anni dopo. Nel frattempo Gavras ha esordito nel lungometraggio e ha portato in scena altre storie di violenza, sopraffazione e discriminazione, come in "Our day will come", nel quale ribalta la prospettiva ponendo al centro atti di violenza perpetrati contro i "per di carota", o ne "Il Mondo è tuo", dove rielabora le ispirazioni sociologiche in chiave gangster-movie. Qui, invece, ricerca una chiave realistica e riesce tutto sommato a restituire l'urgenza e la complessità delle tematiche.


Tutto parte dall'omicidio, impunito, di un ragazzo da parte della polizia. I suoi fratelli, residenti nel complesso periferico di Athena, reagiscono diversamente all'accauto. Karim (Sami Slimane), il più giovane e irrequieto, organizza una protesta che sfocia in guerriglia armata e, dopo aver assaltato il distretto di polizia, si asserraglia con i suoi seguaci all'interno del complesso, portando avanti una rivolta violenta. Abdel (Dali Bensallah), poliziotto e musulmano praticante, cerca di mantenere l'ordine all'interno del quartiere e di mediare con la polizia. Moktar (Ouassini Embarek), criminale irredento, cerca di salvare il suo tesoretto di armi, soldi e droga dal caos.



Gavras arriva ad una conclusione in parte inedita, ossia la fluidità tra le parti del conflitto. Parte da una divisione netta, sia spaziale che caratteriale, tra i personaggi. Tolto Moktar, dalla caratterizzazione debole e presente praticamente solo per dar corpo a quella criminalità che infesta tutte le periferia e lucra sulla disperazione, Karim e Abdel arrivano a scambiarsi i ruoli nel terzo atto. 
La furia del primo scatta all'uccisione del fratello, il secondo cambia lato della barricata quando è questi ad essere ucciso. Non c'è vera differenza: la violenza genera violenza e può travolgere nella sua spirale distruttiva chiunque. La segregazione, il degrado umano e materiale e il lassismo delle autorità generano mostri che non hanno bandiere. A maggior ragione quando, nel finale, si scopre come la rivolta sia stata pilotata ad hoc dall'estrema destra extraparlamentare, da quei facinorosi pronti a sfruttare la violenza a proprio vantaggio.




Preso atto degli echi da tragedia classica, con i personaggi che devono scegliere tra i legami affettivi e il dovere, Gavras ricerca una forma di realismo tramite l'uso dei piani sequenza, che restituiscono l'unità di tempo e luogo necessaria a dare il giusto ritmo agli eventi e al racconto degli stessi. Purtroppo cade nella trappola più ovvia e si abbandona ad un virtuosismo che stona con la ruvidità delle tematiche e crea una dissonanza insostenibile tra volontà ed esecuzione.
Che si somma, a sua volta, con le ingenuità di scrittura date dalla caratterizzazione di Moktar e del poliziotto Sébastien (Alexis Manenti), il classico buono e ingenuo che serve a dare un ritratto tutto sommato non troppo negativo delle forze dell'ordine.




"Athena" finisce così per cadere nel contradditorio: da un lato la volontà di restituire un quadro realistico e privo di luoghi comuni, dall'altro la scelta pigra di lasciare nel racconto dei personaggi piatti. Da un lato la decisione di dare una descrizione cruda, dall'altro il gusto per la ricercatezza estetica. Opposti inconciliabili che rendono la visione scomoda e il tutto artefatto e fasullo. Un peccato visto l'impegno profuso dall'autore e dal cast.


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