di Joji Iida.
con: Koichi Sato, Miki Nakatani, Hinako Saeki, Hiroyuki Sanada, Shingo Tsurumi, Daiseuke Ban, Shigemitsu Ogi, Yutaka Matsushige.
Thriller
Giappone 1998
Il successo letterario del "Ringu" di Koji Suzuki era una garanzia sufficiente per il successo del suo adattamento filmico. O almeno così pensavano i produttori della pellicola diretta da Hideo Nakata nel 1998; tanto che il suo sequel, "Rasen", trasposizione del secondo romanzo della serie, è entrato in cantiere praticamente in contemporanea al primo film, con il medesimo cast, ma ad opera di un regista diverso, quel Joji Iida all'epoca reduce dall'adattamento filmico del manga di culto "Tokyo Babylon" e che già aveva curato lo script dell'adattamento televisivo del primo romanzo nel 1995.
Le cose, purtroppo, non sono andate come previsto: "Rasen" viene letteralmente massacrato dalla critica e ignorato dal pubblico, distruggendo nel corso di poco tempo l'eredita di Suzuki e Nakata. Il che, purtroppo, è anche comprensibile.
"Rasen" inizia il giorno successivo alla fine di "Ringu". Ryuji (nuovamente interpretato da Hiroyuki Sanada) è morto, ufficialmente per cause ignote; ad eseguire la necessaria autopsia sul cadavere è il suo vecchio amico e ex collega di studi Mitsuo Ando (Koichi Sato), il quale non ha mai superato la morte del figlio, annegato qualche anno prima. Nel cadavere, Ando rinviene uno strano messaggio in codice che lo porta a scoprire la VHS maledetta, a rinvenire il diario di Reika e far luce sugli aspetti pià arcani della onryo Sadako.
Ma "Rasen" non è in realtà un horror, quantomeno non nel senso convenzionale del termine. Rispettando in maniera quasi religiosa le pagine del romanzo, Iida confeziona un piccolo thriller sovrannaturale più interessato agli aspetti psicologici e fantastici che alla tensione o alle suggestioni ultraterrene. La storia di Sadako viene così mischiata all'elaborazione del lutto di Ando, mentre la maledizione viene esplorata sul piano scientifico. Il che non è per forza di cose una cosa buona.
Riguardo il primo aspetto, l'aver inserito le visioni di un protagonista mentalmente afflitto cozza con la narrazione, la quale invece si focalizza principalmente sul mistero di Sadako, con la conseguenza che queste apparizioni mentali risultano sempre fuori luogo e talvolta persino forzate, come quando ad apparire è il "fantasma" di Ryuji.
L'aver poi dato una spiegazione scientifica al come la maledizione agisca toglie irrimediabilmente fascino alla stessa; non c'era davvero la necessità di spiegare che Sadako uccide le proprie vittime contagiandole con una sorta di vaiolo mutato causando una specie di tumore fulminante; ad affascinare nei racconti del terrore è il perché, non il come, proprio perché irrazionali, lontani da ogni classificazione scientifica comune. Sadako, così, non fa più davvero paura e diventa una sorta di "untrice ultraterrena" glorificata.
Queste "novità" sono anche la parte migliore, poiché per il resto la struttura ricalca praticamente quella dell'originale: abbiamo nuovamente un professionista chiamato ad indagare il mistero della VHS assassina che per tutta la prima parte cerca di razionalizzare l'accaduto. Nella seconda, fortunatamente, le cose cambiano, persino Sadako diventa un personaggio diverso, una sorta di succube sensuale, tanto che adesso ha il volto e il corpo della bellissima Hinako Saeki. Ma una volta scoperto l'arcano dietro il suo ritorno, tutto si appiattisce e le derive apocalittiche qui innestate finiscono per non avere il minimo mordente.
Quel che è peggio, la regia di Iida, benché graziata da qualche movimento di macchina azzeccato, è blanda e non riesce mai a colpire, a tenere alta l'attenzione e tantomeno ad intessere la giusta atmosfera.
"Rasen" è così un sequel malriuscito, che distrugge tutto il fascino dell'originale e non sfrutta il potenziale dato del romanzo. Il quale, paradossalmente, non ha distrutto del tutto l'eredità di Nakata, il quale tornerà alla serie con un nuovo sequel, "Ring 2", appena un anno dopo.
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