con: Yukie Nakama, Seiichi Tanabe, Yoshiko Tanaka, Kumiko Aso, Takeshi Wakamatsu, Ryushi Mizukami, Kaoru Okunuki, Daisuke Ban, Yasushi Kimura, Mami Hashimoto, Masako.
Giappone 2000
---CONTIENE SPOILER---
Laddove "Rasen" non era riuscito a stuzzicare l'interesse del pubblico per la continuazione delle gesta di Sadako, "Ringu 2" riuscì perfettamente nell'impresa di confermare lo status della onryo come icona horror amata dal pubblico. Quella di "Ringu" diventa così una saga vera e propria, la quale è tutt'oggi in corso tra revival, sequel diretti finanche di "Rasen" e persino quel "Sadako vs. Kayako", cross-over con l'altrettanto popolare saga di "Ju-On".
Ma è forse già nel 2000, ad appena due anni dalla sua nascita, che la serie trova l'apice, con l'uscita di "Ring 0: Birthday". Prequel che racconta le origini di Sadako e rivela (quasi) nel dettaglio ogni aspetto della maledizione, riprendendo parte del romanzo di Suzuki "Basudei", in parte ricostruito unendo alcuni racconti brevi pubblicati originariamente come distinti, ma finisce per essere una pellicola del tutto autonoma, persino parzialmente disancorata dai canoni del filone J-Horror e del cinema del terrore in generale.
Dopo un prologo ambientato nel presente, si torna indietro di 30 anni. Una giornalista in cerca di scoop, Akiko Miyaji (Yoshiko Tanaka), decide di investigare il caso della veggente Shizuko Yamamura (Masako), morta qualche anno prima durante una dimostrazione pubblica delle sue abilità. Si mette così in cerca della figlia Sadako (Yukie Nakama), ora adolescente, che cerca di superare il trauma della morte della madre unendosi ad una compagnia teatrale e che sembra possedere le sue medesime abilità.
Sadako è ora protagonista assoluta del racconto, ma non è ancora lo spirito diabolico in cerca di vendetta, bensì una ragazza tormentata. Non un demone, ma una vittima, personificata dalla bellezza candida e angelica dell'incantevole Yukie Nakama, la quale subisce costantemente gli abusi piscologici di chi la circonda, spaventato dal suo passato.
Il debito di ispirazione è chiaro, ossia la Carrie White del duo De Palma/King, tanto che quando nel 2005 Hideo Nakata sarà chiamato a dirigere il sequel del remake americano di "Ringu", "The Ring Two", vorrà proprio Sissi Spacek ad interpretare la madre della ragazza; ma la storia di Sadako ha lo stesso una sua personalità, data anche dall'ambientazione teatrale e dall'enfasi posta sulla struggente love-story con il tecnico del suono Toyama (Seiichi Tanabe).
Nella sua prima metà, questo prequel non è un horror vero e proprio, quanto un dramma psicologico con risvolti sovrannaturali. L'empatia per la bella Sadako scatta naturale e i veri mostri sono come al solito i "normali", quegli intolleranti la cui paura è basata sul pregiudizio, dal quale scaturisce la paranoia e l'ostilità verso il "diverso".
Se in un primissimo momento sembra che il "cattivo" della situazione sia il tirannico regista della piéce (un adattamento teatrale di "Occhi senza Volto" di Georges Franju che funge da doppio della storia della protagonista), ben presto si scopre come il vero male derivi dagli sguardi dei compagni della ragazza, da quei pettegolezzi irritanti vomitati a mezza bocca, dall'invidia per la sua bellezza ed il suo talento. E quando arriva l'irreparabile, la violenza si fa fisica, con il linciaggio della protagonista. Ed è a questo punto che il film cambia pelle.
Laddove la pista sovrannaturale era lasciata quasi ai margini della storia, con fenomeni psichici incontrollabili che venivano in soccorso di Sadako quando in pericolo, nell'ultimo atto i termini si invertono e la vittima diventa carnefice, con la vendetta verso i perpetratori del male che si fa incipit alla maledizione. Quel male che assalirà incondizionatamente chiunque gli capiti a tiro e che inizialmente si credeva fosse stato generato dai soli abusi paterni, si scopre ora come figlio dell'ottusità generale, trasformandosi definitivamente in una vendetta karmica.
Tanto che è azzeccato anche l'escamotage del doppio: alla morte della madre, Sadako si è scissa in due entità, una umana e dotata di un'innata capacità guaritrice, l'altra dotata dei poteri psichici distruttori e di natura demoniaca. All'uccisione della prima, le due si ricongiungono in un solo corpo, dando vita a quell'entità che diverrà una onryo, ma che qui possiede ancora un che di buono. Il padre putativo, quel dottor Ikuma che si credeva vero creatore del mostro, si scopre essere solo colui che ha cercato invano di distruggerla, finendo per liberarla nel mondo. E la scena dell'uccisione nel pozzo si fa così incredibilmente commovente, quasi insostenibile da guardare.
Al suo esordio nel lungometraggio di fiction, Norio Tsuruta sfoggia uno stile dinamico, lontano dai "canoni" del cinema nipponico e, grazie anche all'uso di luci contrastate e di forti chiaroscuri, crea immagini lontane dalla tradizione del J-Horror, più vicine all'estetica e allo stile del cinema di terrore occidentale. Con la conseguenza che questo prequel ha una sua identità forte anche sul piano strettamente visivo.
Cosicché "Ring 0" si configura, alla fin fine, come un capitolo decisamente più interessante dei due seguiti che lo hanno preceduto. Non un horror convenzionale e in parte neanche un horror tout court, bensì un fosco dramma di sicuro fascino.
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