Animazione/Sportivo
Giappone 2022
Quando, nel 1990, venne pubblicato il primo capitolo di "Slam Dunk", non c'era davvero un manga simile nel panorama editoriale. Non che gli spokon non spopolassero, tutt'altro; è solo che il basket non era uno sport particolarmente frequentato dall'industria dell'intrattenimento nipponica, complice anche lo scarso impatto che aveva avuto sul pubblico nel corso degli anni. Le cose cambiarono proprio grazie al successo di "Slam Dunk", che portò molti giovani giapponesi della Generazione X ad appassionarsi a questo sport fino ad allora ignorato.
Merito della matita e della penna di Takehiko Inoue, mangaka al primo vero successo e che diverrà uno dei più apprezzati al mondo anche grazie al purtroppo ancora non concluso "Vagabond". All'epoca ventenne, era appassionato della prima ora di pallacanestro e lascia che questa sua passione influenzi in tutto e per tutto questa commedia sportiva che trova una inusuale punta di originalità proprio grazie all'ambientazione.
La bellezza del manga è però data anche dal connubio tra serio e faceto, quantomai riuscito. Se il protagonista, il rosso Hanamichi Sakuragi, è un vero e proprio scapestrato burlone, il tono delle sue vicende diventa adulto quando si tirano in ballo temi quali l'amicizia, l'amore e soprattutto la tensione sportiva, garantendo così un tasso di coinvolgimento sempre alto. Così come riuscita è la caratterizzazione del resto dei personaggi, i quali divengono di volta in volta protagonisti di piccoli story-arc volti a delucidarne passato e carattere.
E su tutto, è il tratto pittorico di Inoue a rendere davvero eccellente una lettura già di suo ottima.
Il successo è praticamente immediato, tanto che già 1993 arrivò sugli schermi televisivi nipponici un riuscito adattamento anime che ne incrementa la popolarità. Arrivato anche in Italia nel 2000, dove si è contraddistinto per un adattamento, curato da Nicola Carrassi, che in opposizione alle censure e edulcorazioni effettuate dalle reti Mediaset all'epoca, eccedeva in doppi sensi e rincarava le dosi di umorismo spicciolo; scelta che di sicuro fa storcere il naso ai puristi, ma che rende la visione ancora più piacevole.
Pur tuttavia, l'anime si concluse nel 1996 lasciando in sospeso la storia: l'ultimo arco narrativo, con la sfida agli "imbattibili" membri del Sannoh non trova una trasposizione animata. Se non nel 2022, quando è lo stesso Inoue a co-dirigere un film d'animazione che porta in immagini dinamiche la conclusione della storia.
"The First Slam Dunk" non è però una semplice trasposizione del manga, quanto un adattamento che ne riadatta la storia e che funge non solo da epilogo, quanto anche come omaggio alla stessa.
La differenza più vistosa è data dal cambio del punto di vista sulla vicenda, che da Hanamichi passa al playmaker Ryota Miyagi. Scelta che permette a Inoue di esplorarne quel suo passato che nel manga non trovava spazio, rendendo così la storia generale più completa; soprattutto, permette anche ai neofiti di affezionarvici, costruendo la trama del film su due piani differenti, con la partita da una parte e flashback dall'altro.
Ryota è un ragazzo schiacciato dal peso del lutto; in primis quello del padre, poi quello del fratello maggiore ed exemplum vitae Sota, scomparso giovanissimo. Si ritrova così sin da subito a dover elaborare un doppio lutto e a dover fare i conti con una madre distrutta dal dolore. Situazione che lo porta a sviluppare una scorza fredda che gli permette di eccellere nello sport, usato sia per omaggiare il fratello, ex promessa, sia come mezzo di affermazione personale in un mondo ostile.
Se la cronaca della partita è così coinvolgente, la storia del protagonista riesce ad essere toccante senza mai scadere nel melenso o nel ricattatorio, riuscendo a tratti a commuovere davvero.
Inoue tiene bene i fili di entrambe le narrazioni e riesce a dare il giusto spazio anche agli altri memebri del cast, caratterizzati con pennellate veloci ma decise. La sbruffonaggine di Hanamichi, l'insicurezza dell'erculeo capitano Takenori "Gorilla" Akagi, la determinazione di Rukawa risultano vividi su schermo; e persino il capitano della Sannoh Sawakita trova una sua dimensione nei 124 minuti della pellicola. L'unico personaggio ad essere un po' sacrificato è forse il solo Mitsui, l'ex bullo la cui "redenzione" può apparire forzata allo spettatore che non ha letto il manga o visionato l'anime.
Coadiuvato dal veterano dell'animazione Yasuyuki Ebara, Inoue traspone alla perfezione il dinamismo delle sue tavole sul grande schermo, con immagini ricercate ed un uso certosino della musica; nel racconto, sa perfettamente quando accelerare e quando rallentare, quando interrompere l'azione per dar spazio all'introspezione, quando adoperare inserti umoristici senza farli stonare in un racconto serio e talvolta teso. Il risultato è un piccolo capolavoro di equilibrio dei toni, graziato da un'animazione che sebbene basata totalmente sui soliti modelli tridimensionali dalla fluidità talvolta troppo accentuata (che arriva a stonare nei flashback, causa il minore dinamismo dell'azione), riesce a restituire alla perfezione i movimenti dei giocatori e, così, ad incantare.
"The First Slam Dunk" è così un gioiello di tecnica e racconto, un vero e proprio atto d'amore verso l'opera originale, che completa in modo definitivo e perfetto, oltre che una pellicola riuscita e coinvolgente anche per lo spettatore occasionale. Caso più unico che raro.
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