lunedì 3 luglio 2023

Decision to Leave

Heojil kyolshim

di Park Chan-Wook.

con: Park Hae-Il, Tang Wei, Lee Jung-Hyun, Go Kyung-Pyo, Kim Shin-Young, Jung Younk Sook, Teo Yoo, Jeong Min Park, Seo Hyun-Woo, Yung Yi-Seo, Lee Hak-Joo.

Corea del Sud 2022
















---CONTIENE SPOILER---

Quando, nei primi anni 2000, il nome di Park Chan-Wook iniziò ad affacciarsi ai festival internazionali, si cominciò a parlare di "Nouvelle Vague Coreana" per indicare quel nugolo di autori sudcoreani che portava avanti le istanze di un cinema autoriale di grande impatto artistico ed emotivo, spesso caratterizzato dalla eterogeneità dei registri sapientemente mischiati. Autori poi divenuti celebri come Bong Joon-Ho, Kim Jae-Woon e quel Kim Ki-Duk che in realtà si era già affermato da qualche anno, riuscirono a portare sul piano internazionale l'interesse per una cinematografia nazionale fino ad allora per lo più ignorata.
E Park Chan-Wook, con la sua celeberrima "Trilogia della Vendetta", ha incarnato l'aspetto più popolare (e in parte pop) del filone, ma ovviamente identificare tutta la sua opera con questa celeberrima triade di film sarebbe riduttivo, poiché il suo cinema è ancora più profondo e sfaccettato di quanto si possa credere guardando anche solo quei tre capolavori. Come dimostra, da ultimo, "Decision to Leave".



Busan. Jang Hae-Joon (Park Hae-Il) è un capo ispettore della polizia dal forte senso del dovere. Le cose cambiano quando incontra la bella Song Seo-Rae (Tang Wei),  giovane immigrata cinese il cui marito sembra essere morto accidentalmente, ma la quale pare nascondere qualche segreto.
Park riesce a fondere, come da tradizione, tracce e registri, unendo una love-story da noir ad un poliziesco vero e proprio, iniettando a tratti forti dosi di umorismo. La narrazione regge benissimo, complice anche il suo stile virtuosistico che qui trova una nuova vetta nell'uso delle proiezioni mentali del protagonista. Ma è tutto il lavoro sui personaggi che rende "Decision to Leave" il capo d'opera che è.



Jang Hae-Joon è un uomo che ha il controllo della sua vita; o che almeno crede di avere. Poliziotto indefesso e amante del suo lavoro sino all'ossessione e marito affiatato, vive una doppia vita che lo appaga e che contemporaneamente lo sfianca, con l'insonnia come avvisaglia di un malessere celato nel profondo.
Song Seo-Rae è una donna bellissima e provata da una vita difficile. Immigrata giunta in Corea del Sud dopo un naufragio che l'ha ridotta in fin di vita, subisce le violenze di un compagno possessivo e porta sulla coscienza l'eutanasia della madre, che cerca di somatizzare tramite il lavoro come badante.
Il loro incontro è casuale, l'amore che finisce per legarli molto di meno.




All'inizio è Jang Hae-Joon a provare attrazione per Song, colpito dalla sua bellezza e dalla sua fragilità. Si insinua nella sua vita con la scusa dell'indagine, ne carpisce abitudini ed emozioni che poi usa a suo vantaggio per restare con lei. Ma nella seconda parte i termini del rapporto si invertono: laddove Song poteva inizialmente rientrare nell'archetipo della femme fatale, con la storia dell'omicidio del compagno e della manipolazione del poliziotto innamorato che affondano le loro radici nella più pura tradizione del noir classico (ricordando in parte la dinamica di "La donna che visse due volte"), è poi Song a divenire il soggetto attivo nel rapporto amoroso, colei che resta affascinata dalla sua controparte forse proprio a causa della sua serietà, della sua capacità di abbandonare i sentimenti quando questi si fanno pericolosi, cosa che a lei non riesce. Non per nulla, il quesito rivolto esplicitamente è il classico: "Perché le donne si innamorano degli stronzi?". Al quale nessuno sa davvero dare una risposta effettiva.




Tramite il punto di vista principale di Jang Hae-Joon assistiamo al dipanarsi degli eventi, al disvelamento di una (doppia) storia di omicidio in realtà semplice, ma resa complicata dall'azione degli stessi personaggi, dalla loro incapacità di relazionarsi e venire a patti con i loro sentimenti. proprio sulla scorta di quest'ultimo aspetto, Park adotta spesso la prospettiva di un occhio morto, ossia quello di un cadavere, di un pesce o di uno smartphone, ossia di esseri privi di sentimenti.
Il racconto si fa così profondamente emozionante e coinvolgente anche grazie alle ottime interpretazioni di Park Hae-Il e Tang Wei, che fanno loro i personaggi riuscendo a convogliarne le emozioni su schermo con la forza dello sguardo e di pochi gesti.



"Decision to Leave" riesce così a fondere abilmente due tracce narrative e due registri diversi, riletti e assimilati da Park Chan-Wook in modo sublime, per creare una storia affascinante e riuscita, un piccolo-grande gioello di narrativa filmica.

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