venerdì 23 ottobre 2020

Roma

di Federico Fellini.

con: Peter Gonzales Falcon, Fiona Florence, Anna Magnani, Pia De Doses, Stefano Mayore, Franco Citti, Eleonora Giorgi, Federico Fellini, Alvaro Vitali, Gore Vidal, Cassandra Peterson.

Italia, Francia 1972















Roma la magnifica, Roma la puttana, Roma matrona, Roma popolana. Roma, la Città Eterna, eternamente uguale, trasfigurata ma mai davvero sfigurata dagli anni (almeno allora). Forse solo un artista come Fellini poteva ritrarla in modo tanto vivido e veritiero, tanto fantasioso e gioioso. Non solo grazie al suo occhio immaginifico, ma soprattutto per il suo stato di "provincialotto" cresciuto nel mito di quella capitale che, una volta incontrata, lo abbaglia e conquista. "Roma" è la Roma di Fellini, una Roma più vera del vero e al contempo falsa, mistificata perché filtrata dall'immagine e dal ricordo, prima ancora che dalla macchina da presa. E, come direbbe Kubrick, la fotografia della fotografia del reale è più reale del reale.



Come ne "I Clowns", Fellini apre questo suo omaggio con la rielaborazione del ricordo d'infanzia. Il giovane Federico conosce Roma dai racconti di paese, dalle lezioni di storia e, non per ultimo, il cinema, che già nei negli anni '20 si colorava delle geometrie classiche della Roma antica. Il ricordo, come sempre, è misto all'immaginazione, alla rielaborazione del fatto in via visionaria.
Continuando, il ricordo personale si fa storia universale; è il 1939 e un giovane Fellini si trasferisce nella capitale, facendo subito conoscenza dei suoi coloriti abitanti. Il primo contatto con i "romanacci" rivive con colori sgargianti: la Roma del giovane Fellini altro non è se non un "paesone", dove la gente si riunisce in strada per mangiare assieme, dove i teatri della rivista sono infestati dai "burini" che si divertono a tediare gli artisti.
Questa è la Roma popolare, ma anche la Roma del ricordo, ricostruita in studio, con le sue architetture più famose (Colosseo compreso) che divengono iperboliche, trovando nell'immaginazione una forza ancora più dirompente del vero.



Ma Roma è anche città moderna. Il Fellini cineasta ci accompagna al sua ingresso tramite il Grande Raccordo Anulare, dove, in una sovrapposizione tra realtà e finzione, la vera Roma diviene protagonista. Una Roma caotica, dove orde di giovani occupano le strade predicando l'amore libero. Una Roma "matrona", una donna dai seni enorme che accoglie chiunque nel suo placido grembo.




La commistione tra patrizi e plebei viene portata in scena in modo curioso, affiancando i postriboli dei popolani a quelli dell'alta borghesia. Due luoghi diversi da un punto di vista scenografico, uguali per i personaggi che la popolano, in fondo due facce della stessa medaglia.
Il punto di vista si alterna, così, tra quello del giovani Fellini e quello del Fellini autore, filtrato dalla macchina da presa. La messa in scena alterna immagini reali a rielaborazioni di luoghi comuni della città; e trova un ideale punto d'incontro nella lunga sequenza della metropolitana, dove gli scavi della linea principale, con la loro modernità descritta come un mostro che fagocita il sottosuolo della capitale, finisce per sfociare nel passato, nelle reliquie della Roma imperiale, le quali vengono polverizzate dal contatto con l'aria della Roma moderna, immagine sibillina di una capitale che forse la modernità è davvero riuscita a distruggere, anche se con qualche decennio di ritardo rispetto a quando previsto dall'autore.



Per tutto il film non ci si accosta mai al Vaticano, il quale viene a stento nominato. La Roma cardinalizia rivive così solo nel sogno dell'antica nobildonna, che rivive il ricordo di una grottesca sfilata di abiti per prelati, sempre più iperbolici sino a arrivare al kitsch, perfetta rappresentazione di un'immagine spirituale che, per inseguire mode e gusti, perde ogni forma di rispettabilità.



E per chiudere questo excursus tra fatti e ricordi, Fellini si affida al volto della Magnani, qui in quella che sarà la sua ultima apparizione, perfetto per simboleggiare lo spirito di una città al contempo nobile e popolana.


Fellini riesce così a creare un ritratto perfetto, una rielaborazione personale, tra ricordi, fantasia e impressioni, che si fa perfetta immagine di una città unica, perfezionando il discorso stilistico che troverà poi perfetta maturazione nel successivo "Amarcord".



EXTRA

Esordio assoluto per la bellissima Cassandra Peterson, che qui compare come extra nei panni di una giovane hippie. 



La Peterson troverà fama a partire dagli anni '80 nei panni della mitica Elvira.


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