venerdì 9 ottobre 2020

La Cosa

The Thing

di John Carpenter.

con: Kurt Russell, Keith David, Wilford Brimley, T.K.Carter, David Clennon, Richard Dysart, Charles Hallahan, Peter Maloney, Richard Masur, Donald Moffat, Joel Polis, Thomas Waites.

Horror

Usa 1982












Con dalla sua parte una scia di successi, nel 1982 John Carpenter aveva dimostrato di essere non solo un cineasta in grado di creare pellicole spettacolari con budget inesistenti, ma anche di saper intercettare i gusti del pubblico creando ottimi risultati di cassetta. Era inevitabile, a questo punto, la collaborazione con un grande studio di Hollywood per la creazione di un film ad alto budget, che si concretizzò ne "La Cosa", forse il suo supremo capolavoro.



Tutto parte con un film del 1951, "La Cosa da un altro mondo", pellicola di culto, molto amata dall'autore e persino citata nel suo "Halloween- La Notte delle Streghe", diretta da Howard Hawks il quale, vergognandosi di associare il suo nome ad un puro B-Movie, accreditò come regista il solo Christian Nyby, suo fido montatore.
Tratto dal racconto di John W.Campbell Jr. "Who goes there?" del 1938, il film di Hawks immaginava il contatto tra la razza umana e un misterioso alieno, il cui ufo viene ritrovato nei ghiacci artici. Tornato alla vita grazie agli studi di alcuni scienziati in una stazione artica, questa strana creatura, ibrido tra una pianta e un essere organico vero e proprio, comincia a mietere le vittime tra i ricercatori, finché i coraggiosi militari non riescono a neutralizzarla.



Pellicola storica, purtroppo invecchiata malissimo, "La Cosa da un altro mondo" era già vecchio nei primi anni '80, quando il gruppo di autori della New Wave Horror si rifà a quel cinema "di serie B" che li ha formati già dall'infanzia. Artisti quali Stuart Gordon, Joe Dante, Tobe Hooper e lo stesso Carpenter, tra gli altri, riprenderanno stili e stile di tanto cinema di genere anni '50 aggiornandolo alla sensibilità e alla tecnica degli '80 per creare pellicole talvolta indimenticabili.
Ma il contatto tra Carpenter e questo suo perfetto remake è stato del tutto casuale: il progetto era già in fase di sviluppo alla Universal quando lui subentra a Tobe Hopper, il quale aveva già sviluppato una prima stesura dello script il quale non sarà abbandonato, solo rimaneggiato dall'autore assieme allo sceneggiatore Bill Lancaster (autore della serie de "Gli Orsi", commedie sportive per ragazzi molto in voga alla fine degli anni '70). Questo nuovo adattamento si rifà in maniera più diretta al racconto originale di Campbell Jr., rendendone più esplicita l'influenza lovecraftiana.




Ammiratore delle opere dello scrittore di Providence, Campbell si rifà al capolavoro "Le Montagne della Follia" per l'incipit e il setting. In Antartide (il film di Hawks spostava l'azione al Polo Nord), un gruppo di scienziati ritrova un organismo alieno il quale, risvegliatosi, si rivela essere una letale creatura in grado di imitare le fattezze di chiunque entri in contatto, così come di infettare con il suo DNA le inermi vittime.
L'influenza dell'opera di Lovecraft è palese: un male oscuro, alieno e antico si risveglia tra i ghiacci e gli esploratori che lo hanno risvegliato devono loro malgrado scontarne le conseguenze. Tuttavia, Campbell riesce a declinare il tutto in modo originale e Carpenter ne riprende i topoi elevandoli all'ennesima potenza.





Rispetto al film di Hawks, Carpenter elimina tutti i personaggi femminili e, rifacendosi alle pagine del racconto, cuce la storia addosso ad un variegato gruppo di scienziati e lavoratori di un centro ricerche in Antartide, la stazione 31. 
Come in "Alien", anche ne "La Cosa" scenografia e macchina da presa sono parti essenziali nella creazione della tensione. Carpenter usa nei primi minuti un punto di vista autonomo per aggirarsi nei corridoi della stazione, lascia che sia lo spettatore ad immergersi nell'atmosfera cupa e claustrofobica, per poi riprendere il punto di vista dei personaggi.
L'ensamble di protagonisti tende ad essere il vero centro dell'attenzione, benché il MacReady di Kurt Russell è spesso il motore dell'azione. Del gruppo, ciascun membro è caratterizzato in modo da poter risaltare con alcuni tratti caratteriali più marcati, come la strafottenza di Nauls, l'amore per i cani di Clark o la virilità di Garry, espressa dall'uso del revolver. Nell'insieme, il cast funziona eccellentemente ed è facile avvicinarsi a ciascun personaggio e al suo punto di vista sugli eventi.




Carpenter riesce a creare una tensione costante basata sulla paranoia. Chiunque può essere l'alieno o anche esserne infettato, tutti i personaggi dubitano dell'un l'altro e con loro anche lo spettatore che, almeno alla prima visione, non sa come gli eventi possano evolversi. 
Facile è vedere in questa minaccia invisibile una metafora del comunismo o, in tempi contemporanei, del terrorismo, che si insinua non visto nella società pronto a farla deflagrare all'improvviso. Sull'argomento, l'autore non si è mai sbilanciato, ma è forse più giusto vedere nel suo film un ritratto universale sulla paura di un male occulto e ignoto, che attacca l'uomo dal di dentro, distruggendone la mente prima delle carni.
La suspense raggiunge vette incredibili anche grazie allo score, minimale e efficace, di Ennio Morricone, per poi culminare in sapienti jump-scare, tutti perfetti per tempistiche ed esecuzione, i quali annunciano l'entrata in scena degli incredibili effetti di Rob Bottin.




La forma, o per meglio dire la "non-forma" dell'alieno è forse quanto di più originale si sia mai visto in una pellicola di genere. A Carpenter non interessava portare in scena il classico mostro interpretato da un attore in costume, si affida quindi totalmente a Bottin (e in parte anche a Stan Winston, in veste di collaboratore) per creare degli animatronici perfetti nel dare vita a delle visioni infernali. La "cosa" è un tumore impazzito, un corpo che, al pari dei mutanti di Cronenberg, si riproduce in una jungla di arti e appendici che lo sfigurano trasformandolo in una creatura "altra", lontana da ogni possibile classificazione razionale; un doppleganger che parte da un corpo umano per trasformarsi in un organismo in cui ogni escrescenza è un essere autonomo, per questo incredibilmente letale.
Gli sfx di Rob Bottin sono un vero e proprio capolavoro di tecnica animatronica, che oggi risaltano maggiormente proprio grazie alla loro natura analogica, donando all'alieno un carattere smaccatamente fisico che neanche la moderna CGI sarebbe in grado di restituire.




La narrazione è sempre tesa, il ritmo dilatato in modo da far immergere lo spettatore negli eventi, mai davvero lento, costantemente tirato verso la suspense. Carpenter raggiunge l'apice della maestria riuscendo a tenere sempre alta la tensione, riuscendo ad intercalarla efficacemente con gli spaventi e il gore. La messa in scena è semplicemente perfetta nel suo riuscire a trasmettere il pathos e l'orrore insito negli eventi. L'unica caduta di tono è data da un climax troppo veloce e convenzionale, il quale, per fortuna, prelude ad un epilogo dall'incredibile ambiguità, magnifica nota di chiusura di un capolavoro il cui valore non risiede unicamente nella sua natura di film di genere, ma che trascende genere e classificazioni per arrivare a sfiorare l'arte pura.



Purtroppo, "La Cosa" è anche la storia di un flop immane: uscito nell'incredibile estate americana del 1982, è stato letteralmente seppellito dal successo di critica e pubblico di "E.T." (al pari di "Tron" e "Blade Runner"). Mentre in Europa riscosse più successo, negli Usa il film fu sepolto dalle stroncature: i critici etichettarono Carpenter con l'epiteto di "pornografo della violenza" e per lungo tempo, "La Cosa" è rimasto come una sorta di "pecora nera" nella sua pur apprezzata filmografia.
Il tempo ha ovviamente dato lui ragione: come un vero cult movie, il suo capolavoro è stato riscoperto e rivalutato per sino dai suoi originari detrattori e oggi è universalmente considerato come un classico. Giustamente.


EXTRA

Ottenuto lo status di pellicola di culto a partire dalla fine degli anni '90, anche "La Cosa" è stata oggetto di omaggi, sequel e remake.

Nel 2002, Computer Artworks ha sviluppato un survival horror che funge da sequel al film.


Caratterizzato da una meccanica di gioco inedita e intrigante, basata sul grado di fiducia dei compagni, questo adattamento/sequel ha riscosso un ottimo successo di pubblico e critica. Persino Carpenter lo ha apprezzato al punto di affermare come la storia alla base del gioco sia la continuazione ufficiale di quella del film.

Nel 2011, il remake inutile d'ordinanza, questa volta travestito da prequel, il quale prova a riprendere la formula di Carpenter ma finisce per essere solo noioso e prevedibile.



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