lunedì 10 gennaio 2022

La Perdizione

Mahler

di Ken Russell.

con: Robert Powell, Georgina Hale, Lee Montague, Miriam Karlin, Rosalie Crutchley, Guy Rich, Richard Morant, Antonia Ellis, Dana Gillespie.

Biografico

Inghilterra 1974













Ottenuta la fama con "I Diavoli", Russell torna inizialmente al suo primo amore, ossia la biografia dei grandi compositori. Con "Mahler" si approccia alla vita di Gustav Mahler (1860-1911) con gusto sperimentale, creando un'opera che forse non ha la forza di "The Music Lovers", ma rende lo stesso giustizia ad un grande artista.


Nel 1911, ad una settimana circa dalla morte, Gustav Mahler (Robert Powell) rientra a Vienna dopo un tour in America, accompagnato dalla moglie Alma (Georgina Hale). Il tragitto in treno è costellato dai ricordi della sua vita, dalla paura per la perdita dell'amore, dagli errori e dai lutti.


Un viaggio come metafora di una vita. Un percorso a ritroso frammentato e intramezzato da sogni e visioni. Russell adopera una messa in scena totalmente libera, alternando il rigore della verosomiglianza all'efficacia del' grottesco. Impossibile non innamorarsi della sequenza de "Il Convertito", vero e proprio film nel film con in quale si da corpo alla conversione al cristianesimo del compositore, usata come puro strumento per divenire direttore dell'orchestra sinfonica di Vienna.
Con piglio grottesco ed espressivo, Russell dà vita ad una situazione, appunto, grottesca, una conversione fatta ad hoc per compiacere una vecchia valchiria antisemita, con una favola nordica reminiscente del mito di Sigfrido e proiettata verso il futuro nazista.


Su tutto vigila l'ombra della morte, che segue letteralmente Mahler ovunque vada, con la scomparsa del fratello e della figlioletta a fare da spartiacque nella sua vita. L'altra sequenza da antologia è quella del funerale immaginario, dove l'eros e il thanatos si sovrappongono: morta la scomoda figura del compositore, la moglie è libera di concedersi allo spasimante Max, in un trionfo di libido e disperazione
Ma all'inevitabilità della fine, Russell contrappone la voglie di vivere ritrovata, la comunione rinsaldata con la partner, con un finale lieto, benché contrassegnato dalla precoce scomparsa del protagonista.


La vita del compositore viene scomposta e sviscerata. Oltre agli episodi cardine, Russell pone l'enfasi sull'infanzia, su quella formazione ferrea che il protagonista finisce per rifiutare, allontanadosi dalle lezioni di piano per riabbracciare la natura (complice il personaggio messianico del Vecchio Nick). Torna il simbolo dell'acqua, che però qui è solo inizalmente mortale: dopo averla abbracciata, Mahler la usa come fonte d'ispirazione, divenendo parte essenziale di quella natura alla base delle sue opere. Fondendosi con i suoni del cosmo, Mahler trova la vera ispirazione, riesce a creare una musica nuova, lontana dagli stereotipi dell'epoca, perfettamente in linea con quella forma di avanguardismo propria dei veri maestri.


Con un uso inedito dell'illuminazione naturale, Russell dà vita a visioni potenti ed il cast è azzeccato. Purtroppo la biografia di Mahler non ha la forza di quella di Liszt o Tchaykovsky, riuscendo a sorprendere ma non a coinvolgere davvero. La grandezza del suo autore è però lo stesso perfettamente incapsulata in questi magnifici 100 minuti di cinema e musica.

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