lunedì 29 gennaio 2024

Povere Creature!

Poor Things

di Yorgos Lanthimos.

con: Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Yousseff, Hanna Schygulla, Kathryn Hunter, Jerrod Carmichael, Christopher Abbott,  Suzy Bemba.

Grottesco/Erotico

Regno Unito, Usa, Irlanda 2023















Se è vero che la società moderna trova le sue radici più profonde nell'era vittoriana, allora è lì che bisogna cercare i semi dei mali che la affliggono. A Lanthimos questo nesso ovviamente non sfugge e per questo, portando su schermo le pagine del romanzo omonimo di Alasdair Gray, con "Povere Creature!" stila un vero e proprio compendio sulle radici del femminismo e sulla sua necessaria affermazione; riuscendo al contempo a creare l'apologo femminista più riuscito degli ultimi anni.




Bella Baxter (Emma Stone) non è una donna comune: è la creatura del dottor Goodwin Baxter (Willem Dafoe), chirurgo a metà strada tra il genio e la pazzia, che l'ha creata unendo il corpo di una donna morta suicida con il cervello della bambina che portava in grembo. Esperimento fin troppo riuscito, Bella decide di uscire nel mondo per scoprirlo e comprenderlo.





Ed è dallo sguardo di Bella che tutto parte. Moderna Candido di Voltaire, è una bambina in un corpo di donna la cui sessualità è la prima scintilla verso la maturazione. Una sessualità irrefrenabile, che si appaia alla sua innata sensualità, a quell'ascendete che ha sugli uomini che la porta a trovare ogni partner possibile.
L'emancipazione parte quindi dalla maturazione sessuale e la prima lezione che la donna impara è l'impossibilità che la società impone in tale senso. Ed è qui che l'ambientazione vittoriana diventa essenziale: il mondo di "Povere Creature!" è una sorta di inconscio moderno, un universo steampunk dove passato e presente si mescolano in un'unica realtà sempiterna nella quale i vizi del passato diventano i drammi del presente.



Il diciannovesimo secolo diventa la gabbia definitiva per una protagonista che esce da quella nativa solo per trovarne sempre di nuove. La prima è il talamo, il letto condiviso con quell'amante focoso, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), stallone fiero della propria virilità e finto libertino, che cede sotto il peso delle convenzioni sociali, prima catena con la quale imprigiona la partner.
Bella, con le sue iniziali movenze che ricordano la Frankenhooker di Frank Henenlotter, è una bambina curiosa la cui indole viene schiacciata dalle convenzioni, dal buon vivere, dalle "regole della buona società" che anziché tutelare l'individuo dagli eccessi altrui ne castrano ogni possibile affermazione. La prima delle quali è, appunto, la scoperta di una sessualità che vada al di là del singolo partner, che possa portare la donna a scegliere il proprio compagno piuttosto che limitarsi ad essere l'oggetto della sessualità altrui (e in tal senso, Bella è simile alla Abigail di "La Favorita", la quale a inizio film è il semplice trastullo del piacere altrui).




Con il secondo capitolo arriva la seconda realizzazione. La nave da crociera diventa una capsula attraverso la quale Bella prende coscienza della disparità sociale e inizia a maturare anche umanamente.
L'incontro con la coppia formata da Martha (Hanna Schygulla, non a caso nel cast) e Harry (il comico Jerrod Carmichael, qui in un ruolo serissimo) la porta a interrogarsi su come approcciare gli orrori sociali, con un rigetto del fatalismo nietszchiano e l'abbraccio di una forma di ottimismo speranzoso, tipico del femminino. Cui consegue l'arrivo nelle ultime due gabbie, ossia il bordello e la casa coniugale.
Due luoghi speculari eppure del tutto uguali. Il primo è dove la sua sessualità (ri)trova una briglia sciolta, anche se solo in modo apparente, con la curiosità e l'esuberanza che vengono ricondotte sotto l'egida del mercato. Mentre il secondo, letteralmente lastricato di sangue, è dove la sessualità viene inderogabilmente distrutta (la minaccia dell'escissione), ingabbiata nell'ambito della riproduzione e finanche surrogata nelle forme della violenza. Ed è in quest'ultimo aspetto che "Povere Creature!" trova una forma di originalità filosofica.



Per Lanthimos, la società capitalistica ha sostituito la sessualità con la violenza prima ancora che con la mercificazione. L'esternazione sessuale è sostituita dalla sottomissione, talvolta iraconda e talvolta beffarda, del più debole, sia esso la donna, sia esso un qualsiasi essere umano in una forma di subordinazione. Laddove la dominanza maschile ha portato ad una forma di possesso del maschio sulla donna, l'imposizione di una serie di valori totalmente improntati all'utilità ha portato a galla una falsa morale che ha finito, inavvertitamente o meno, con l'annientare la sessualità maschile, sostituendola con la distruzione del prossimo. Da cui il personaggio di Alfie Blessington (Christopher Abbott) e il suo revolver carico che sostituisce il fallo eretto, in una metafora che sembra uscita dritta dritta dal "Dillinger è Morto" di Ferreri.
L'origine della definitiva subordinazione femminile è in fondo da ricercare qui, ossia nel doppio standard dato all'esuberanza maschile vita come sacrosanta e dalla sostituzione del valore della sessualità con quello della sottomissione coatta altrui.



Pur tuttavia, il XIX secolo è anche quello del trionfo della razionalizzazione, della distruzione dei rapporti umani sul piano sociale (in antitesi al sorgere della letteratura romantica) in favore della sperimentazione sociale e scientifica. Godwin, in tale contesto, è la figura cardine, l'archetipo dello scienziato che gioca a fare Dio (nel nome e di fatto) con tanto di zoo privato di bizzarri ibridi animali, il quale è però a sua volta vittima di un genitore privo di empatia che ne ha distrutto il corpo fino a ridurlo ad un vero e proprio quadro cubista vivente (non per nulla, gli infanti sono le altre vittime predestinate di tale epoca storica, ingranaggi usati cinicamente nella macchina capitalistica); l'affetto verso Bella, quell'esperimento divenuto figlia in tutto e per tutto, diventa così appiglio che lo redime. 
Redenzione che arriva in un mondo dove tutte le figure maschili sono in un modo o nell'altro imperfette: il sadico (Alfie), il debole (Duncan), l'imbelle (l'assistente di laboratorio e promesso marito Max) e il cinico (Harry), una galleria di figure negative che riesce tuttavia a non scadere mai nella misandria gratuita grazie al loro ruolo archetipico.



Restando ancorato alla forma narrativa propria del romanzo, Lanthimos trova un suo spazio nella messa in scena, che rende questa sua ultima fatica davvero memorabile. 
I suoi famosi grandangoli esagerati e fish-eye apocalittici trovano una trionfante ragione d'essere in un racconto iperbolico, dove ogni singolo tema, ogni singola linea narrativa e battuta è gonfata verso il caricaturale. Ma, contemporaneamente, molteplici sono questa volta le fonti di ispirazione stilistico-estetiche. 
La più palpabile, soprattutto nel capitolo della nave, è quella di Rainer Werner Fassbinder, da cui anche la presenza della Schygulla, quasi un nume tutelare; laddove la tematica dell'amore come possesso dell'oggetto amoroso e sfruttamento del partner è parte integrante della storia, quei colori caldi e pieni non posso far tornare alla mente il felliniano battesimo del cinema queer di "Querelle de Brest". Mentre quelle ipnotiche carrellate all'indietro che sovente fanno capolino (pur se talvolta spezzate nel montaggio) sembrano uscite da un film dell'amato Kubrick.
Tale unione di stili ed influenze porta ad una visione bizzarra e magmatica, perfetta rappresentazione estetica di un racconto perennemente sopra le righe, grottesco nel suo voler sovvertire ogni regola di bon ton, trasformando uno spaccato d'epoca in un ritratto post-modernista urlante, un ritratto dove la volgarità è una forma di gustosa provocazione. Che trova poi un risvolto quasi polemico delle scene di sesso esplicito, portate in scena senza vergogna sia in nome di una coerenza estetico narrativa totalizzante, sia come sberleffo gustoso verso la rinascita del puritanesimo filmico del XXI secolo.




Al di là della messa in scena, Lanthimos si limita a creare un apologo femminista restando sempre all'interno di territori già esplorati. Il viaggio formativo di Bella Baxter non è diverso da quello di molte altre protagoniste di tanta letteratura femminista, ma di questo ne è pienamente cosciente, da cui le citazioni esplicite ad alcuni degli autori che lo hanno ispirato.
Pur non potendosi definire originale, "Povere Creature!" resta lo stesso un'opera riuscita, una storia di emancipazione tanto immediata quatno veritiera in una confezione ammaliante.

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