con: Sydney Sweeney, Álvaro Morte, Simona Tabasco, Benedetta Porcaroli, Giorgio Colangeli, Dora Romano, Giulia Heathfield Di Renzi, Giampiero Judica.
Horror
Usa, Italia 2024
---CONTIENE SPOILER---
Con un budget di circa 9 milioni di dollari e un incasso mondiale (ad oggi) di circa 28, Immaculate non è certo stato un successo da strapparsi i capelli, eppure già alla sua uscita in Usa, qualche mese fa, si è molto parlato di questo piccolissimo horror demoniaco. Il perché sembra riguardare più che altro la presenza di Sydney Sweeney, oramai sulla via dello stardom nonostante abbia sotto suo nome praticamente il solo successo di Anyone but You. E la presenza della bellissima starlette è uno dei pochi veri motivi di interesse di un horror che presenta una vera e propria parata di cliché, sebbene conditi da qualche idea interessante e da un'esecuzione non malvagia.
La storia è quanto di più scontato si possa immagine: Cecilia, novizia americana, si reca in un convento adibito a casa di cura nelle campagne laziali per prendere i voti e presto scopre di essere rimasta incinta per miracolo. Un luogo comune abusato dai tempi di Rosemary's Baby, quello della gravidanza diabolica, che quest'anno è stato al centro anche di Omen- Le Origini del Presagio, uscito in patria giusto una decina di giorni dopo dopo Immaculate.
Il film della Sweeney, in compenso, ha la novità di presentare suore sboccate che si lavano con una tunica che lascia intravedere i seni e che fanno feste a base di vino sedute ad un tavolo a forma di croce, come in un revival del nunsploitation anni '70. La verosimiglianza non è certo nelle corde della regia di Michael Mohan e alla fine il racconto regge per altri motivi.
In primis il lavoro degli attori; la Sweeney ha capito di dover dimostrare di non essere solo un bel viso su di un corpo di dea dell'amore e si impegna tantissimo in ogni scena (come accadeva in Madame Web), riuscendo davvero nell'intento di presentarsi come un'attrice vera e propria. Álvaro Morte toglie gli occhiali del professore de La Casa di Carta per indossare la tonaca e sebbene sia troppo giovane per il ruolo, alla fine risulta anche lui credibile. Benedetta Porcaroli fa la suora ex donna di strada con una bocca da fogna e a tratti ruba la scena, mentre tutte le altre attrici risultano davvero in parte nel ruolo delle monache malvage. In compenso, Giampiero Judica mette in imbarazzo ogni volta che apre bocca, visto che non si fa doppiare.
Tutta la tensione si snoda in modo classico: nel convento c'è qualcosa di sinistro, strani rumori, strani fenomeni, strane vecchiette a un passo dalla morte che si comportano in modo strano. Suor Cecilia vaga per i corridoi beccandosi lo spavento di turno, sovente ottenuto con il più classico jump-scare. La regia di Mohan, semmai, riesce ad essere simpatica in primis perché bene o male a tratti azzecca la giusta atmosfera (quando ovviamente decide di non voler sconfinare nel kitsch), in secondo luogo grazie a dei tocchi splatter solitamente alieni negli horror demoniaci mainstream, i quali riescono a introdurre un fattore di shock in una costruzione dell'elemento orrorifico altrimenti sempre convenzionale.
Al di là dello splatter, a sorprendere positivamente sono il risvolto della storia, con la rivelazione sull'effettiva natura della gravidanza, e soprattutto la costruzione delle scene della regia.
Il colpo di scena risiede nel fatto che alla fine di demoniaco non c'è quasi nulla; ad instillare la gravidanza miracolosa è stata la scienza, con il prete di Álvaro Morte che ha deciso di clonare Gesù e farlo tornare sulla Terra prima del tempo; non è chiaro poi se tale piano che non sfigurerebbe in un fumetto sia limitato alla frangia di ecclesiasti che risiedono in quel dato convento o se sia condiviso da tutta Roma; proprio per questo il film è stato accusato di blasfemia, quando di blasfemo non c'è davvero nulla visto che la protagonista legge apertamente il passaggio della Bibbia dove si mette in correlazione tale piano da villain con l'influenza del diavolo.
Una trovata certamente bizzarra che concede al tutto un alone di necessaria originalità.
L'altro motivo di interesse è la regia di Mohan, che sebbene pecchi in trovate pacchiane, quando si tratta di costruire la singola scena sa come fare, con soluzioni accattivanti come la panoramica che parte dallo specchio per arrivare al corpo martoriato della protagonista nella scena in cui viene azzoppata o quel bel epilogo girato come un primo piano in piano sequenza, che permette anche alla Sweeney di sfoggiare le sue doti di attrice.
Immaculate riesce così nell'intento di essere un horretto tutto sommato godibile. Nulla di rimarchevole o particolarmente memorabile, praticamente un onesto B-Movie stagionale.
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