di Michael Sarnoski.
con: Lupita Nyong'O, Joseph Quinn, Alex Wolff, Djimon Hounsou.
Horror/Catastrofico
Usa, Regno Unito 2024
La riuscita del dittico di A Quiet Place è tutta dovuta al modo nel quale John Krasinski ha saputo sfruttare quella che è praticamente una gimmick, ossia di fare un film senza dialoghi e dove i personaggi sono braccati da creature attirate dal suono. Nulla di davvero originale, ma eseguito a dovere, tanto che quei due film, tutto sommato piccoli, risultano gustosi esempi di cinema del terrore mainstream con un'anima da B-Movie ben congegnati
Giorno 1 è un prequel che forse non aveva motivo di esistere, questo perché, al di là del motivo classico secondo cui è inutile raccontare una storia il cui finale è scontato, acuisce quello che era il vero difetto del primo film, ossia l'improbabilità della risoluzione, con il punto debole dei mostri chiaro a tutti tranne che agli abitanti di quel mondo.
Fortunatamente il cambio di direzione ha pagato e anche questo antefatto alla fine riesce a convincere.
A prendere il posto di Krasinski, impegnato alla regia del bambinesco If, troviamo Michael Sarnoski, che già era riuscito nel miracolo di creare un film serio con un concept come quello di Pig. La sua forza, lì come qui, è quella di avvicinarsi al cuore emotivo dei personaggi e renderli immediatamente empatici, cosa non scontata visto il fatto che l'aver voluto rendere il centro della narrazione una protagonista malata terminale in cerca di un ultimo afflato di vita ben avrebbe potuto portare ad una forma di perplessità cinica da parte dello spettatore.
La Samira di Lupita Nyng'O è così una protagonista alla quale non interessa sopravvivere agli eventi, ben sapendo che il suo destino è comunque segnato. L'empatia viene data dalla sua volontà di ricercare un afflato di vita prima della fine, così come dalla sua complicità con lo sfortunato Eric di Joseph Quinn riesce a rendere coinvolgente una storia con due protagonisti improbabili e quasi anti-eroici.
Seguiamo così una donna decisa ad ottenere un minimo di vita e un uomo che invece vuole davvero salvarsi; oltre ad un gatto, compagno di Samira, che sostituisce il valore feticistico che gli Americani solitamente riversano sui cani, divenendo tanto una mascotte, quanto un terzo protagonista che finisce persino per guidare la narrazione, in una trovata più riuscita di quanto si possa credere, benché chiunque abbia mai avuto a che fare con un felino non può che meravigliarsi davanti alla sua estrema compostezza.
L'accorgimento, anch'esso non scontato, di usare come protagonisti due personaggi che non compaiono negli altri film finisce per mitigare la prevedibilità del finale, dato che il loro effettivo destino resta ignoto fino all'ultimo minuto.
Con un budget alto, questa volta la spettacolarità si affianca alla tensione. Le immagini dell'invasione, anche se in parte relegate fuori scena, riescono davvero a restituire la scala di un disastro apocalittico. Giorno 1 è così più grande e presenta situazioni anche più complesse rispetto agli altri due film, cosa che finisce per donargli originalità nonostante la sua natura di terzo capitolo.
Originalità che si manifesta anche nel modo in cui tradisce il topos principale della trilogia, ossia il silenzio: qui i dialoghi non mancano, ma sono inseriti a dovere all'interno di una storia nella quale i personaggi devono letteralmente trovare il momento giusto per aprire bocca; cosa che in altri contesti avrebbe influito sull'originalità, ma che in un prequel di una saga del genere non da mai davvero fastidio.
La tensione è invece sempre ben condotta, basandosi sulla suspense data dalla situazione perennemente pericolosa; e per una volta, persino i jump-scare risultano accurati. Il tasso adrenalinico sale grazie alla grandezza delle scene, con l'introduzione dell'elemento catastrofico. Ognuna è condotta con gusto persino quella, sulla carta ridicola, della marcia verso le barche, che culmina con un attacco, riesce a restituire il senso di pericolo, panico e prima ancora della disperazione che porta ad un esito del genere. L'unica scena che avrebbe meritato più spazio e attenzione è quella del nido, che così com'è stata scritta, diretta e montata sembra quasi un inserto pronto ad essere tagliato in caso di necessità.
Per il resto, questo prequel funziona a dovere, non aggiunge praticamente nulla a quanto già visto, ma intrattiene a dovere per la sua durata, concedendo 90 minuti di tensione ben ordita.
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