giovedì 4 aprile 2013

Il Nastro Bianco

Das Weisse Band

di Michael Haneke

con: Christian Friedel, Leonie Benesch, Burghart Klaussner, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Susanne Lothar.

Drammatico

Austria, Germania, Francia, Italia (2009)












---SPOILERS INSIDE---


Palma d'Oro al Festival di Cannes 2009, "Il  Nastro Bianco" segna la prima (e finora unica) incursione di Haneke nei territori della Storia contemporanea, che viene qui dissezionata dall'occhio chirurgico dell'autore fino a rivelarne i lati più sgradevoli.



Ambientato in un paesino dell'Austria dei primi dell '900, il film è un racconto corale che spazia tra tutti gli strati sociali dell'epoca; tràit d'union tra i vari personaggi è dato dal giovane maestro (Christian Friedel) che tenta di inserirsi nella società e di capire chi sia il responsabile dei misteriosi accadimenti che funestano il luogo.




Ancora un volta, Haneke mette in scena la paranoia e la fobia umana: gli scherzi crudeli cheavvengono nel villaggio portano a galla il lato peggiore di tutti i suoi abitanti; "lato peggiore" che, tuttavia, l'autore suggerisce non essere poi tanto diverso da quello che abitualmente i prsonaggi mostrano; esponenti, si diceva, di ogni ordine e grado della società, esso sono descritti come dei gretti, materialisti ed ottusi, totalmente privi di ideali o interessi di sorta; perfetto esempio di tale insieme di difetti è il personaggio del Pastore: insensibile ed oppressivo, comenda la papria famiglia con il pugno di ferro, imponendo anche ai più piccoli una condotta rigorosa; il nastro bianco del titolo, in origine simbolo di purezza, diviene nelle sue mani emblema dell'oppressione totale e gretta, che non accetta eccezioni di sorta.
Haneke, tuttavia, non vuole essere un mero predicatore: mostra anche i lati più sensibili del personaggio, donandoli una profondità inedita, come nella scena in cui il figlio più piccolo regala lui un uccellino, muovendolo alle lacrime.




L'opprimente perbenismo e il conservatorismo proprio della società austriaca dell'epoca, secondo il grande autore, hanno generato dei mostri: i responabili, si scopriprà verso la fine, altro non sono che i bambini del villaggio, che nello scherzo gratuito e nella cattiveria fine a sè stessa sembrano trovare una valvola di sfogo all'oppressione subita dai genitori; la condanna di Haneke è netta: quei bambini una volta cresciuti sarebbero divenuti i responsabili dello scoppio della Grande Guerra, la cui causa va quindi ricercata sia nella società che ha forgiato le menti che ne sono state responsabili, sia nella innata cattiveria presente in esse; una cattiveria atavica e senza limiti, volta unicamente all'autocompiacimento e alla distruzione gratutita e senza senso.


Immergendosi nei territori della Storia, Haneke crea il suo film più duro, di sicuro non dal punto di vista delle emozioni, ma del contenuto: la sua critica si rivolge all'intera società, non unicamente alle deviazioni che essa crea, risultando al contempo universale e storica per la prima volta nella sua filmografia.
Stilsticamnete, "Il Nastro Bianco" può essere poi considerato la sua opera più compatta: la messa in scena si fa ancora più rigorosa ed espressiva del solito, merito anche della bella fotografia in biancoe e nero, perfetta per trasmette il senso di freddo distacco propio dell'autore.


"Il Nastro Bianco" è quindi l'opera più completa del maestro autraico: perfetta dal punto di vista formale e netta nei contenuti, costituisce una specie di punto di arrivo nella sua riflessione sul rapporto uomo-società; e di fatto, sel successivo "Amour" (2012) Haneke si sposterà su di un territorio più intimista, mettendo in primo piano l'essero umano e le sue emozioni, piuttosto che la sua mera psicologia.

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