di Gil Kenan.
con: McKenna Grace, Paul Rudd, Dan Aykroyd, Emily Alyn Lind, Ernie Hudson, Carrie Coon, Kumali Nanijani, Finn Wolfhard, Annie Potts, Celeste O'Connor, James Acaster, Logan Kim, Bill Murray, Patton Oswalt, William Atherton.
Fantastico/Commedia
Usa, Canada, Regno Unito
Se questo "Minaccia Glaciale" esiste, è solo grazie al budget esiguo del precedente "Legacy", che, costato appena 75 milioni, ne ha incassati poco più di 200, generando un profitto in realtà solo sperato.
Non un successo da strapparsi i capelli, né un tonfo che ha generato perdite come il reboot; un buon incasso che ha permesso agli spazzini sovrannaturali di Dan Aykroyd e Harold Ramis di tornare in pista come franchise. Il perché, poi, quel film piccolo ma simpatico non abbia riscosso tutto questo plauso è anche facile da capire, ossia il suo voler essere unicamente una forma di resurrezione di quel mondo e di quei personaggi, oramai prossimi all'oblio.
L'attesa per un nuovo film che desse finalmente un qualcosa di nuovo da fare a quei personaggi era quindi alta, visto anche che la sua uscita coincide con il quarantesimo anniversario del primo film, con il trentacinquesimo del secondo e a dieci anni dalla scomparsa di Ramis; ma "Minaccia Glaciale" riesce ad essere tanto convincente quanto deludente.
Gil Kenan ha esternato chiaramente le sue intenzioni fin dall'inizio, ossia voler creare un lungo episodio di "The Real Ghostbusters", un film che sapesse riprendere in pieno l'atmosfera del celebre cartoon per declinare al meglio le potenzialità del franchise. Da questo punto di vista, il suo lavoro è tutto sommato riuscito: ci sono il senso di mistero e l'atmosfera sinistra che caratterizzavano i migliori episodi della serie, ma anche il senso dell'umorismo basilare ma simpatico, che purtroppo sostituisce l'irresistibile sarcasmo dei vecchi film, scelta poco condivisibile perché toglie parte di personalità al tutto.
La storia è tutto sommato ben congegnata: c'è un "villain of the week" in apparenza invincibile, Garracka, un nuovo dio malvagio che vuole distruggere il mondo; ma c'è anche la storia della crescita personale del personaggio di Phoebe Spengler, vera protagonista del film. Due tracce che si integrano bene a vicenda, ma è stranamente la seconda ad essere la più interessante.
La polemica sulla decisione di rendere Phoebe omosessuale è al solito sterile e in parte anche infondata. Certo, è facile per un adulto vedere nel suo rapporto con il fantasma di Melody una forma di attrazione totale, ma, vuoi anche per semplici motivi di target (si tratta pur sempre di un film tirato su anche per vendere balocchi ai bambini), questa love-story resta volutamente ambigua, caratterizzandosi talvolta come una semplice storia di amicizia, come il rapporto tra due anime gemelle accomunate dal fatto di essere alienate, la prima perché vista come una bambina nonostante il quoziente intellettivo elevato, la seconda perché... morta. Non tanto una storia di attrazione fisica (o "fisica/ectoplasmatica", se si può dire), quanto quella di una comunione umana tra spiriti affini che non include necessariamente (pur non escludendola, ovviamente) l'omosessualità. Storylne riuscita e intrigante, vuoi per l'esecuzione, vuoi per la caratterizzazione estremamente ambigua di Melody (che potrebbe essere un'assassina in cerca di redenzione), ma anche grazie alle due ottime attrici, con McKenna Grace che si dimostra nuovamente come una delle giovani performer più dotate di Hollywood.
La storyline principale sul ritorno di Garracka, demone del ghiaccio sumero intrappolato per millenni nel mcguffin d'ordinanza, alla fin fine funziona, ma mostra tutti i limiti che un film come "Frozen Empire" possa avere. In primis, la durata limitata che non permette a tutti i personaggi di brillare.
Le new entry riescono tutto sommato ad avere i loro momenti. Lo scanzonato acchiappademoni di Kumali Nanijani riesce a strappare i giusti sorrisi e si spera possa avere un ruolo più rilevante nel futuro della serie. Mentre il tecno-nerd Lars Pinfield, omaggio all'Egon Spengler del cartone con i suoi capelli biondi antigravità, avrebbe davvero meritato più spazio, con il suo carattere strafottente e, almeno lui, sarcastico. Così come più spazio avrebbe meritato il topo di biblioteca di Patton Oswalt, che si accontenta di un glorificato cameo.
I protagonisti di "Legacy", Phoebe a parte, sono anch'essi relegati ad un ruolo di contorno. Finn Wolfhard si limita a dare la caccia ad un ritrovato Slimer, Carrie Coon fa la mamma-chioccia e null'altro, mentre Celeste O'Connor è in giro giusto quando serve. Persino Paul Rudd si limita a fare il padre surrogato, in una sottotrama che avrebbe meritato più spazio per colpire davvero. Va un po' meglio al personaggio di Podcast, che almeno riesce ad essere una buona spalla.
Della vecchia guardia, l'unico ad avere un ruolo davvero rilevante è lo Stanz di Dan Aykroyd, che diventa il vero mentore del gruppo e a tratti forza trainante degli eventi. Mentre Zeddmore, che pur sembrava dovesse avere un ruolo più marcato, si limita a fare la voce della ragione, restando di nuovo sotto-utilizzato. Così come è fin troppo poco lo screentime dedicato a Annie Potts e alla sua Janine, qui come non mai simile alla sua controparte cartoonesca. Bill Murray, in compenso, appare in due scene e fa il suo dovere, il che è anche troppo se si pensa a come non voglia avere nulla a che fare con il personaggio di Venkman da oltre trent'anni.
L'impossibilità di dare qualcosa da fare ad un cast così vasto e composito deflagra totalmente nel finale, con i personaggi che vengono letteralmente bloccati sul posto per mancanza di idee più che per altro.
Per quanto la fonte di ispirazione sia il rutilante cartoon, il ritmo di "Minaccia Glaciale" è alquanto blando e tutto lo script è basato sui dialoghi piuttosto che sull'azione. Keenan dirige le scene d'azione in modo dignitoso, ma queste sono praticamente relegate solo all'incipit e all'ultimo atto.
Per tutto il film, gli acchiappafantasmi non acchiappano fantasmi, restano nella caserma o nel laboratorio e si limitano a investigare sul caso, con gli zaini protonici praticamente chiusi nell'armadio. Scelta forse dettata da ragioni economiche: un budget di "soli" cento milioni oggi è troppo poco per dar vita ad un film del genere, il quale deve così ripiegare su di una costruzione più convenzionale. Con la conseguenza che tutto il potenziale spettacolare resta relegato a pochissimi momenti
Simpatico quanto si vuole, ma "Minaccia Glaciale" resta un filmino che non riesce a fruttare al massimo il potenziale dei personaggi e delle situazioni. Non brutto, ma troppo piatto.
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