di Nicolas Winding Refn
con: Tom Hardy, Luing Andrews, Kelly Adams, Katy Barker, Gordon Brown.
Biografico
Inghilterra (2008)
Michael Peterson, ovvero: il peggior detenuto che l'Inghilterra abbia mai conosciuto; protagonista di una serie infinita di scontri, risse e rivolte, Peterson viene soprannominato "Bronson", da "Death Wish", ossia il "Giustiziere della Notte" (1974), a rimarcarne il carattere bestiale; nel 2008, Refn, reduce dai fasti della trilogia di "Pusher", porta sullo schermo la storia di Bronson nel suo film più sperimentale e curioso.
Usando un linguaggio ibrido tra la prosa teatrale, il mockumentario e
la fiction vera e propria, Refn traccia uno spaccato dell'uomo dietro il
criminale; Peterson non è un reietto, non è cresciuto nei sobborghi, nè
commette reati come forma di disobbedienza verso lo Stato; ma allora
perchè tanto astio verso la società? Presto detto: la violenza è l'unico
modo che conosce per esprimersi; il dolore inflitto agli altri e, più
in generale, l'infrazione delle regole proposte sono, per questo
stralunato personaggio, il modo migliore per effermare il proprio smisurato ego;
una personalità forte, la sua, che talvolta cerca di affermarsi in altri modi
(l'amore per la donna del boss, l'arte pittorica e scultorea che
pratica con ottimi risultati in carcere) ma che solo nella
provocazione e nella distruzione trova una catarsi, o, per meglio dire,
una manifestazione adeguata; eppure questa disperata voglia di attenzione è
ignota allo stesso Bronson: a seguito dell'ennesima rivolta, gli viene
chiesto direttamente "cosa è che vuoi?"; domanda che lo spiazza
completamente: la sua voglia di affermazione è talmente forte e
incotrollata da obliterare persino la sua coscienza, trasformandolo in
un istrione folle.
Rispetto al passato, qui Refn
abbandona la camera a mano e i toni crudi: la messa in scena si fa più
controllata, talvolta persino asettica (sopratutto nella scena del
manicomio, che per fermezza sembra girata da un novello Kubrick, che
sostituisce la fida carrelata all'indietro con una laterale); il
montaggio, inoltre, viene usato per la costruzione di intere sequenze,
come quelle di combattimento, costruite su meri campi e controcampi; il
tutto è più pulito e compatto, perfino quando si slterna la staticità
del monologo alla velocità delle scene di lotta, dimostrando come
l'autore sia a suo agio anche lontano dalla sua abituale realtà
produttiva.
Menzione d'onore per la straordinaria prova d'attore di Tom
Hardy, che conferisce al personaggio non solo una fisicità trabordante,
ma anche, quando dovuto, una compostezza spiazzante; Hardy, nel suo primo ruolo da protagonista dopo una discreta carriera da spalla, dà una svolta alla sua carriera, che lo porterà, da qui in poi, a collaborare, tra gli altri, anche con Christopher Nolan, per il quale riprenderà la fisicità mastodontica di Bronson per dar vita a Bane, il villain de "Il Cavaliere Oscuro- Il Ritorno" (2012).
Lungi dall'essere un mero esercizio di stile, "Bronson" è un perfetto biopic: uno spaccato attento, veritiero e stilisticamente appagante di un personaggio davvero fuori dall'ordinario.
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