di Tim Burton
con: Johnny Depp, Martin Landau, Bill Murray, Patricia Arquette, Jeffrey Jones, Vincent D'Onofrio.
Biografico
Usa (1994)
Prima che Uwe Boll facesse il suo sciagurato ingresso nel mondo del Cinema, il primato di peggior regista della Storia apparteneva a Ed Wood, all'anagrafe Edward D.Wood Jr.; attivo a partire dai primi anni '50, Wood è il fautore di alcune tra le pellicole più trash di sempre, citate e ricordate per gli errori di messa in scena (scenografie che vanno in pezzi), l'assurdità delle storie (alieni che riportano in vita i morti per impedire ai terrestri l'olocausto nucleare!) e la pessima recitazione; ma anche per la presenza di Bela Lugosi, mitico interprete del Dracula di Todd Browning (1931), che con Wood chiuse in bruttezza la sua altrimenti decorosa carriera.
Nel 1994 Tim Burton decide di omaggiare la figura di Wood con un biopic appassionato ed intimista, che mostra senza filtri la personalità del regista; interpretato da un Johnny Depp perfettamente in parte, Wood viene ritratto da Burton come un autore si privo di talento, ma dotato di una passione per il cinema semplicemente infinita; come un novello Orson Welles, suo eroe personale, Wood tenta in tutti i modi di creare pellicole decorose, senza mai riuscirci; Burton ripercorre i primi anni della carriera del regista: la produzione del suo esordio "Glen or Glenda" (1953), i problemi produttivi avuti con "Bride of the Monster" (1955) e sopratutto la genesi del suo film più conosciuto, "Plan 9 from Outer Space" (1959); Burton si sofferma sulla personalità intima di Wood e sulle sue relazioni: l'entusiasmo sfrenato, l'ambiguità sessuale, la forte amicizia con Lugosi, ecc.....; da ogni singolo fotogramma del film emerge l'amore dell'autore verso il personaggio e, sopratutto, la pietà nei i suoi confronti: una pietà mai patetica, ma sempre comprensiva; per Burton, Wood era un uomo del tutto privo di talento, ma il cui coraggio e la voglia di creare vanno rispettati ed ammirati; e con un gioco di sovrapposizione tra finzione e realtà, Burton fa incontrare davvero Wood con il suo idolo Welles (interpretato da un Vincent D'Onofrio straordinariamente somigliante), il quale insegna allo stralunato regista la più grande lezione che un artista possa imparare: non permettere mai a nessuno di mettere le mani sulla propria opera.
Memore dei B-Movies degli anni'50, Burton gira la pellicola in uno straordinario bianco e nero, dai contrasti forti e marcati; costruisce le inquadrature con poca profondità, a mimare lo stile bidimensionale delle pellicole dell'epoca, e crea così un biopic unico: il ritratto di un autore visto, in pratica, con i suoi stessi occhi; la messa in scena diviene, stilisticamente, espressione della visione artistica del protagonista, in una visionarietà espressionista a dir poco affascinante. Tutti gli attori, inoltre, recitano magnificamente sopra le righe, come a riprendere la recitazione scalcinata dei caratteristi dei film di second'ordine; ogni personaggio è semplicemente identico alla sua controparte reale, fra tutti, però, il più impressionante è il Lugosi di Martin Landau, che si muove e parla proprio come il compianto attore ungherese, ruolo per cui Landau vinse giustamente l'Oscar.
Commovente e divertente, "Ed Wood" è una delle pellicole meno conosciute di Tim Burton, ma anche una delle più riuscite; d'altro canto, sono questi gli anni d'oro del suo cinema: fino a "Il Mistero di Sleepy Hollow" si può dire che l'autore non abbia sbagliato nemmeno un film.
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