domenica 5 maggio 2013

Valhalla Rising- Regno di Sangue

Valhalla Rising

di Nicolas Winding Refn

con: Madds Mikklesen, Maarten Stevenson, Ewan Stewart, Gary Lewis.

Danimarca, Inghilterra (2009)














---SPOILERS INSIDE---

Reduce dal successo di "Bronson", forte di un budget di 2 Milioni di Euro, Refn dirige il suo film più curioso e meno riuscito: "Valhalla Rising", strana epica barbara dai risvolti para-mitologici.





In un Medioevo nordico fuori dal tempo e dallo spazio, il misterioso guerriero One-Eye (Madds Mikklesen) viene liberato dalla schiavitù e si unisce ad un gruppo di combattenti vichinghi in partenza verso la Terra Santa.



Refn dirige una pellicola ostica, pretenziosa, definitivamente vuota, ma anche affascinante. La prima parte, fino al viaggio verso la Terra Santa è la migliore: Refn mette in scena un mondo violento e crudo, senza cuore e senza spirito, dove è solo la carne, martoriata, spappolata e pulsante a trionfare. Per il resto, intesse tutta serie di simbolismi che definire criptici è eufemistico; chi è One-Eye? E' il dio nordico Votan, che nell'impeto della battaglia trova la santificazione e che grazie al suo unico occhio presagisce il futuro? E' il Cristo, che guida le masse verso nuovi lidi e nuovi orizzonti e si immola per la loro salvezza? Si e no; nulla viene spiegato: l'ermetismo di fondo è tanto pulsante quanto autocompiaciuto; Refn non solo non vuole spiegare, prediligendo le sensazioni alle parole e ai gesti, ma addirittura non vuole raccontare; ogni simbolo, ogni gesto, ogni suono, ogni immagine è, pertanto, non foriera di significati, ma mera rappresentazione; cosa vuole comunicare? Non si sa: forse nulla, forse tutto.


La distanza siderale tra il contenuto e lo spettatore è il limite massimo della pellicola: non instaura mai un empatia con lo spettatore, sembra non voler comunicare nulla, non un significato, non un emozione, non un messaggio e nemmeno una descrzione. Alla fine ciò che resta è puro stile; se le influenze più riconoscibili sono quelle di Herzog (un mondo prossimo all'apocalisse, un gruppo di uomini alla disperata e vana ricerca di qualcosa) e Malick (la Natura selvaggia che avvolge i corpi, gli stacchi netti tra i campi lunghi dei territori scozzesi ai campi medi dei personaggi), in realtà l'autore di riferimento "definitivo" pare essere Bergman, dal quale il regista danese riprende il famoso concetto del "silenzio di Dio" e dell'assenza, qui tradotto, fatalmente, nella totale vacuità di contenuto.


Vuoto e malriuscito, "Valhalla Rising" resta tuttavia interessante per lo stile pittorico e le immagini spettacolari, la rappresentazione barbara del mondo vichingo e del "mondo primordiale", fatto solo da carne ed alberi.

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