di Danny Cannon
con: Sylvester Stallone, Armand Assante, Diane Lane, Max Von Sydow, Rob Schneider, Jurgen Prochnow, Joan Chen.
Azione/Fantascienza
Usa (1995)
Vero e proprio pilastro del fumetto inglese, il personaggio di Judge Dredd appare per la prima volta nel 1977, sul numero 2 della mitica rivista antologica 2000 A.D., basato su di un'idea originale di Pat Mills, sviluppata però da John Wagner, poi autore anche di "A History of Violence"; affiancato ai disegni da Carlos Ezquerra, Wagner si allontana però inizialmente dal personaggio, a causa dello stile grafico: Wagner era insoddisfatto del design di Dredd, simile, parole sue, ad un pirata spagnolo. La primissima run delle avventure del giudice di strada di Mega City 1 è quindi orfana dei suoi fautori principali; Wagner torna dopo circa un anno a scrivere le avventure di Dredd, sempre affiancato ai disegni da Ezquerra, il cui stile viene aggiornato, nonchè coadiuvato ai testi da Alan Grant.
Dredd è un giudice di strada di una megalopoli post-apocalittica; dopo la Terza Guerra Mondiale, il mondo è stato annichilito, i sopravvissuti nel Nord America sono arroccati in tre gigantesche città-stato, la cui estensione rende impossibile mantenere l'ordine; le città sono governate dalla magistratura, divenuta tirannide che ha riunito in sè tutti i poteri statali; e per tenere a bada la popolazione vengono istituiti i giudici di strada, corpo di polizia formato da agenti in grado d giudicare seduta stante i crimini, irrogando immediatamente la pena, talvolta anche quella di morte. Il più temuto tra questi è Dredd, personaggio a dir poco sui generis.
Laconico, violento, integerrimo, Dredd è una sorta di robot in grado solo di giustiziare chi ha davanti, perennemente avvolto nella divisa da giudice, con il casco che gli copre sempre il volto (mai mostrato nei fumetti), simbolo di una giustizia cieca ed incontestabile. con il suo celebre "Io sono la legge!", Dredd è l'incarnazione del potere repressivo impazzito, in grado di distruggere tutto e tutti per applicare la legge. Un vero e proprio "poliziotto fascista", protagonista di storie dalla forte carica umoristica, satira di quel thatcherismo che tanti guai ha portato al Regno Unito.
La collaborazione tra Wagner e Grant è in proposito essenziale alla riuscita della testata: quella che era nata come una semplice striscia iperviolenta e divertita, diviene una metafora iperbolica delle contraddizioni della società inglese; con uno stile esagerato, ultraviolento oltre il limite del grottesco, praticamente punk sia nella scrittura semplice ma efficace che nel disegno aggressivo, Wagner, Grant, Ezquerra e, in un secondo momento, Brian Bolland danno vita a quello che sarà il fiore all'occhiello di 2000 A.D., l'unica pubblicazione nata da essa ad essere ancor'oggi data alle stampe, nonchè il personaggio del fumetto inglese più conosciuto ed amato al mondo, vero simbolo di una satira visionaria e sovversiva.
E quando Wagner decide di declinare in chiave seria tematiche e personaggi, il risultato ha inaspettatamente fatto scuola. Pubblicato tra il 1990 ed il 1990, "Judge Dredd- America" è una miniserie dai toni cupi, dove tutto l'umorismo viene bandito. Il personaggio di Dredd diviene secondario nella narrazione, al cui centro c'è la giovane America Jara, figlia di immigrati ispanici a Mega City 1, cresciuta nel mito dei valori americani, ma unitasi ad un gruppo di terroristi che vogliono sovvertire il governo autoritario dei giudici per instaurare una democrazia; ma per farlo, ricorrano alla violenza.
Dissezione lucida della follia terroristica e delle contraddizioni insite nei concetto di rivoluzione armata (similmente a quanto fatto da Alan Moore con "V per Vendetta"), "America" è uno story-arc affascinante, reso ancora più memorabile dagli splendidi disegni di Colin McNeil, che ad oggi risulta ancora più attuale di quanto fu scritta e che all'epoca della sua pubblicazione fu affiancato ai classici del fumetto occidentali quali "Watchmen" e "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro".
Il successo immediato di strip e comic con protagonista l'inarrestabile giudice ha suscitato l'interesse di Hollywood sin dalla prima metà degli anni '80. Già in questo periodo, lo sceneggiatore Edward Neumeier ha cercato di acquisirne i diritti per un adattamento filmico, di concerto con il regista Danny Cannon. Fallito il tentativo di acquisizione, Neumeier si allontanerà dal progetto per creare un'altra celebre icona pop simile in tutto e per tutto a Dredd: "RoboCop".
Una decina d'anni dopo, Cannon si ritrova però al timone del primo adattamento di "Judge Dredd"; progetto partito come piccola produzione indipendente, ma che nel corso del tempo si è evoluto fino ad un kolossal hollywoodiano vero e proprio, con tutte le conseguenze del caso.
Massacrato dalla critica statunitense, ignorato dal grande pubblico e snobbato dai fan del fumetto originale, "Dredd- La Legge sono Io" rappresenta, al contempo, il perfetto esempio di blockbuster sottovalutato, cinecomic tutto sommato riuscito e film d'azione se non intelligente, quanto meno non offensivo verso il suo pubblico.
Origini e caratterizzazione del personaggio sono, bene o male, le stesse che saranno conservate nel successivo "Dredd" di Travis, con una differenza fondamentale: qui c'è una storia degna di questo nome, che vede il giudice di strada di Mega City 1 condannato per un crimine che non ha commesso; vezzo narrativo che all'epoca suscitò le ire dei fan: era inammissibile il fatto che un personaggio noto per la sua inflessibilità fosse accusato di un crimine, se pur per meri motivi di racconto (ma si sa che tentare di ragionare con i fan è inutile e deleterio); ancora più oltraggiosa fu la scelta di far togliere l'iconico elmetto al personaggio e mostrare il volto di Stallone, allontanandosi dal simbolismo del comic originale; la verità è, forse, in fondo un'altra: è impossibile trasporre un fumetto nato come parodia violenta e sarcastica del thathcerismo e della repressione istituzionale senza tentare di dare una tridimensionalità al suo protagonista ed immergerlo in una storia con colpi di scena e rivelazioni inaspettate; pena sarebbe la noia o, peggio, il ridicolo, ossia ciò che avviene puntualmente nella pellicola del 2012, che, fiera della sua indipendenza produttiva, del basso budget e della piena aderenza all'opera originale, finiva per suicidarsi a pochissimi minuti dall'inizio.
L'origine umoristica del personaggio qui viene ripresa sopratutto nel primo atto: Dredd è un inflessibile giudice di strada, che si esprime a cannonate e sentenze (di morte), generando un'ironia nera tutto sommato godibile; la violenza del personaggio viene fortunatamente tenuta a bada, nel racconto, dal personaggio di Fargo (Von Sydow), suo mentore, che ricorda a lui (e allo spettatore) come la violenza non sia un metodo per far rispettare la legge; dopo decenni di film d'azione americani in cui il protagonista (sulla scorta dell'Ispettore Callahan e del Giustiziere della Notte) è un cane sciolto in cerca di giustizia, un personaggio che agisce violentemente per far rispettare un valore costituito di legge ed ordine appare, sempre all'interno del contesto del cinema americano, come una ventata d'aria fresca; come il suo celebre clone RoboCop, Dredd non è un semplice vigilante, ma il braccio violento della legge, che però non va mai contro di essa, ma si ostina asservirla fino all'ultimo (concetto più volte ribadito all'interno del film); se personaggi come l'Ispettore Callahan ed i suoi epigoni, che si divertono a scardinare a piacere l'ordine costituito ogni volta che questo risulti loro troppo stretto, sono talmente sovversivi da rappresentare una minaccia persino in un ordinamento di natura genuinamente fascista (tant'è che l'epiteto di fascista affibbiato al personaggio di Eastwood risulta persino riduttivo per descriverlo), Dredd è un fascista vero e proprio: la legge gli dà il potere di uccidere, lui esegue senza fare proteste e fa di tutto per portare ordine; il cattivo gusto viene per fortuna evitato dal contesto in cui il personaggio è immerso: un futuro distopico in preda al caos e a non meglio specificate guerre di quartiere, la cui origine, purtroppo ignorata dalla sceneggiatura, avrebbe potuto aggiungere una profondità inedita al film.
Il giudizio morale sul personaggio spetti, in ultima analisi, alla sensibilità del singolo spettatore: è più immorale celebrare un eroe individualista, che non si fa scrupolo ad uccidere chiunque non rispetti la sua privata idea di ordine e giustizia, o un eroe i cui poteri sono si controllati e regolati dal sistema in cui opera, ma che ha comunque libero giudizio su vita e morte di chiunque violi la legge?
Dilemma che fortunatamente non impedisce di godere della pellicola: "Dredd- La Legge sono Io" non è propaganda, ma puro intrattenimento hollywoodiano.
A differenza del film del 2012, quello del '95 è un kolossal mainstream prima maniera, con un cast stellare (oltre alla super-star Sylvester Stallone, ancora al top delle celebrità di Hollywood a metà degli anni'90, troviamo anche il leggendario Max Von Sydow, la bellissima Diane Lane e Armand Assante, lanciato proprio da Stallone nel suo esordio alla regia "Taverna Paradiso" del 1978) e, sopratutto, con valori produttivi tutt'ora invidiabili; scenografie ed effetti speciali sono al top: Mega City 1 è una metropoli viva, ricca di particolari e dallo stile distopico e cyberpunk fortemente debitore del lavoro di Syd Mead su "Blade Runner", ma ugualmente sbalorditiva per forme e colori; i costumi (ai quali ha lavorato anche Gianni Versace), gli oggetti di scena ed i veicoli denotano un gusto per l'estetica che, salvo sporadici casi, oggi si è del tutto perso nelle produzioni ad altissimo budget; in ultimo, perfino la musica di Alan Silvestri, con le sue note marziali del tema principale, riporta alla mente un modo di fare cinema di intrattenimento come non se ne fa più.
D'altro canto l'anno di produzione è il 1995: di lì a poco tra "Independence Day" e "Armageddon" (1998) il blockbuster hollywoodiano medio diverrà per sempre foriero di stupidità e patriottismi assortiti; in "Dredd", invece, si respira ancora l'aria del cinema action anni'80 e non a caso tra gli sceneggiatori troviamo il veterano Steven E. De Souza; il regista Danny Cannon, al suo terzo lungometraggio e poi apprezzato regista di serial tv, è invece un semplice mestierante, che non sempre valorizza le belle scenografie fisiche o le scene d'azione, ma che almeno sa imprimere ritmo al racconto, non eccede con la violenza, spesso lasciata fuori campo, nè insiste troppo sulla fisicità di Stallone (fortunatamente).
In un periodo in cuo vengono aprezzati filmacci quali "Transformers" (2007) e "Iron Man" (2008), viene davvero voglia di rivalutare in meglio un onesto kolossal come questo "Dredd", la cui ricchezza visiva stupisce oggi più che negli anni in cui fu prodotto.
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