domenica 26 maggio 2013

Spawn


di Mark A.Z. Dippè

con: Michael Jai White, John Leguizamo, Martin Sheen, Nicol Williamson, Melinda Clarke.

Azione/Fantastico

Usa (1997)

















Con l'avvento degli anni '90, il fumetto americano subisce una forma di involuzione. Nel decennio precedente, artisti del calibro di Frank Miller e Alan Moore avevano dimostrato come persino la narrativa supereroistica potesse essere emancipata dalla sua matrice infantile per divenire letteratura vera e propria. Ma nei '90, la loro eredità genera dei mostri: gli autori yankee che decidono di farne propria la lezione si limitano a riprenderne solo i caratteri più superficiali, ossia storie cupe e violente, personaggi cinici, tanta azione e nulla più; da un punto di vista contenutistico, nulla viene replicato, le storie, anzi, cominciano a divenire sempre più piatte, schiacciate sui luoghi comuni proprie del cinema action muscolare à la Stallone & Co.
E' un puro paradosso che questa inversione qualitativa sia coincisa, in un primo momento, con l'esplosione delle vendite dei comics: complice la battuta all'asta del primo numero di "Action Comic" per oltre un milione di dollari, il mercato dei fumetti comincia ad essere percepito come fonte di investimento. E le case editrici rispondono a tale trend pubblicando edizioni speciali su edizioni speciali di ogni singolo albo, ricominciando sovente la numerazione delle testate per poter vendere il fantasmagorico "numero 1" di ogni pubblicazione ai collezionisti in cerca di guadagni facili. Il che porterà alla deflagrazione della bolla speculativa e conseguente crisi finanziaria per la Marvel (la DC, complice anche la buona qualità delle storie, resterà a galla).
Altro fenomeno connaturato alla speculazione è stata la nascita di una terza grande casa editrice, la Image Comics, che, assieme alla Dark Horse e ben più di quella Valiant Comics creata nientemeno che dall'ex CEO della Marvel Jim Shooter nel medesimo periodo, diviene in brevissimo tempo l'etichetta indipendente più importante d'America.



La Image nasce per puri intenti artistici, benchè sia quasi impossibile da credere vista la sua sorte. Nei primi anni '90, le nuove leve di casa Marvel insorgono contro la politica della Casa delle Idee quando questa si rifiuta di riconoscere le royalties ed i diritti di sfruttamento dei personaggi creati ai singoli autori: come all'alba del mercato fumettistico, tutte le creazioni sono infatti di proprietà della Marvel, non dei singoli autori; politica editoriale di stampo disneyano che, paradossalmente, perdura tutt'oggi.
Un gruppo di giovani scrittori e disegnatori decide così di lasciare l'azienda di Stan Lee per creare una propria etichetta, all'interno della quale ciascuno autore avrà una propria società per gestire al meglio le singole proprietà intellettuali; nasce la Image, per mano, tra gli altri di Rob Liefeld, Jim Lee e sopratutto Todd McFarlane, padre putativo della casa editrice ed unico autore rimasto sino alla fine presso la stessa. Oltre ad essere stato l'unico ad essersi davvero arricchito.



McFarlene esordisce nel fumetto già nella prima metà degli anni '80, ma è a partire dalla seconda che si fa un nome, lavorando per la DC ad alcuni numeri di "Batman- Anno Due" e sopratutto per la Marvel, dove porterà avanti una fortunata run de "L'Uomo Ragno", durante la quale darà persino vita al suo villain più amato, il simbionte alieno Venom.
Giunto alla piena indipendenza, McFarlene decide di puntare tutto su di un progetto personale, un supereroe sospeso tra bene e male, un demone reietto degli inferi che si trova suo malgrado coinvolto nell'Armageddon: Hellspawn, meglio conosciuto come "Spawn".




Apparso per la prima volta sugli scaffali di edicole e fumetteie nel giugno del 1992, il primo numero di "Spawn" infrange tutti i record di vendite, oltrepassando il milione e mezzo di copie vendute, restando tutt'oggi l'albo più venduto nella storia del fumetto.
Successo che ha garantito fama imperitura a McFarlane, il quale ha consolidato le basi della Image reinvestendo molti degli introiti, tra le altre cose, per creare la "McFarlene Toys", specializzata nella manifattura di action figure collezionabili.
Il brandi di "Spawn" diviene subito un cult amatissimo non solo tra gli amanti dei fumetti. Persino chi non avrebbe mai toccato un albo prima di allora, si avvicina con gusto alle avventure del demone Al Simmons, vuoi per il tono iperviolento, vuoi per la storia pregna di umorismo nero ed uccisioni, vuoi semplicemente per lo stile dei disegni, che in pieno stile anni '90 sono graffianti e stilizzati, perfettamente in grado di far colpo per la loro costante ricerca di "coolness".




E tra i vari gadget dell'universo mcflarleniano, un film non poteva di certo mancare all'appello. Trasposizione che arriva puntuale nel 1997; all'epoca, la New Line Cinema era già esplosa come major e cercava di creare un kolossal in grado di rivaleggiare con la concorrenza (che arriverà soltanto nel 2001, con la prima trilogia de "Il Signore degli Anelli" di Peter Jackson). La volontà di creare un film in grado di rivaleggiare con il successo di "Batman", oltrepassando lo status di cult avuto da "Il Corvo- The Crow" era forte; d'altro canto, "Spawn" presenta elementi comuni con entrambi: un eroe cupo e violento, avvolto in un mantello enorme, che torna dagli inferi per vendicarsi di chi lo ha ucciso.
Sfortunatamente, non c'è nulla in questa trasposizione che sia riuscito, nè che renda giustizia ad un albo di certo non trascendentale, ma lo stesso divertente nella sua semplicità di prodotto escapista per giovani adulti.

 


Nell'albo originale c'erano tutti gli ingredienti per creare una buona pellicola di intrattenimento: un protagonista cupo e dannato, una serie di antagonisti folli e violenti, come il Clown, controparte infernale del Joker ancora più pazzo, nonché violenza e cattiveria a pacchi; elementi che il film omonimo riprende malamente, a causa di una sceneggiatura claudicante e di una regia di puro mestiere.
La storia, al solito puramente pretestuosa, mostra unicamente le origini del protagonista: tradito e ucciso dal suo capo Winn (Martin Sheen), il killer prezzolato Al Simmons (Michael Jai White, ancora lontano dai successi come lottatore di MMA) viene reclutato dal Clown (un irriconoscibile John Leguizamo) come Hellspawn, generale delle schiere demoniache nella lotta contro il Paradiso; Spawn decide però di usare i suoi poteri per fare del bene, in particolare per proteggere la sua famiglia, inimicandosi il Clown e il resto dei demoni, intraprendendo al contempo una guerra personale contro Winn; in poche parole, tutto già fatto e già visto, nulla di originale, eseguito, quel che è peggio, con il pilota automatico.




Scomparsa ogni traccia di violenza per passare indenne tra le maglie della censura, il film è un mix indigesto di azione, horror e grottesco; nel passaggio su grande schermo, tutti i personaggi perdono ogni sorta di caratterizzazione e finanche di carisma: il protagonista retrocede ad eroe duro e puro, la cui psicologia è talmente basilare da non sentire neanche per sbaglio il conflitto tra le sue aspirazione benigne e i massacri a cui si abbandona; il Clown, bene o male, è lo stesso del fumetto: un tappo sboccato e violento, che però non inquieta nè diverte; tutto il resto del cast è invece impegnato a recitare battute da duri e ricoprire gli stereotipi del supercattivo alla Lex Luthor, della donna in pericolo o del mentore; e spiace davvero vedere Martin Sheen e Nicol Williamson sprecati in ruolucoli del genere.




Dal canto suo, lo sceneggiatore Alan McElroy ha una carriera che da sola dice tutto: "Halloween 4" (1988) e "Wrong Turn" (2003), ossia derivatività a gogo; in questo caso il modello di riferimento è ovviamente il già citato "Batman" (1989) di Burton, intuibile visti i punti in comune tra i personaggi. Modello che resta però lontano anni luce: l'umorismo sardonico si riduce così a battutine stupide e ridicole, quando a sketch del Clown di pessimo gusto (come quando balla vestito da cheerleader, chissà poi perchè); il personaggio oscuro, come detto, è ridotto ad un supereroe senza macchia e senza paura che esclama battute di sorpresa di fronte ai suoi poteri neanche fosse un adolescente alle prese con la pubertà; in generale, le situazioni e l'atmosfera grondano ridicolo da ogni frame, mandando all'aria ogni forma di sospensione dell'incredulità fin dai primissimi minuti.





Mark A.Z. Dippè, invece, non è neanche un regista professionista, ma uno specialista di effetti speciali in CGI, e si vede: con un budget di appena 40 milioni di dollari, gli effetti in animazione 3d sono talmente falsi da sembrare usciti da un pessimo videogame per Pc dei primi anni '90, facendo raggiungere livelli impensabili al già alto tasso di ridicolo.





Scialbo, noioso e stupido, "Spawn" è il perfetto esempio del cinecomic che impazzerà nel decennio successivo alla sua uscita: niente trama, solo tonnellate di effetti in CGI fatti alla bene e meglio e battutacce da due soldi per gasare gli spettatori; sorge un dubbio: perchè nel 1997 una formula del genere floppava clamorosamente ai botteghini mentre 10 anni dopo vi trionfava?
Fatto sta che, al di là di ogni considerazione, questa trasposizione è stata aborrita dallo stesso McFarlene; che tutt'oggi cerca disperatamente finanziamenti per un nuovo adattamento che renda giustizia alla sua creatura. Speriamo davvero che ci riesca.

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