The Serpent and the Rainbow
di Wes Craven.
con: Bill Pullman, Cathy Tyson, Zakes Mokae, Michael Gough, Paul Winfield, Brent Jennings, Conrad Roberts.
Usa 1988
Ottenuto lo status di Re dell'horror grazie al successo planetario di "Nightmare- Dal Profondo della Notte", Wes Craven non è riuscito, nel momento immediatamente successivo della sua carriera, a creare opere che fossero all'altezza del suo nome. Il sequel al suo cult del 1977, "Le Colline hanno gli Occhi II", uscito quasi in contemporanea con "Nightmare", si è presto rivelato uno degli esiti peggiori della sua carriera, un film fiacco e poco ispirato; il successivo "Dovevi essere morta", concepito come una sorta di love-story horror echeggiante il mito di Frankestein, è stato letteralmente sabotato dalla produzione per divenire un horror più convenzionale e decisamente malriuscito; senza contare i pessimi exploit televisivi di "Invito all'Inferno" e "Sonno di Ghiaccio".
Ma nel 1988 a Craven capita il giusto progetto per un rilancio, che gli permette anche di sperimentare con il registro orrorifico sovvertendone schematismi e luoghi comuni; "Il Serpente e l'Arcobaleno" è infatti un film scostante, che vive di due anime apparentemente inconciliabili, ossia la fascinazione per il sovrannaturale e la predilezione per il pragmatismo scientifico; giustapponendo questi due mondi, il cielo e la terra simboleggiati dal titolo, Craven crea un film anticonvenzionale e convincente, che immerge lo spettatore nel mondo degli zombi senza scadere nelle solite trappole del filone.
La trama è una versione romanzata del libro omonimo scritto da Wade Davis nel 1985. Antropologo di Harvard di origine canadese, Davis ha condotto una serie di ricerche ad Haiti per cercare di svelare il mistero sui morti viventi, basandosi sul racconto di un uomo apparentemente resuscitato a sette anni dalla sua morte. La ricerca ha portato alla scoperta di una tossina presente nella "polvere" usata per i malefici dagli stregoni vodoo, derivata in parte dal veleno del pesce palla, che agirebbe come un potente anestetico in grado di addormentare il corpo delle vittime, lasciando tuttavia il cervello attivo ed il sistema sensoriale iperstimolato, per un periodo di tempo di circa 12 ore; i non-morti della tradizione altro non sarebbero che soggetti caduti in una sorta di coma farmacologico e successivamente traumatizzati dalla coscienza dell'esperienza di morte apparente.
Ricerca i cui risultati sono stati in realtà fortemente contestati in sede accademica, ma che risulta tutt'oggi di grandissimo fascino. Nel portare in scena l'esperienza di Davis, ribattezzato in sede di script con il nome di fantasia "Dennis Alan" ed interpretato su schermo da un convincente Bill Pullman, Craven ne intreccia le ricerca con lo spaccato della società haitiana degli ultimi anni della sanguinaria dittatura di Jean-Claude "Bebe Doc" Duvallier.
Veri antagonisti nella storia non sono i non morti, né i "loa", gli spiriti dei defunti, bensì i Tom Tom Macute, gli stregoni componenti la polizia segreta dell'epoca, che usavano la polvere per eliminare e manipolare gli oppositori politici del regime; minaccia incarnata dal personaggio di Peytraud (Zakes Mokae), alla quale è contrapposto quello di Lucien Celine (Paul Winifield), incarnazione della tradizione arcana e più benigna del vodoo.
Nel mezzo a queste forze, immerso in un contesto a lui estraneo, Alan è il punto di vista dello spettatore medio; ateo, credente solo nella scienza (nel solo serpente, che di fatto gli appare costantemente in sogno minacciando di distruggerlo), si trova del tutto spiazzato in un mondo dai colori vividi e pulsanti (la fotografia enfatizza a dovere gli abiti vivaci degli haitiani), dove la spiritualità trasuda da ogni contesto, persino quello più materiale.
La forza de "Il Serpente e l'Arcobaleno" risiede proprio nel contrasto, nello scontro tra un punto di vista materiale su di un mondo pullulante di suggestioni metafisiche, dove il confine tra vita e morte, tra Terra e Cielo, è labilissimo, dove il Cattolicesimo convive con i culti pagani (anche mediante la semplice mistificazione della santeria, che però non sminuisce la carica del fenomeno religioso). Un mondo minacciato e letteralmente ucciso proprio da quella materialità che Davis propugna; i Tom Tom Macute sono semplici uomini, usurpatori del potere dei loa; mentre i non-morti, gli spiriti catturati (non conta se per davvero o solo per pura manipolazione psicologica della popolazione) sono le vittime. Un orrore nuovamente materiale, dove la paura più grande non è data dalla morte, ma dall'essere seppelliti vivi, dal perdere il contatto con la realtà, dall'essere privati di quella spiritualità che rende davvero liberi.
Davis effettua così un viaggio verso quel mondo spirituale del quale sottovalutava l'esistenza, per venirne letteralmente risucchiato; benché le visioni e gli incubi a cui assiste potrebbero essere spiegati con lo stato di suggestione ed alterazione mentale al quale è sempre sottoposto, Craven spinge lo stesso il pedale sul fantastico, limitando però l'uso di effetti speciali praticamente al solo ultimo atto, dove si diverte a creare nuove visioni da incubo simili a quelle dell'universo del suo Fred Krueger. Ed inscenando un confronto con il villain un pò forzato, fuori luogo in un film che trova nella sua forza proprio nella costante contestazione della sospensione dell'incredulità.
Ma la capacità di fondere due registri antitetici in modo pressocché convincente ed il fascino della storia di Wade Davis rendono lo stesso "Il Serpente e l'Arcobaleno" uno degli esiti migliori del cinema di Wes Craven; un film orgogliosamente anticonvenzionale, che arranca un pò nel finale, ma che riesce lo stesso ad imporsi come una visione obbligatoria tra le opere del compianto cineasta.
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