Wes Craven's New Nightmare
di Wes Craven.
con: Heather Langekamp, Miko Hughes, Robert Englund, John Saxon, Tracy Middendorf, Wes Craven.
Usa 1994
Dieci anni dopo la sua uscita nelle sale, "Nightmare", ossia la creatura più famosa e amata di Wes Craven, non è più ciò che il suo autore aveva concepito; da quella favola horror archetipica che era in partenza, la successiva serie di film ha trasformato la storia di Fred Krueger e dei ragazzi di Elm Street in una sorta di fantasy macabro, dove lo spauracchio per antonomasia è divenuto una sorta di anti-eroe dalla battuta pronta; quel Krueger nato come "uomo nero" definitivo si è invece imposto nell'immaginario collettivo come icona pop dal sorriso beffardo, finendo per non spaventare più nessuno; ed allo stesso modo, i film che lo hanno visto protagonista si sono progressivamente arenati nella ripetizione di cliché, sino a quel "Freddy's Dead- The Final Nightmare", sesto capitolo di una bruttezza sfiancante, dove persino gli effetti speciali, solitamente di buona fattura, lasciano parecchio a desiderare.
Ma pur avendo "ucciso" la sua gallina dalle uova d'oro, il produttore Bob Shaye sapeva che il decimo anniversario dall'uscita in sala di quel primo, piccolo e fortunatissimo film sarebbe stata una ghiotta occasione per rivendere al pubblico l'icona Krueger. E per farlo, opta per una soluzione inedita: richiama a bordo Wes Craven, dopo averlo estromesso dalla serie facendo rimaneggiare completamente lo script da lui creato per "Nightmare 3- I Guerrieri del Sogno", lasciandogli questa volta piena autonomia.
Craven, dal canto suo, non è interessato a dirigere l'ennesimo slasher, filone che nei primi anni '90 stava scomparendo, dopo aver totalmente esaurito la sua carica già nella seconda metà degli anni '80; decide così di cogliere l'occasione per creare un'opera inedita e spiazzante, un metafilm che rifletta sul successo della sua creatura, restando al contempo un godibilissimo horror; sin dal titolo, "Wes Craven's New Nightmare" è l'esemplificazione della visione di un autore, che ponendosi nuovamente al centro dell'operazione produttiva, la fa propria e la usa per portare avanti un discorso prettamente personale, una riflessione un pò superficiale sulla forza manipolatrice del cinema, ma allo stesso tempo convincente.
Nell'abbattere la quarta parete, facendo fuoriuscire il suo baubau nel mondo "reale", Craven riscopre la sua formazione letteraria e si rifà ad un concetto risalente alla cultura ellenica: le storie dell'orrore sono necessarie ad esorcizzare il male inconscio dell'essere umano; dandogli una forma concreta, riconoscibile, persino vendibile (per tutto il primo atto vengono inserite in molte inquadrature pezzi di vero merchandise su Freddy), il male viene intrappolato entro una figura che, come un agnello sacrificale, può essere annientata tramite la catarsi. Non per nulla, nel finale, Heather e Dylan usano lo stratagemma di Hansel e Gretel per uccidere il mostro, ossia riportano in scena una favola classica, una delle incarnazioni del terrore più influenti sul genere horror e che lo stesso Craven ha usato come calco per il primo film della serie.
Ma una volta che questo "contenitore" si esaurisce, quando l'icona viene dismessa o bandita (nei dialoghi, interpretando sé stesso, Craven fa un affondo ai detrattori ed alla censura, che di lì a pochissimo avrebbero causato la morte del cinema dell'orrore americano), questo male riprende potere, può liberarsi nel mondo e mietere le proprie vittime.
Il Krueger di "Nuovo Incubo" è infatti l'archetipo del male che, libero dalla sua prigione, può perseguitare i suoi carcerieri, coloro che ne gli avevano sottratto il potere, ossia il regista e gli attori.
Il gioco di rimandi al primo film è semplicemente sublime; Craven ricrea alcune delle sequenze più celebri, come l'uccisione antigravitazionale di Tina o la lingua che fuoriesce dalla cornetta del telefono; e, sopratutto, l'incipit, con la costruzione del guanto, aggiornato ad una sorta di artiglio cibernetico, che sfocia nello sfondamento della quarta parete, nella rivelazione di come tutte quelle immagini altro non siano che una fantasia e, ancora dopo, un sogno, ossia pura forma filmica.
Allo stesso modo, gioca con l'iconografia della sua creatura ed il suo lascito; la sua prima apparizione è quella del suo interprete Robert Englund, che durante un'intervista si presenta con il make-up ed il look dei precedenti film; ma quando il nuovo Krueger entra in scena, il suo aspetto è diverso, più minaccioso di quello visto nei vari sequel (sopratutto di quello, orrendo, di "Freddy's Dead"), con un cappello verde, un guanto dove gli artigli sembrano un esoscheletro che fuoriesce dalla mano piuttosto che un accessorio (uguale a quello ritratto nell'artwork della locandina dell'originale), un lungo cappotto nero (che in realtà doveva già essere parte del costume del primo film) e pantaloni in cuoio; oltre il costume, anche il make-up è più marcato: il volto del mostro è letteralmente scarnificato più che bruciato, come se qualcosa al suo interno stesse cercando di uscire. E adesso Krueger non fa più commenti ironici, né freddure, è tornato l'orco cinico ed inarrestabile delle origini.
Nell'inscenare il gioco di specchi tra realtà e finzione, Craven cuce addosso ad Heather Langekamp il ruolo che aveva nel film originale, quello di forza distruttrice del male; e lo fa caratterizzando il suo non-personaggio con i tratti della stessa attrice; Heather è perseguitata da uno stalker, proprio come successa alla vera Langekamp a seguito della sua partecipazione alla sit-com "Just the Ten of Us", ed è sposata con un tecnico degli SFX; Krueger, proprio come l'orco delle favole, vuole uccidere il suo bambino, ossia compiere quella stessa azione che caratterizza il suo personaggio nel film; in sostanza, l'attrice diviene archetipo contro un'archetipo divenuto personaggio.
Lo scontro finale permette a Craven di sfogare la sua vena visionaria, tenuta a bada per praticamente tutto il film; crea questa volta un mondo onirico che poggia sull'immaginario del teatro classico, con rimandi visivi a quella cultura greca alla base dell'idea del film. Purtroppo, è proprio nella risoluzione degli eventi che la su visione trova un limite.
L'uccisione del mostro è semplice uccisione del villain, eseguita tra l'altro in modo alquanto blando e prevedibile; il racconto, nel finale, ripiega su sé stesso, perde in parte la sua valenza metanarrativa e si fa smaccatamente classico, persino in quell'epilogo dove l'esorcismo definitivo deriva dalla lettura della sceneggiatura del film. In sostanza, Craven finisce per fare un puro horror tramite la metanarrazione piuttosto che sviscerare lo strumento filmico mediante il registro horror.
Limite che comunque non intacca il valore di un film prepotentemente scostante, che fa dell'imprevedibilità la sua forza e dello straniamento dato dalla metareferenzialità la sua originalità. "New Nightmare" non è un capolavoro, con una scrittura più profonda e coraggiosa ben avrebbe potuto esserlo; ma anche così resta un film originale ed interessante.
È il primo Nightmare che ho visto al cinema, quindi ci sono affezionato anche oltre il suo valore oggettivo. Ricordo (avevo 15 anni) l'invidia che provai per il tizio tre file davanti a me che aveva portato al cinema una replica del guanto di Freddy che si illuminava...
RispondiEliminaquando uscì, io invece ero ancora un bambino; lo vidi qualche anno dopo in tv e mi fece una paura boia.
RispondiElimina