giovedì 26 ottobre 2017

Thor: Ragnarok

di Taika Waiti.

con: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Mark Ruffalo, Jeff Goldblum, Tessa Thompson, Idris Elba, Benedict Cumberbatch, Karl Urban, Anthony Hopkins.

Fantastico

Usa 2017

















"Thor: Ragnarok" sembrava essere uno di quei film destinati a fallire; fin dal rilascio del primo trailer, quelle immagini ipercinetiche e kitsch condite dal solito umorismo made in Marvel Studios, facevano presagire un risultato a dir poco trash, che riprendeva quell'immaginario anni '80 stile "Guardiani della Galassia" aumentandone esponenzialmente i caratteri, senza avere il minimo controllo su storia e messa in scena.
Eppure, per una qualche stramba ed inaspettata congiunzione astrale, una volta in sala ci si accorge di come si sia verificato un piccolo miracolo: questo terzo capitolo delle avventure del dio del tuono di Jack Kirby non solo riesce a divertire, ma anche a non scivolare praticamente mai nel ridicolo involontario.



Ridicolo che, davvero, viene schivato per un soffio; perché quelle scenografie e quei costumi colorati e pacchiani, che sembrano usciti dal "Flash Gordon" di De Laurentiis piuttosto che da una produzione odierna ispirata alle tavole visionarie e colorate di Kirby, potevano davvero non funzionare su schermo, sopratutto se appaiate ad una storia basica e alle battutine da quarta elementare tipiche del MCU.
Eppure tutto resta in equilibrio; Waiti, di origine neozelandese e proveniente dal cinema indie più puro, riesce sempre a tenere in mano le redini della messa in scena; il suo stile colorato e dinamico colpisce per fantasia, donando al mondo di Thor e soci quella carica visionaria, pur para-cartoonesca, che davvero mancava. E pur se di grana grossissima, l'umorismo non è mai tedioso, le battute raramente risultano forzate e fuori posto, sono spesso godibilissime.



Equilibrio che si mantiene anche quando la narrazione si prende più sul serio, quando viene iniettata una dose di dramma familiare in quella che è a tutti gli effetti una semplice avventura cosmica. Il cammino di Thor, di suo fratello Loki, della redenta Valkyria e di un ritrovato Hulk, benché ultralineare e privo di sorprese, non scade nel pretenzioso. Ciò, come sempre, anche quando il rischio risata di pancia è dietro l'angolo, con un simil-villain interpretato da un gigionissimo Jeff Goldblum, che invece regge bene ogni volta che entra in scena, risultando dannatamente irresistibile; e con una Valkyria interpretata da Tessa Thompson che, pur bellissima ed affiatata, resta pur sempre un'afroamericana chiamata ad interpretare un'eroina in origine dai lineamenti nordici; il che, assieme al Heimdall, il dio dalla pelle diafana, interpretato da Idris Elba, poteva essere davvero indigesto, scadere nel politicamente corretto d'accatto, ma che, ancora per puro miracolo, riesce a non infrangere la sospensione dell'incredulità.



Persino i villain, per una volta, sono credibili; la Hela di Cate Blanchett, agghindata in uno stile simil punk-goth che ne esalta ancora di più l'innata sensualità, ha un pretesto credibile per spaccare tutto, a differenza di quanto accadeva con il Malekith di "Thor: The Dark World"; mentre del tutto inaspettato è l'arco narrativo completo del personaggio di Karl Urban, che aggiunge un tocco di profondità ad un personaggio che sembrava introdotto solo per motivi squisitamente umoristici.
E a Waiti va inoltre riconosciuto il merito di aver finalmente inserito una colonna sonora in un film Marvel che non fosse diretto da James Gunn; anche qui ispirato dal suo lavoro sul suo gruppo di guappi spaziali, usa uno score synth molto retrò che ben si sposa con le immagini barocche; e, ancora meglio, usa la mitica "The Immigrant Song" dei Led Zeppelin come tema per il protagonista, creando una spassosa sinergia.



Pur se figlio di una visione altrui, "Thor: Ragnarok" resta un buon esempio di film di intrattenimento ben riuscito; privo di pretese, ma non privo di stile, riesce a far passare 130 minuti di divertimento senza mai tediare; il che, per un film di Kevin Feige, è davvero tanto.

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