con: Shia LaBeuf, Cristina Chiaric, Asia Argento, Marco Leonardi, Salvatore Ruocco, Vincenzo Crea, Luca Lionello, Stella Mastantonio, Federico Majorana, Brando Pacitto.
Italia, Usa, Germania, Regno Unito 2022
Sebbene si sia convertito da anni al buddhismo, Abel Ferrara non riesce a distaccarsi dalla matrice cattolica. Nonostante il sodalizio con l'ex seminarista Nichoals St.John sia terminato oltre 25 anni fa, nel suo cinema la morale e la filosofia cristiano-romana continuano a trovare spazio e ad essere alla base di storia e riflessioni.
Complice anche la sua personale devozione, dopo aver diretto il piccolo "Zeroes and Ones", il grande autore newyorkese, oramai naturalizzato italiano, volge il suo sguardo verso san Pio da Pietralcina, rievocandone la giovinezza e la turbata esistenza. Sfortunatamente, "Padre Pio" non può però dirsi un'opera riuscita.
L'intento del film è chiaro, ossia tracciare un parallelo tra il dolore del santo, i suoi dubbi religioso-esistenziali, il male assoluto con cui si scontra e il contesto storico in cui ha vissuto. Storia e individualità divengono due facce della stessa medaglia, ma lo script (vergato con l'aiuto di Maurizio Braucci) non tiene bene le redini del racconto, il quale risulta sfilacciato e frammentario. Le due tracce narrative finiscono così per cozzare quando avrebbero dovuto armonizzarsi, trovare un punto di incontro nella metafora del male che si insinua nel cuore degli uomini al pari di come tenta di insidiarsi in quello del santo, ma così non è.
Si assiste così alla nascita del Fascismo mentre san Pio vive la sua esistenza insicura e tormentata. L'avvento del Comunismo, portato nelle campagne pugliesi dallo studente Luigi (Vincenzo Crea), viene inizialmente ritratto come una religione, dove i devoti baciano la bandiera rossa come si farebbe con un crocefisso, si riuniscono per discutere di politica assieme ad un maestro come ad una funzione religiosa e venerano non solo l'effige di Marx come un santino, ma persino un'immagine del Cristo su cui appaiono falce e martello. Il tutto per affermare sia come il socialismo marxista e il Cristianesimo abbiano contenuti simili, sia per ritrarlo come un culto che ha cercato di emancipare e salvare i poveri.
Il comunismo come fede che viene distrutta dal Male? Ferrara sembra voler dire questo e in ciò non può neanche essere tacciato di revisionismo storico, visto che il Fascismo è effettivamente nato in anche e forse soprattutto in reazione alla penetrazione della dottrina marxista in Italia.
La vita di san Pio viene invece relegata alle celebrazioni eucaristiche e alla tentazione, con un diavolo che gli appare in diverse forme ogni notte. Il suo ruolo finisce così con l'essere secondario in un film che dovrebbe trattare principalmente di lui, tanto che il titolo finisce con l'essere persino sbagliato. Quel che è peggio, il finale non conclude nulla, lascia in sospeso tutto e tutti, con le stigmate come accettazione del dolore altrui che però, data la lettura metaforica che si vuole dare agli eventi, finiscono con l'essere un puro preludio ad un nulla di fatto, visto il futuro trionfo del Fascismo in Italia.
La metafora finisce così per diventare forzata e la visione si fa fiacca, schiacciata dall'impossibilità di appassionarsi più di tanto ad una lettura giusta e corretta, ma malamente raccontata.
Come purtroppo abitudine nell'ultimo cinema di Ferrara, anche qui il budget è striminzito (messo a disposizione principalmente dai soliti fondi pubblici nostrani) e la regia deve fare di necessità virtù, con tutte le scene girate con camera a mano e giusto uno sparuto inserto con drone. Nonostante la cura nella fotografia e nei costumi, la messa in scena è così spesso blanda e non riesce ad avere la forza necessaria per la drammaticità narrata, aumentando il tasso di freddezza nel racconto.
A salvare la visione, oltre le buone intenzioni, è così la sola interpretazione di Shia LaBeuf, che usando il metodo si immerge totalmente nei panni del santo, creando un personaggio vivo la cui sofferenza è pulsante; tanto che non stupisce che alla fine abbia deciso di convertirsi al Cattolicesimo e che abbia persino deciso di continuare il sodalizio con Ferrara.
Per il resto, "Padre Pio" è un'opera tanto ambiziosa quanto malriuscita, che spreca tutto il suo potenziale a causa di una sceneggiatura che avrebbe meritato più focus ed una messa in scena fatalmente claudicante.
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