lunedì 12 giugno 2023

Spider-Man- Across the Spider-Verse

di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers & Justin K.Thompson.

Animazione/Fantastico

Usa 2023





















---CONTIENE SPOILER---

La storia del successo di "Into the Spider-Verse" è il più classico esempio di "favola hollywoodiana"; un progetto nato solo per aumentare gli introiti della Sony, ancora attaccata con le unghie e con i denti ai diritti di sfruttamento dell'Arrampicamuri di Steve Ditko, creato come pura costola del MCU e che finisce invece per rappresentare uno straordinario successo di cassetta nonché la migliore incarnazione del personaggio su grande schermo.
Un sequel era quindi inevitabile e "Across the Spider-Verse" arriva quattro anni dopo (riardo dovuto forse alla pandemia, forse alla complessità di realizzare due seguiti contemporaneamente). E come sequel, di certo non delude, riprendendo la formula del primo ed elevandola all'ennesima potenza e facendo anche di più, innestando una traccia narrativa sulla maturazione e presentando un'estetica a dir poco straordinaria. Tanto che si potrebbe parlare di un capolavoro del cinema d'animazione, se non fosse per un paio di difetti la cui esistenza nel prodotto finito è a dir poco inspiegabile.



Se nel primo film erano gli universi a far visita a Miles Morales, ora è Miles a visitare gli universi, un po' come il Dottor Strange in "Multiverse of Madness". Il punto di inizio è poi gustoso, ossia l'entrata in scena de "La Macchia", quel villain nato quasi per scherzo, che su grande schermo sembra tale nei primi minuti, solo per poi rivelarsi un personaggio complesso e davvero spaventoso.
E poi ci sono gli altri Spider-Man, praticamente tutti quelli mai creati, dove persino le incarnazioni live-action finiscono per apparire. Ruolo di primo finiscono per ricoprire Miguel O'Hara, il mitico Spider-Man 2099, oltre che Jessica Drew, la prima Donna Ragno, ma ogni singola incarnazione dell'Arrampicamuri finisce per comparire su schermo, tranne (forse) il nipponico Supaidaman, quello delle serie d'animazione anni '70 e di quello anni '90 (benché lo Spider-Man della primissima incarnazione animata di fine anni '60 faccia un breve cameo). Come viaggio nel multiverso, "Across the Spider-Man" funziona meglio sia di "Multiverse of Madness" che di "Spider-Man: No Way Home" perché non solo abbraccia le infinite potenzialità date dal concetto, ma riesce anche a dar loro un corpo filmico convincente sia sul piano narrativo che estetico.
Il focus principale di tutta la narrazione sono però i due protagonisti, ossia Miles Morales e Gwen Stacy.



Entrambi devono diventare adulti. Non più dei semplici ragazzi il cui grande potere comporta una grande responsabilità, devono ora cercare di capire quale è il loro vero posto nel mondo e partono così alla ricerca di una famiglia alla quale appartenere. Gwen finisce per allontanarsi dal padre una volta che gli rivela la sua identità di Donna Ragno, Miles non vuole abbandonare i genitori, non vuole deluderli, ma vuole anche realizzarsi come persona . Da cui il conflitto alla base di tutta la narrazione, ossia la scelta necessaria che questi deve compiere tra salvare il genitore e salvare un universo. 
Il tema centrale diventa così l'unione famigliare e i due protagonisti due ragazzi schiacciati dal peso della solitudine, persi un multiverso dove l'unica certezza è il legame che li unisce. L'isolamento adolescenziale trova perfetto corpo filmico, la solitudine dei due protagonisti è tangibile, nonostante il tono generale sappia anche e soprattutto essere leggero, in un connubio che rende questo exploit uno dei pochi d'animazione occidentali davvero apprezzabili anche da un adulto che non ha il minimo interesse nelle pazzie delle Persone Ragno o dei supereroi in generale.




Sul piano stilistico-estetico, "Across the Spider-Verse" è un vero e proprio calcio nel didietro a oltre vent'anni di film d'animazione occidentali privi di stile e dall'estetica inesistente. Tutto è colorato, stilizzato, ogni universo ha una sua palette cromatica, ogni personaggio ha un'estetica precisa e il trio di registi ha l'intuizione geniale di fondere stili d'animazione diversa per dare al tutto una natura amena e genuinamente bella. Si passa così dalla stilizzazione cartoonesca "classica" dei due protagonisti allo stile collage di Spider-Punk, vero e proprio pezzo di anarchia visiva incollato sui fotogrammi, con in mezzo quell'Avvoltoio proveniente dall'universo di "1602" il cui look apertamente incoerente con il resto lo rende un'estasi visiva.
Quando poi si tratta di costruire le scene, Joaquim Dos Santos, Kemp Powers & Justin K.Thompson dimostrano un gusto ed una padronanza del mezzo sublime, alternando gli split-screen a movimenti di macchina fluidi, montaggio veloce e serrato e un gusto pittorico per l'inquadratura che soprattutto nelle visioni del mondo di Gwen porta a creare dei piccoli quadri pop in movimento. "Across the Spider-Verse" è, in definitiva, un capolavoro di estetica che finalmente rende giustizia al mezzo dell'animazione, dimostrando come questo sia al meglio quando si allontana dall'inutile e deleterio fotorealismo forzato e si avvicina alla sperimentazione pura. Il che risulta semplicemente straordinario se pensa a come l'intero film sia stato sviluppato in appena cinque anni, che duri due ore e venti e che divida il budget con il suo seguito.
La cura sul piano stilistico e nella caratterizzazione dei personaggi rendono però ancora più indigeribili due trovate di sceneggiatura davvero bislacche.



In primis, tutto il conflitto alla base della storia è basato su di un controsenso: il conclave degli Spider-Man ha il compito di preservare l'integrità degli universi, minacciata non solo dalla Macchia ma anche dalle interazioni tra personaggi di universi diversi, le quali possono distruggere gli "eventi canonici", sorta di punti fissi nel destino dei vari uomini ragno la cui distruzione potrebbe portare al collasso del singolo universo. Come stabilito da Miguel O'Hara, in ogni singolo universo un capitano di polizia, di norma il padre di Gwen Stacy, deve morire tra le braccia dello Spider-Man di turno e Miles non può fare eccezione, con il padre che sta diventare capitano, quindi destinato a perire. Subito dopo, però, spiega come Miles sia un'anomalia, uno Spider-Man che non sarebbe dovuto esistere perché il rango che lo ha creato è stato prelevato da un altro universo, dove di conseguenza Peter Parker non ha mai preso i poteri. Questo però significa che nell'universo di Miles, il Peter Parker morto all'inizio del primo film ha avuto il suo "momento capitano", tanto che aveva già conosciuto e amato Mary Jane, prova di come (stando al canone del personaggio in generale) abbia già conosciuto e perso sia Gwen che il capitano Stacy. In quel mondo l'evento canonico si è (in teoria) già svolto, un capitano è morto tra le braccia di un Uomo Ragno, ne consegue come (sempre in teoria) Miles possa tranquillamente salvare il padre senza rischiare di mettere a rischio il continuum spazio-temporale.
Controsenso che si sarebbe potuto eliminare con mezza linea di dialogo, la quale avrebbe potuto stabilire come se anche la natura di Miles è quella di un'anomalia, deve necessariamente avere una storia uguale a quella propria a tutte le le altre Spider-Persone, data la sua natura di uomo ragno, cosa che però non avviene, lasciando aperto un buco che si spera sia rappezzato nel seguito.




Altra decisione stramba e questa volta del tutto insanabile è quella relativa al vero e proprio "non finale" del film, dove tutto viene lasciato in sospeso, con nessuna traccia narrativa che trova una conclusione, neanche temporanea. Lasciamo Miles nelle mani del suo equivalente di Terra-42 e Gwen che ha reclutato il gruppo di eroi del primo film, quando con appena 15-20 minuti di durata in più almeno questa sottotrama poteva essere tranquillamente chiusa, lasciando quelle relative alla Macchia e a Miguel O'Hara già pronte per "Beyond the Spider-Verse". E questo nonostante il sequel sia stato prodotto in contemporanea a questo secondo film, quindi non si può neanche apporre la scusa del "non era ancora stato fatto", con il risultato che il finale di questo secondo film è più monco di quelli di altre pellicole del genere, come "L'Impero colpisce Ancora" e "Ritorno al Futuro- Parte II", date la sussistenza di ben tre tracce narrative lasciate del tutto in sospeso, per di più con un cliffhanger risolvibile in poco tempo, giusto quello di una scena d'azione.




Difetti che purtroppo inificiano la godibilità di tutto il film. "Across the Spider-Verse" resta così un riuscitissimo esercizio di stile e manifesto di estetica, un interessante storia con prtoagnista l'Arrampicamuri, ma al contempo un mero film-episodio che troverà ragione di essere solo e unicamente quando "Beyond the Spider-Verse" uscirà in sala a completarne la storia. Il che è davvero un peccato incredibile.

2 commenti:

  1. Mi stupisce questa comune sorpresa generale, come se il terzo capitolo non fosse già stato annunciato con largo anticipo, eppure era un'informazione di pubblico dominio. Capisco che valutato come "Spidey 2" quel rimandare tutto al terzo capitolo potrebbe lasciare storditi, ma come secondo capitolo di una trilogia non sbaglia un colpo, avercene di "esercizi di stile" che scavano così nei personaggi e nelle loro dinamiche ;-) Cheers

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    1. Sulla natura episodica del film, è vero, sono stati chiari sin dall'inizio, tanto che persino il titolo originario comprendeva un "Parte I". Stupisce semmai la trovata di lasciare tutto in sospeso quando con poco avrebbero potuto concludere almeno qualcosa.

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