martedì 24 ottobre 2023

Ritorno al Futuro

Back to the future

di Robert Zemeckis.

con Michael J.Fox, Christopher Lloyd, Crispon Glover, Lea Thompson, Thomas F.Wilson, Claudia Wells, James Tolkan, George "Buck" Flower, Billy Zane.

Fantastico/Commedia

Usa 1985












"Ritorno al Futuro" è un classico, su questo non c'è dubbio, ma è davvero l'assoluto capolavoro della storia del cinema che le orde di fan e di nostalgici degli anni '80 vogliono farci credere?
No e questo non è assolutamente un problema.
Perché se di capolavoro all'interno della filmografia di Robert Zemeckis si deve parlare, questo è solo uno, ossia quel "Chi a incastrato Roger Rabbit?" che tra perfetta integrazione tra animazione e live-action, nostalgia agrodolce e per questo più penetrante di quella che solitamente prodotti simili propinano e ottime performance, è memorabile quanto il primo exploit su Doc e Marty, ma anche più interessante.
Questo, come detto, non toglie che questo primo exploit sia lo stesso un bellissimo capo d'opera in grado di affascinare e coinvolgere ancora oggi.




La genesi del film è assai strana. L'idea arriva allo sceneggiatore Bob Gale quando scopre che il padre, ai tempi del liceo, era assai popolare, cosa che non avrebbe mai sospettato. Da qui l'idea di un teen-ager che con una macchina del tempo ritorna agli anni '50 per conoscere i genitori ancora ragazzi.
Idea che viene girata all'amico Zemeckis, all'epoca reduce dal buon esito di "Used Cars" con Kurt Russell e in cerca di un progetto che ne affermi definitivamente le doti di filmmaker. Progetto che così fa il canonico giro degli studi, dove viene categoricamente rifiutato: come commedia per adolescenti è ritenuta troppo docile, priva di quello humor pecoreccio dei campioni di incassi come "Porky's" e simili, mentre la Disney resta disgustata dalla storia dell'incesto tra Marty e la madre.
L'unico a coglierne le potenzialità anche solo spettacolari è Steven Spielberg, che decide di produrlo e riesce a siglare un accordo di distribuzione con la Universal.
Per il ruolo di Marty, si pensa direttamente a Michael J.Fox, all'epoca sulla cresta del successo grazie al suo ruolo nella sit-com "Casa Keaton", il quale deve però declinare sia a causa degli impegni in quest'ultima produzione, sia perché ancora impegnato nelle riprese di quel "Teen Wolf" che potrebbe gareggiare con "Ferris Bueller's day off" per il premio di pellicola cult anni '80 più sopravvalutata di sempre e che lui stesso ammise già all'epoca di non amare particolarmente.
Come protagonista viene così scelto Eric Stoltz, ma dopo due settimane abbondanti di riprese viene licenziato a causa della caratterizzazione che da la personaggio, ritenuta troppo seriosa e che finisce per stonare con il resto del film.
Fox coglie quindi l'occasione e sale a bordo del film, ma è costretto a fare un vero e proprio tour de force per mediare gli impegni, lavorando sette giorni a settimana e delle volte per interi giorni di fila senza riposo, il che aiuta la sua performance di ragazzo spaesato. 
Uscito in sala il 3 Luglio 1985 (e a ottobre in Italia), "Ritorno al Futuro" sbanca i botteghini di tutto il mondo e sin da allora si impone come un cult amatissimo da più generazioni, divenendo un vero e proprio paradigma per i film sui viaggi nel tempo.



Merito di un'idea (all'epoca) freschissima e di un'esecuzione ispirata, dove la parte del leone la fa la bella sceneggiatura. Ogni singolo elemento di trama, dal più insignificante al più evidente, ha di fatto la sua importanza nella costruzione della storia: si pensi al biglietto che Jennifer lascia a Marty nel primo atto, essenziale per la capire quando il fulmine colpirà l'orologio, o l'esecuzione anacronistica di "Johnny B.Goode" che aiuta Marty a coronare il suo sogno di esibirsi in pubblico, così come la frustrazione per tale sogno che ispira il padre, da giovane, a perseguire la sua passione come scrittore di fantascienza. Ogni elemento trova una sua corrispondenza utile allo sviluppo della trama e dell'arco caratteriale dei personaggi e alla fine ogni singola istanza narrativa trova una perfetta risoluzione, in una compattezza di scrittura davvero notevole.
Per di più, il tema della relazione incestuosa riesce a non essere mai declinato verso il cattivo gusto, restando in un perfetto equilibrio brillante. Tanto che persino le numerose gag in proposito non diventano mai stantie, riuscendo sempre a far sorridere.




A rendere poi iconico il tutto, ci pensano le performance degli attori e gli elementi estetici; è persino superfluo citare la bellissima livrea della DeLorean, che da flop industriale qui diventa icona di un decennio, più utile è invece lodare il sontuoso score di Alan Silvestri, totalmente orchestrale, cosa strana per una semplice commedia fantastica degli anni'80; e che si sposa magnificamente con le belle canzoni di Huey Lewis, ancora oggi orecchiabilissime anche se tipicamente 80's.
Il cast è semplicemente perfetto. Certo, la stanchezza di Michael J.Fox è visibile anche nelle prime scene, ma ciò aiuta lo stesso a rendere credibile Marty nel suo ruolo di essere fuori dal tempo; e l'alchimia che ha con uno scatenato Christopher Lloyd è semplicemente fantastica (un plauso come sempre va fatto anche all'adattamento italiano, in cui Ferruccio Amendola si diverte come un matto a sottolineare la stramberia di Doc). Ma il membro del cast il cui apporto di solito non viene lodato abbastanza è Crispin Glover, che riesce ad infondere i giusti manierismi al personaggio di George McFly in tutte e tre le sue versioni, rendendolo al contempo coerente e sfaccettato.




Laddove l'apporto di Zemeckis come filmmaker mostra i limiti è nel rapporto con l'ambientazione storica, quegli anni '50 il cui ruolo per certi versi non è sfruttato a pieno. Non sono il tempo della nostalgia, all'epoca imperante per quel decennio, né il luogo dell'imprint cinefilo, tanto che di riferimenti cinematografici se ne vedono davvero pochissimi (persino l'immagine di Harold Lloyd nella celebre scena di "Preferisco l'Ascensore!" che appare a inizio film è usata come mera prefigurazione del finale). Un'ambientazione che è un puro sfondo degli eventi e che rende così certamente tutto il film in senso lato sempreverde, tanto che potrebbe essere scambiata con quella di qualsiasi altro decennio, ma che gli fa perdere di certo di importanza. Zemeckis dimostra così di non avere quella profondità intellettiva che molti suoi colleghi del periodo avevano (vedi quello che Spielber faceva con un altra commedia di qualche anno prima, quel "1941: Allarme a Hollywood!" che sfruttava molto meglio il setting storico), non rielabora in chiave moderna le istanze del cinema passato, tantomeno prova a creare qualcosa di davvero innovativo, limitandosi a portare in scena lo script nel modo migliore possibile. Cosa che non succederà in "Chi ha incastrato Roger Rabbitt?" , in quel "Forrest Gump" che molto spesso si tende a snobbare e persino in "Ritorno al Futuro- Parte III", dove invece sembra riscoprire la passione per il cinema di Sergio Leone; rendendo così "Ritorno al Futuro" un'opera riuscitissima ed incredibilmente divertente, ma anche meno profonda di quanto avrebbe potuto essere.




Un peccato imperdonabile? Assolutamente no: lo status di classico e di cult plurigenerazionale è assolutamente meritato. "Ritorno al Futuro" è a suo modo e in senso relativo un film perfetto, graziato da uno script magistrale e un cast sublime.

2 commenti:

  1. Farai una retrospettiva di tutta la trilogia e sulla filmografia di Zemeckis? P.s. dopo la retrospettiva su Phantasm farai anche una recensione sul mitologico Bubba hop-tep

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    1. Sui sequel ancora non so, sugli altri film di Zemeckis per ora è improbabile, ma ti posso assicurare che "Bubba Ho-Tep" è in arrivo ;)

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