di Fred Dekker.
con: Tom Atkins, Jason Lively, Jill Withlow, Steve Marshall, Bruce Solomon, Wally Taylor, Vic Polizos, Allan Kayser, Alice Cadogan.
Horror/Commedia/Fantastico
Usa 1986
Quando si pensa ai giovani talenti "trombati" da Hollywood, la mente corre subito a Richard Stanley, che dopo due film indipendenti si è recato ad L.A. solo per essere asfaltato dagli studios.
Eppure c'è un altro ex giovane regista di talento la cui storia è del tutto uguale e che si è per di più svolta nel medesimo periodo: Fred Dekker.
Classe 1959, Dekker firma un paio di commedie horror diventate cult e si unisce poi all'ensamble dietro a "Tales from the Crypt", del quale firma alcuni degli episodi migliori, viatico per entrare nello studio system.
Affidatagli la regia di "RoboCop 3", ha praticamente carta bianca su tutto, ma la fregatura è presto scoperta: il budget è miserevole, poco più di venti milioni di dollari, è bloccato e in parte usato per la pre-produzione già fallita una volta. Deve quindi arrangiarsi con quel che può e, anche a causa di uno script poco ispirato, finisce per firmare quello che sarà l'ultimo exploit del cyberpoliziotto di Detroit fino al remake; il flop è inevitabile e dolente: in un'epoca nella quale i blockbuster estivi si sfidano in termini di spettacolarità, "RoboCop 3" è un film modesto che sfoggia effetti speciali antiquati e non osa nulla su nessun piano. Oltre tutto, la pessima esperienza sul set lo forza al ritiro dalle scene a poco più di trent'anni e dopo aver diretto appena tre film.
Quel che è peggio è che se Stanley ha almeno goduto di un ritorno trionfale grazie a "Il Colore venuto dallo Spazio", Dekker non è ancora riuscito a ritornare in pista: il suo "The Predator", creato assieme al collega e amico (geniale) Shane Black, è stato anch'esso un gigantesco flop.
Cosa resta dunque di Dekker al cinema? Semplice: due simpatici exploit di genere, due bellissimi omaggi alla fantascienza e al horror d'antan, ossia il cult di nicchia "The Monster Squad" e il suo promettente esordio "Night of the Creeps", che in Italia è arrivato con il titolo "Dimensione Terrore", ben traslando l'indole da b-movie classico.
Scritto già ai tempi del college (in solitaria, a differenza di quanto avviene con il suo altro film), "Night of the Creeps" trova subito i finanziatori e catapulta Dekker nel mondo del lungometraggio dopo appena un paio di cortometraggi.
Un'opera prima perfettamente '80s, che si inserisce nel filone della nostalgia per il cinema di fantascienza e soprattutto dell'orrore del passato. Come John Carpenter, Joe Dante e persino David Cronenberg, anche Dekker guarda a quei b-movie seminali che ne hanno forgiato la formazione filmica, ma a differenza loro non arriva al punto di rielaborarli in chiave moderna, quanto a dare una nuova passata di colore: la storia è ultraclassica, quella di un vero e proprio remake del mitico "Plan 9 from Outer Space" di Ed Wood (le cui immagini compaiono in una scena clou, trasmesse da un televisore) e riguarda l'invasione di una specie di vermi carnivori alieni che rianimano i cadaveri trasformandoli in zombi, seminando il terrore all'interno di una cittadina di provincia, in particolare di un campus universitario, micro-cosmo nel micro-cosmo; il tutto viene condito con una buona dose di effetti splatter.
Lo spirito cinefilo si palesa sin da subito: dopo un simpatico prologo fantscientifico, con degli strambi alieni che rubano i vermi del titolo e li catapultano (per sbaglio) sulla Terra, arriviamo ad una sorta di incipit secondario, ambientato negli anni 50 e girato in bianco e nero, il quale servirà come introduzione al coprotagonista, il detective Ray Cameron interpretato dall'amato caratterista Tom Atkins.
Con un salto di circa ventisette anni, arriviamo poi al 1986, nel campus dove tutta la vicenda prenderà piede. Qui i nuovi arrivati Chris (Jason Lively) e C.J. (Steve Marshall) cercano di inserirsi a livello sociale e il primo si innamora della bella Cynthia (Jill Whitlow); e quando entrambi liberano per sbaglio un cadavere nel quale risiedevano i vermi alieni, il caos ha inizio.
Spirito cinefilo, si diceva, che prende diverse forme, non solo quello dell'omaggio ad Ed Wood e a tutti i b-movie degli anni '50 e '60, ma anche come strizzatina d'occhia al cinema di genere contemporaneo, con i personaggi che portano i nomi di registi famosi: Ray Cameron, Chris Romero, Cynthia Cronenberg, il sergente Sam Raimi, l'sopedale psichiatrico Corman, fino ad arrivare al più bizzarro, con C.J. che di cognome fa Carpenter-Hooper. Ciliegina sulla torta: in omaggio a Joe Dante c'è un cameo di Dick Miller in un ruolo che avrebbe potuto avere in uno dei suoi film. E per chi è in grado di coglierlo, c'è anche un inserto con un autista che spara gli occhi dalle orbite prima di schiantarsi, omaggio a George Miller.
Tutta la vicenda viene costruita in modo lineare, con l'invasione silenziosa che sfocia in una battaglia finale a suon di lanciafiamme. Tutto come da copione, se non fosse per il personaggio di Ray Cameron, piccola ventata di freschezza in un copione altrimenti ordinario. Se la storia di Chris, Cynthia e C.J. riprende tutti i canoni del teen-drama dell'epoca, quella di Cameron è una storia di dolore, con un detective hard-boiled innamorato del suo stesso personaggio e talmente sopra le righe da poter sembrare quasi una parodia, eppure tenuto sempre nei ranghi della serietà senza mai sfociare nel ridicolo involontario. Merito dell'amore di Dekker per il materiale di partenza e del talento di Atkins, il quale crea quello che sarà il suo personaggio più iconico, con quel "Thrill me!" ("Stupiscimi!" nella versione italiana) perfetto tormentone.
La storia di Cameron permette poi di introdurre anche degli elementi estranei e sviluppare una sottotrama talmente diversa dal resto della storia che ben avrebbe potuto risultare estranea se condotta in modo diverso. Il ritorno in vita dell'assassino dell'amore di gioventù del detective, che chiude così il secondo prologo, è un racconto nel racconto che fa la quadra non solo con la storia degli zombi, ma anche con la tematica dell'alienazione giovanile, con i due protagonisti reietti come da copione e il duro laconico che altri non è se non una loro versione invecchiata e indurita dagli anni.
Laddove l'horror viene omaggiato nella costruzione della storia e nelle sequenze di suspense, la fantascienza trova una rappresentazione non solo nel prologo tanto bislacco quanto grazioso, ma anche nella scena della scoperta del laboratorio criogenico, vero e proprio campionario di immagini e prop che sembrano uscite da un piccolo sci-fi anni '50.
Il tutto viene poi inserito all'interno delle coordinate della commedia, sia essa adolescenziale che ti stampo nero, non solo e non tanto per alleggerire i toni, quanto forse soprattutto per rendere credibile una storia altrimenti sin troppo assurda.
La mano di Dekker si nota così anche nei dialoghi simpatici, in particolare quelli del personaggio di C.J.,il personaggio più brillante che spara una serie di battute a tratti trascinanti, la cui allegria è giustapposta al suo status di portatore di handicap in modo genuino, senza nessuna velleità seriosa.
Una mano che però vacilla nel montaggio: incasellando talvolta male le singole scene, finisce per creare un ritmo troppo blando per una commedia horror, la quale avrebbe richiesto un andamento decisamente più sostenuto.
Il risultato finale è quindi tanto sincero quanto acerbo, simpatico ma non memorabile, ottimo per riscoprire un regista che avrebbe potuto dire tanto se gli fosse stato permesso.
Stando l'intervista presente nei contenuti speciali dell'edizione 2Dvd di Dimensione terrore, Fred Dekker dovrebbe essere al lavoro su thriller spavento e a apocalittico (Wikipedia cit.)
RispondiEliminaDal 2007
E' passato un po' di tempo, spero che in un modo o nell'altro il progetto sia ancora in piedi.
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