martedì 31 ottobre 2023

Bubba Ho-Tep- Il Re è qui

Bubba Ho-Tep

di Don Coscarelli.

con: Bruce Campbell, Ossie Davis, Bob Ivy, Ella Joyce, Heidi Marnhout, Lenny Pennell, Reggie Bannister, Daniel Roebuck, Daniel Schwiger, Harrison Young, Cean Okada.

Fantastico

Usa 2002















Quanti cult movies sono effettivamente nati nel corso della prima decade del XXI secolo?
In effetti davvero pochi. Certo, all'interno del cinema di genere mainstream non sono mancati grossi successi commerciali che hanno dato vita a serie infinite i cui elementi sono diventati popolari, come quella di "Saw" o di "Paranormal Activity", ma quanti film sono riusciti davvero a fare breccia nel cuore degli spettatori e ad essere "venerati" come accadeva nei decenni precedenti?
Se ci sforza, se ne possono trovare giusto due, ossia il bizzarro e affascinante "Donnie Darko" di Richard Kelly e lo strampalato e amabile "Bubba Ho-Tep" di Don Coscarelli.




"Bubba Ho-Tep" è un progetto che nasce praticamente per caso, con Coscarelli che trova una raccolta di racconti di John R.Lansdale in una libreria di Los Angeles e resta colpito dalla sinossi di uno di essi: Elvis Presley combatte contro una mummia egiziana in un ospizio del Texas.
Ottenuti i relativi diritti, avvia la produzione e sempre per puro caso riesce a portare a bordo Bruce Campbell, che qualche anno prima doveva prendere parte al quarto capitolo di "Phantasm".
A produzione finita, il film esce in sala, ma ottiene vero riscontro solo grazie all'uscita in home-video, imponendosi all'attenzione del pubblico proprio grazie alla stramberia della sua storia.




Nella scalcinata casa di riposo per anziani "Shady Rest", in Texas, è ricoverato Sebastian Haff  (Campbell), sosia di Elvis da anni confinato a letto dopo una caduta dal palco. Solo che, a quanto pare, non è un semplice imitatore, ma proprio il vero Elvis Presley, che anni prima ha deciso di scambiarsi di ruolo con il vero Haff per disintossicarsi ed elaborare la separazione da Priscilla. Sfortuna ha voluto che tutti i documenti a riguardo siano andati distrutti e il povero Re sia rimasto bloccato dentro questo suo sfigato alter ego.
Haff non è però l'unico residente importante di Shady Rest, visto che vi alloggia anche John Fitzgerald "Jack" Kennedy (Ossie Davis), il quale, dopo l'attentato di Dallas, vi è stato recluso dalla CIA e solo dopo averlo... trasformato in un afroamericano.
I due vegliardi non sono neanche gli ospiti più singolari, visto che da qualche notte, tra i corridoi, sembra aggirarsi una mummia egizia (Bob Ivy) che risucchia l'energia vitale degli ospiti... dal deretano.




A leggerla così, la storia sembra quella di un film di serie Z, magari una produzione della Troma, di quelli che fanno dell'assurdità dell'assunto e della pazzia della messa in scena il loro forte. E "Bubba Ho-Tep" ben avrebbe potuto essere uno di quei filmini da strapazzo che fanno della simpatia il loro unico punto di forza, se la mente dietro il tutto non fosse stata quella di Coscarelli. Il quale, in un certo senso, lo rende persino più strambo, perché nel portare in scena una storia folle, l'autore fonde il registro del faceto più spinto ad una forma di malinconia tangibile.
Il suo "Bubba Ho-Tep" è in un certo senso una versione senile del primo "Phantasm": entrambi trattano il tema della morte, ma laddove quest'ultimo lo faceva tramite lo sguardo di un ragazzino, il primo lo fa con quello di un anziano.




Shady Rest, letteralmente "cupo riposo", è un posto dove i miti americani vanno a morire, una specie di mausoleo dove non conta che i residenti ancora respirino e mangino, visto che è solo il loro corpo a vivere, la loro anima è morta già prima che la mummia la digerisca.
Tutti i ricoverati sono dei morti viventi i cui anni migliori sono andati, come il compagno di stanza di Haff, Bull, i cui giorni di soldato onorato al valore e focoso amante sono ridotti ad una fotografia sgualcita e mangiucchiata dal tempo pronta ad essere gettata nei rifiuti da una figlia ingrata. Così come quelli di Elvis, non più Re del Rock, non più superstar e neanche più toro da monta, è un anziano bloccato nel letto che non riesce neanche ad avere un'erezione da vent'anni e che vive credendo fermante che le uniche cose che contino nella vita siano, letteralmente, il cibo, la merda e il sesso.




L'ospizio come tomba della grandezza, quindi, sepolcro di quelle icone che hanno segnato l'America (tra cui compare persino il Lone Ranger, ridotto ad un vecchietto armato di pistole giocattolo). O forse quegli uomini non sono vere icone, ma solo persone comuni che credono di essere tali: è possibile che Haff sia solo vittima di un'allucinazione dovuta ad un lungo coma e che Jack sia solo un mitomane autoconvintosi di essere JFK dopo un'operazione al cervello (così come Kemosabe possa essere semplicemente un signor nessuno che l'Alzheimer ha fatto regredire all'infanzia). Il punto non è ciò che costoro siano davvero stati, ma quello che sono disposti a fare pur di dimostrare di essere ancora vivi.




La lotta contro il redivivo faraone acquisito texano diventa battaglia per la vita, per dimostrare di essere ancora in grado di contare qualcosa prima ancora che per la salvaguardia della stessa. Il corpo di Haff (letteralmente) si risveglia dopo il combattimento contro lo scarabeo gigante (la cui coreografia slapstick è un omaggio che Coscarelli fa all'amico Sam Raimi e alla serie di "The Evil Dead") e ritrova una ragione di vita, anche se inizialmente riluttante.
Una battaglia portata in scena con la giusta dose di humor: Haff è pur sempre una caricatura, un personaggio ridicolo anche quando rischia la vita. E in genere, l'umorismo talvolta pecoreccio non manca, come la storia delle anime risucchiate dal culo o le parolacce che la mummia vomita in faccia ai nemici. Eppure, Coscarelli riesce sempre a tenere la storia nei limiti della serietà con un vero e proprio salto mortale: prende una trama volutamente ridicola, la piega totalmente verso il serio e solo dopo vi inserisce elementi umoristici.




La bellezza di "Bubba Ho-Tep" risiede proprio in questa capacità di unire due opposti senza sbavare il tono del racconto e soprattutto senza mai scadere nel pretenzioso. Ci si riesce ad appassionare alla scombinata avventura di Sebastiana Haff e del suo amico Jack e si finisce per provare pura empatia per questo duo di derelitti che cercano di dimostrare per primi a loro stessi di avere ancora gli artigli affilati.
Il merito è non solo della bravura di Coscarelli come regista, ma anche degli interpreti: Bruce Campbell crea un Elvis sfatto irresistibile, una caricatura amara che potrebbe quasi essere una versione invecchiata del mitico Ash, mentre il compianto Ossie Davis si diverte un mondo nei panni del suo JFK nero, tratteggiato con un piglio sardonico che non ne oscura mai l'innata tristezza.




"Bubba Ho-Tep" riesce così nell'impresa impossibile di far sbellicare dalle risate e coinvolgere, sorridere e intristire, far ridere non si sé, ma con sé e al contempo far provare una forte empatia. Un'opera tanto folle quanto accorata.

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