di David Gordon Green.
con: Leslie Odom Jr., Ellen Burstyn, Lidya Jewett, Olivia O'Neill, E.J.Bonilla, Danny McCarthy, Antoni Carone, Linda Blair.
Horror
Usa 2023
---CONTIENE SPOILER---
La notizia che David Gordon Green avrebbe riservato il "trattamento Halloween" anche a "L'Esorcista" ha lasciato basiti praticamente tutti; questo perché la "nuova trilogia" dedicata a Michael Myers parte da un reverenza sin troppo marcata all'originale, riproponendone i cliché senza cercare di svecchiarli e senza fare nulla di nuovo; e quando qualcosa di nuovo si è fatto, paradossalmente il risultato è stato di gran lunga peggiore.
Rifare la stessa cosa con un film altrettanto iconico e imitato non aveva senso e la paura dell'ennesimo sequel-patacca era forte. Tra l'altro, va anche contato il fatto che come serie di film, quella basata sul capolavoro di William Friedkin non aveva motivo di esistere, visto che il capostipite non lasciava spazio a continuazioni o seguiti; e di fatto, il primo sequel, "L'Esorcista II- L'Eretico" è un bislacco tentativo di ibridare scienza e tensioni sovrannaturali, mentre il prequel "L'Esorcista- La Genesi" è un film brutto e inutile, almeno nella sua versione uscita al cinema; senza contare, poi, l'inutile serie televisiva insipida d'ordinanza; a salvarsi è dunque "L'Esorcista III", solo perché diretto da William Peter Blatty e perché basato su di un suo romanzo.
Nonostante questo, "L'Esorcista- Il Credente" arriva ben cinquant'anni esatti dopo l'originale, un record anche per un legacy sequel. Ed è null'altro che una brutta copia dell'originale.
David Gordon Green e il fido Danny McBride provano davvero a ricreare la formula elaborata da William Friedkin e William Peter Blatty, ma falliscono miseramente. Anche "Il Credente" vorrebbe essere un film sulla fede, sul percorso di un uomo, Victor (interpretato dal sempre bravo Leslie Odom jr.), artista (è un fotografo professionista) apertamente ateo, ma chiamato ad interrogarsi sulla presenza di un piano trascendentale. Costruiscono tutta la vicenda come un crescendo che culmina con l'esorcismo, richiamano, da buoni cinefili, Ellen Burtsyn nei panni di Chris McNeill e nel finale persino Linda Blair (purtroppo non sono potuti apparire gli altri due protagonisti dell'originale, ossia Max Von Sydow e Jason Miller, quest'ultimo scomparso già nel 2001) e costellano tutto il film di riflessioni sul concetto di fede e di religione.
Ma a differenza dei filmmaker di mezzo secolo fa, è chiaro come entrambi non siano davvero interessati alle questioni teologiche e le riportano per puro dovere. Ogni riflessione cade così a vuoto e risultata vacua, talvolta persino ridondante.
Il che è davvero un peccato, perché ci sono almeno un paio di intuizioni a dir poco interessanti; la prima concerne il ruolo dei tele-evangelisti all'interno della comunità religiosa e di come il loro connubio tra spettacolo e fede, vera o fasulla che sia, finisca per informare e toccare i veri credenti; il personaggio del pastore viene però lasciato sempre ai margini di tutto, persino quando chiamato a partecipare al rito di espulsione del demone, tanto che non si capisce neanche cosa ci stia a fare.
La seconda tocca la tematica dell'universalità degli elementi religiosi, di quel tessuto connettivo che collega ogni singolo credo sulla Terra, tra intuizioni junghiane e vera fascinazione per l'occulto; si parte dall'esempio di sicuro più affascinante e concreto possibile, ossia i rituali haitiani di stampo voodoo, la cui nascita è dovuta all'incontro tra le religioni sciamaniche africane, quelle delle civiltà pre-colombiane ed il cattolicesimo, vero esempio di universalità dei riti religiosi. Tant'è che l'esorcismo viene officiato anche da una sciamana con un rito voodoo vero e proprio; ma anche tale tematica finisce per diventare poco più che una trovata di trama, con la benedizione ricevuta durante il prologo ad Haiti a divenire lo strumento per il quale una delle due possedute riesce a salvarsi.
Perché a questo giro si raddoppiano le possessioni: due bambine, esorcizzate da due ministri del culto diversi. Due donne, perché siamo nel 2023 e le stoccate al patriarcato devono essere d'obbligo, pena lo stigma di "opera retrograda" che toccò al capolavoro di Friedkin. E se si riesce a credere al personaggio della sciamana, visto il ruolo che le donne effettivamente hanno all'interno dell'organizzazione rituale di Haiti, il fatto che il rito cattolico venga officiato da una ex novizia che ha rinunciato ai voti e che non ha mai praticato un esorcismo in vita sua, fa semplicemente ridere. Così come fa ridere il fatto che il prete di turno sia caratterizzato come un povero sfigato, come la diocesi venga ritratta come un pugno di deficienti che prima danno il loro appoggio al rituale senza neanche effettuare gli opportuni controlli, solo per poi tirarsi indietro all'ultimo. Il tutto senza neanche inviare un vero prete esorcista sul luogo, a riprova di come a regista e sceneggiatore la verosimiglianza non interessi neanche per sbaglio.
A questo giro, persino la passione cinefila non funziona più di tanto. Il ruolo giocato dal personaggio di Chris McNeill negli eventi è puramente marginale, ossia quello del mentore che viene introdotto a metà film e subito messo da parte, per il chiaro motivo di non sapere cosa farsene. I richiami al passato sono evidenti, con citazioni più o meno esplicite, ma lasciano davvero il tempo che trovano, come l'opening shot sui cani che si azzannano furiosamente e il rituale di contatto mediatico usato dalla piccola Angela e dall'amica Katherine per contattare la defunta madre della prima, che riporta alla mente le sessioni di ipnosi de "L'Eretico", ma senza mai affascinare. Proprio questa trovata di trama lascia intendere come Green e McBride abbiano compreso male il film originale: un richiamo al gioco della tavola ouija fatto da Reagan che secondo loro è stato il tramite della possessione, quando in realtà, nel primo film, la bambina entrava semplicemente in contatto con un demone che già la stava concupendo.
Sempre sulla scorta di Friedkin, i due cercano di creare un'atmosfera sinistra sin dalle prime immagini, ma non riescono mai a trasmettere quel senso di inquietudine più o meno sottile che del quale l'originale era pregno.
Tutto il resto è nulla più di quanto ci si possa aspettare da un horror demoniaco classico, ossia una serie di jump-scare, situazioni strane, fenomeni paranormali assortiti fino al rituale. E quando questo arriva, non ha la forza espressiva di quello portato in scena di Friedkin, non ha la stessa carica sconvolgente o distruttiva, né può vantare anche solo un'immagine iconica che sia una. E tutto il film, alla fin fine, risulta blando e praticamente mai teso o terrorizzante.
Va però riconosciuto in questo caso il limite ovvio di un'operazione del genere: è impossibile fare un film sulle possessioni che possa essere originale o anche davvero pauroso dopo che il capostipite effettivo del filone aveva già detto tutto il possibile e è per di più nel migliore dei modi. Tant'è che tutti i film simili che hanno avuto una certa risonanza in seguito altro non sono che delle variazioni sul tema, come il piccolo cult "The Sentinel".
Alla fine, "Il Credente", più che un film brutto, è il classico esempio di sequel inutile e malriuscito, che cerca un confronto diretto con l'originale senza avvicinarvisi neanche per sbaglio. All'interno del filone delle possessioni demoniache si è visto certamente di peggio, come il recente e ridicolo "L'Esorcista del Papa" e lo stesso "L'Esorcista- La Genesi", ma questo non lo rende effettivamente migliore di quello che è.
Nessun commento:
Posta un commento