con: Reggie Bannister, A.Michael Baldwin, Angus Scrimm, Dawn Cody, Gloria Lynn Henry, Stephen Jurtas, Kathy Lester, Bill Thornbury, Daniel Roebuck, Jon Johannsen, Cean Okada.
Fantastico
Usa 2016
Dopo il flop di "Oblivion", la serie di "Phantasm" era praticamente finita. Il fatto che "Ravager" esista è in realtà dovuto ad una serie di circostanze praticamente fortuite.
Questo perché Don Coscarelli si era lasciato alle spalle le gesta del Tall Man, Mike e Reggie alla fine del secolo e, assodata l'impossibilità di creare la conclusione adatta, era andato oltre e diretto il bel cult "Bubba Ho-Tep". Il creatore di questo quinto capitolo è di fatto David Hartman, "phan" della prima ora e collaboratore di Coscarelli come addetto agli effetti ottici negli ultimi anni.
"Ravager" nasce come webseries nella quale Hartman dà vita ad una serie di racconti che ruotano attorno al personaggio di Reggie e solo nel corso del tempo si evolve in un film vero e proprio, anche grazie all'intervento di Coscarelli in persona, che pur collaborando in (minima) parte allo script lascia che il tutto sia opera del suo protetto. Il quale, riprendendo alcuni elementi di "Phantasm 1999" crea una sorta di capitolo conclusivo che in realtà non conclude nulla e si sostanzia più che altro come un grosso fan-film.
Avevamo lasciato Reggie nel deserto, mentre attraversava un portale per inseguire il Tall Man. 18 anni dopo, lo ritroviamo sempre nel deserto, uscito da quel portale e vagando alla cieca. Fin qui, Hartman riprende uno dei leitmotiv della serie instillando una forte consequenzialità tra capitoli, ma in poco tempo opta per una soluzione inedita, ossia la fusione dei piani temporali.
Seguiamo così Reggie prima attraverso il deserto, poi in un mondo post-apocalittico invaso dagli sgherri di Tall Man e soprattutto... in un manicomio nel quale è ricoverato. Una trovata che dovrebbe aumentare il tasso di ambiguità della storia, ma finisce solo per essere inutile e pretenziosa nel suo voler far credere allo spettatore che l'intera serie sia il frutto del delirio di un anziano. E se il primo "Phantasm" riusciva a fondere perfettamente le suggestioni psicologiche con il racconto fantastico per creare una favola dark, "Ravager" opta per una scrittura facilona e interseca i piani narrativi in modo netto. Con l'aggravante di non riuscire mai a creare la giusta atmosfera, tantomeno la giusta tensione, facendo ricorso, anche qui in modo facile, ai più canonici jump-scare da discount. Il tutto reso ancora più indigesto da una regia piatta e priva di inventiva, con una messa in scena dove talvolta persino la continuità tra inquadrature viene a mancare.
Gli scarsi valori produttivi rendono poi la visione del tutto piatta; il budget miserevole, a quanto pare poco più di centomila dollari, ossia meno della metà di quello del primo film, è del tutto inadeguato per dare vita alle visioni di un mondo devastato dalle sfere giganti, ma anche per creare semplici effetti splatter credibili, spesso costruiti con la più economica CGI che si possa immaginare.
In generale, tutto il look del film è economico, con esterni girati quasi tutti con camera a mano e una luce naturale che talvolta brucia le immagini, avvicinando la visione a quella di un film amatoriale vero e proprio. L'unica sequenza nella quale i giusti fondi sono stati profusi è il montaggio dell'attacco in larga scala delle sfere, che riesce davvero ad essere bello e credibile. Peccato che duri giusto una manciata di secondi.
Laddove pecca in polso per la messa in scena, Hartman eccede al contrario in entusiasmo, reintroducendo tutti i luoghi comuni della serie, in una sarabanda infinita. C'è la storia d'amore "sfigata" tra Reggie e una bella donna, una scena ambientata ai tempi della Guerra di Secessione (qui del tutto inutile) e addirittura una dove Reggie suona la chitarra davanti ad un camino in pietra. Sui titoli di coda riappare finanche Rocky e a metà film persino la donna con l'abito color lavanda, assente praticamente dal 1979. Presenze che fanno certo la gioia dei fan e che sono pensate per loro e da uno di loro; il quale, però, dimentica ciò che i fan vogliono davvero, ossia un film decente.
Tutto quello che alla fine resta è una serie di scene che fanno progredire la storia generale di pochissimo e che talvolta si contraddicono tra di loro, come nella sequenza in cui il Tall Man propone a Reggie di alterare gli eventi nel passato per salvare la sua famiglia, solo per scaraventarlo immediatamente nel mausoleo del terzo film, dove viene attaccato dai nani e persino dalla donna dall'abito lavanda, che a quanto pare adesso non è neanche più un suo alter-ego.
In un prodotto così scadente, c'è però qualcosa da lodare a gran voce, ossia l'impegno di Angus Scrimm: all'epoca delle riprese aveva quasi novant'anni e sarebbe scomparso poco dopo l'uscita del film; pur dovendosi far sostituire da una controfigura per molti movimenti, riesce ad infondere nel suo Tall Man l'usuale piglio sinistro, prova del suo infinito amore verso il personaggio e di un talento troppo poco celebrato.
Ti capisco, ma non riesco ad apprezzarlo: è davvero troppo rozzo.
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